Rospa & Ramparino: chi sono?
Gli antichi meloni reggiani
La coltivazione di meloni ha una lunga tradizione nelle valli tra Novellara, Guastalla e Santa Vittoria. Il lavoro di riscoperta portato avanti dall’Istituto superiore Zanelli ha consentito di recuperarne quattro, quasi scomparse, ognuna diversa dall’altra per caratteristiche e sapore.
Il “melone rospa” è uno dei più antichi in assoluto in Italia - spiega il professor Marconi -. Ha un aspetto simile a una zucca e deve il suo nome alle verruche sulla superficie». Particolare anche il gusto, non molto dolce, sapido e leggermente piccante, caratteristiche che lo rendono eccellente cotto al forno con cioccolato e amaretti, come si fa con le pesche.
Il cosiddetto melone “ramparino” deve il suo nome al fatto che cresce bene come rampicante. È poco dolce e con note pepate, per questo motivo può anche essere utilizzato in insalata.
Il melone di di Santa Vittoria, profumatissimo e dalla forma ellittica, e il Lentigione, più tondeggiante, appartengono alla tipologia “banana”, chiamata così per la polpa bianca e l’aroma che richiama il frutto omonimo.
«La zona del Reggiano è molto adatta alla coltivazione delle cucurbitacee - prosegue Marconi - ma in molti negli ultimi decenni si sono orientati su colture moderne, abbandonando le varietà antiche per una questione di gusto e di facilità di commercializzazione». Il Presidio Slow Food nasce anche per raccontare la storia di varietà che possono diventare un valore aggiunto per i produttori. L’area di produzione coincide con le zone di pianura e pedecollinari della provincia di Reggio Emilia, e aree omogenee e limitrofe delle province di Parma, Cremona e Mantova.
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