Intervista a Gioacchino Gargano pizzaiolo siciliano

Intervista a Gioacchino Gargano pizzaiolo siciliano patron di Saccharum, pizzeria di Altavilla Milicia. In occasione delle festività natalizie Gargano propone un viaggio tra i sapori dell'autentica pizza tradizionale siciliana.lo sfincione bagherese ph. B. Tarantinolo sfincione bagherese ph. B. Tarantino

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Mirco Snaidero affettatrici di alta gamma

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Era l'ormai lontano 2019. Nel numero di agosto ho intervistato Karin Snaidero. Da allora i successi dell'azienda familiare sono cresciuti in maniera esponenziale. E dell'azienda di Mirco Snaidero si parla sempre più spesso fra gli addetti ai lavori. In attesa di reincontrarli vi posto l'intervista di allora. 

Incontriamo Karin per caso nel corso di una presentazione e, quando scopriamo chi è, non perdiamo l’occasione di farci raccontare la storia del successo della Snaidero affettatrici, o più precisamente dell’Officina Meccanica Snaidero Mirco. Un’impresa di alto artigianato nella meccanica di precisione che porta nel mondo il nome della nostra regione. Ci siamo imposti di non usare l’inflazionato vocabolo “eccellenza”, eppure questa volta…

Tutto nasce a Mels, frazione di Colloredo di Monte Albano. Mirco Snaidero nel 1981 apre un’officina dedicata alle moto, sua grande passione. Gli portano una vecchia Moto Guzzi da rimettere in sesto. Scocca il colpo di fulmine e la sua fama di restauratore di Guzzi cresce velocemente.
La sua abilità si rivolge poi alle affettatrici d’epoca. La meccanica viene perfezionata affinché il taglio diventi di alta precisione, con avanzamento a 0,1 mm. Sì qui nell’officina di Mirco Snaidero rinascono molte delle seducenti affettatrici Berkel. E non solo.

L’Officina ha acquisito il prestigioso marchio belga V.D.F. e costruisce le affettatrici con la stessa estetica del modello originale del 1870. Ora in azienda con Mirco lavorano anche il figlio Gary e la figlia Karin. “Il mio ruolo, ci racconta Karin, è quello di gestire la comunicazione con i clienti. Mi sono diplomata allo Zanon di Udine come Perito Aziendale Corrispondente in Lingue Estere, e questa formazione mi è stata utile sia per la gestione aziendale che per l'attuale comunicazione con i clienti stranieri (parlo e scrivo bene l'inglese, tedesco e spagnolo). Ma orgogliosamente sono anche operaia e svolgo diverse mansioni nei vari cicli di costruzione delle affettatrici. Mi sono specializzata nella sgrezzatura e sbavatura dei volani, sabbiatura, carteggiatura dei pezzi tra le varie fasi di preparazione alla verniciatura, perfetta pulizia e lucidatura dell'affettatrice una volta ultimato il montaggio. Anche la fase di progettazione dei decori personalizzati è stata nel tempo affidata a me”.

QB agosto 2019  pag 5QB agosto 2019 pag 5Quali sono le soddisfazioni più grandi che avete raggiunto?
La soddisfazione più grande per me è assistere alla reazione del cliente quando per la prima volta vede dal vivo la sua affettatrice una volta ultimata (noi mandiamo sempre le foto delle varie fasi di costruzione, ma mai quelle dell'affettatrice finita, per non rovinare l'effetto sorpresa): dai suoi occhi si capisce subito se abbiamo fatto centro. L'altra soddisfazione è quella di essere riusciti a esportare e fare apprezzare le nostre creazioni all'estero. Fino a ora la clientela è arrivata a noi con il passaparola, altro appagamento non da poco: il cliente che porta da noi in officina un altro potenziale cliente è chi è rimasto profondamente soddisfatto della nostra affettatrice e possiamo dire che ce ne sono parecchi! 

Del resto sono stati proprio i nostri clienti a chiederci qualche anno fa la firma sulle nostre affettatrici. E ogni Snaidero è un pezzo unico.
Quali obiettivi a breve e medio termine
Cercare nuove finiture, colori, decorazioni che suscitino continuo interesse ed emozione. L'affettatrice non è solo uno strumento per tagliare prosciutto, ma diventa anche un oggetto unico, dal design ricercato e inimitabile. Tutti i quattro modelli di affettatrici che costruiamo sono rigorosamente manuali, a volano, stile vintage. Nessuna è elettrica. Tutte le affettatrici costruite durante il 2019 riportano il marchio “Enzo 1919”, in memoria del papà di Mirco che a settembre avrebbe compiuto 100 anni (purtroppo è mancato nel 1998). Mirco ha fortemente
voluto una dedica per lui, in quanto uomo di forte temperanza, buon padre di famiglia, e fondatore della casa presso la quale è situata parte della nostra officina e dei nostri capannoni. I clienti hanno accolto tutti con entusiasmo questa idea.

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La Model S Anniversary “Enzo 1919” giallo/arancio è la nostra affettatrice di “rappresentanza” che ci accompagnerà agli eventi durante tutto quest'anno. Per lei volevamo un colore particolare, insolito e grintoso, che svecchiasse il concetto di affettatrice “classica”. È in stile Motorsport (sembra una Lamborghini), con la font delle scritte metal rock e disegni dei decori molto accattivanti, dalle linee più spigolose: un successo dalle
prime reazioni di chi ha potuto già vederla dal vivo e all'opera! Oggi le nostre affettatrici vanno in tutto il mondo, dall’Australia agli Stati Uniti.
Last but not least…
Sì, un cliente giapponese che ci ha conosciuti tramite i social. Un giovane chef che per 2 anni ha lavorato Italia per imparare la nostra cucina. È prima venuto in visita da solo, poi, alcuni mesi dopo, ha portato da noi tutta la sua famiglia per valutare assieme l'acquisto di un'affettatrice Snaidero per il loro nuovo ristorante italiano che apriranno a inizio 2020 a Tokyo (la famiglia ha già un ristorante giapponese). Per loro è stata realizzata una
Modello S dal colore verde militare con decori bianchi, dopo che il cliente ha visto una vecchia Giulietta dei Carabinieri degli anni '60-'70. Come decorazione è stata fortemente voluta l'aquila del Friuli su un lato dell'affettatrice e sul piedistallo il sole della torre dell'orologio di Piazza Libertà di Udine.

 

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L'orto felice di Caterina Romanelli

Caterina Romanelli di Orto felice Caterina Romanelli di Orto felice Orto felice bio Orto felice bio

Gli orti dei nonni e bisnonni, a Udine Sud, da sempre hanno fornito la verdura fresca alla  città. Un’antica tradizione contadina che la famiglia Romanelli si tramanda da generazioni. Oggi a capo dell’azienda, c’è Caterina Romanelli. Poco più che trentenne, dieci anni trascorsi fuori dall’Italia, di cui sette a Parigi a lavorare per un grosso fondo di investimento europeo.
Sono davvero curiosa, chi è Caterina?
Sono nata a Udine e sono cresciuta qui. Dopo la laurea triennale in Scienze Diplomatiche a Gorizia, mi sono interessata allo sviluppo sostenibile e quindi mi sono
trasferita a Parigi per seguire una specialistica in questo ambito. Mi sono appassionata al tema dal punto di vista macro-economico e mi sono resa conto che avrei voluto lavorare con le imprese, sulle loro strategie di sostenibilità e sulla responsabilità sociale. Da lì ho capito che le aziende non si cambiano se non muta la maniera in cui sono finanziate. Ho cominciato allora ad approfondire i temi dell’investimento responsabile (impact investing) e sono stata assunta da un importante  fondo di investimento europeo di Private Equity per creare da zero la loro strategia nel settore. Sono rimasta a Parigi per cinque anni e ho potuto viaggiare molto. Poi mi sono chiesta che cosa volessi fare dopo e mi sono resa conto che la mia più grande passione è sempre stata il cibo. Mi ha accompagnata fin da piccola. Nel 2017 ho deciso di mollare il lavoro e sono partita per qualche mese sabbatico in Europa, alla ricerca di chef, imprenditori, agricoltori che lavoravano nell’ambito del cibo sostenibile per farmi ispirare. In quel momento mio padre mi ha detto “ma visto che hai otto ettari di campi in Friuli perché non torni e fai qualcosa qui?”. Ci ho pensato un attimo, ho fatto le valigie e sono
tornata. 

Orto Felice è la continuazione di una antica tradizione contadina. Otto ettari coltivati secondo i principi dell’agricoltura biologica e dell’agroecologia.

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I friulani di Arbe Garbe in California si raccontano a qb

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In California durante la pandemia Covid-19 le cantine sono state dichiarate business essenziali così come la viticoltura (e l'agricoltura in generale). Letizia Pauletto ed Enrico Maria Bertoz sono vignaioli in California dove producono i vini ARBE GARBE. Li avevamo già incontrati per q.b. in occasione di una loro vacanza in Friuli dove erano venuti per far conoscere la loro terra di origine ai figli.
Che misure economiche ha preso il Governo in seguito all’emergenza Covid-19?
I Federali hanno tagliato i tassi di interesse dell'1.5% (non succedeva dalla Grande Depressione), hanno spedito assegni di $1200 per persona (+$500 per ogni figlio) e hanno pagato extra $600 a settimana a quelli che hanno perso il lavoro (la misura vale fino a luglio 2020). Ci sono altre manovre che si stanno delineando a favore delle piccole industrie, staremo a vedere.

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Il galliniere degli chef e le rainbow eggs

 

Rainbow EggsRainbow Eggs

Daniele Riva e le uova arcobaleno tutte friulane. The unconventional farmer racconta a qb il progetto "Fattoria sant'Eliseo". Daniele è uno dei pochi produttori di rainbow eggs in Italia. Uova dalle diverse tonalità del guscio. Uova deposte da galline di razze particolari e rare. Marans (uova color cioccolato), Aruacana (che fa le uova blu).

Daniele Riva il galliniere degli chef Daniele Riva il galliniere degli chef Nell'intervista di Erika Fay Nicole tutte le spiegazioni tecniche anche su questi straordinari fenomeni naturali. Crescono le collaborazioni con gli chef per forniture non solo dirette ma anche esclusive di rainbow eggs per i ristoranti.

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Piero Zanini da 40 anni alla guida de La Taverna di Colloredo. Intervista

Piero ZaniniPiero Zanini

Il 20 ottobre 2019 il ristorante La Taverna di Colloredo di Monte Albano, una stella Michelin, ha festeggiato i suoi quarant'anni di attività. Abbiamo intervistato Piero Zanini, da allora ininterrottamente alla guida, per ripercorrerne le tappe e scoprire i nuovi progetti del ristorante. 

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Intervista a Enzo Pontoni, azienda Miani

 

prima pagina dell'articolo-intervista pubblicato nel numero di dicembre 2017 di qbquantobastaprima pagina dell'articolo-intervista pubblicato nel numero di dicembre 2017 di qbquantobasta

Il 9 giugno 2019 alla Fiera dei Vini di Buttrio tutto esaurito per il laboratorio di degustazione dei vini dell'azienda Miani. @qbquantobasta presente! #ociseioseguiqb. Intanto qui vi ricordiamo l'intervista che abbiamo realizzato e pubblicato nel dicembre 2017. 

PREMESSA l'azienda

AZ. AGR. MIANI DI PONTONI ENZO Via Peruzzi, 10 - Buttrio (UD) L’azienda porta il cognome di mamma Edda e ha una superficie di circa 20 ettari dislocati fra Buttrio, Rosazzo e Corno di Rosazzo. I vitigni: friulano, ribolla, chardonnay, sauvignon, merlot, cabernet franc, cabernet sauvignon, refosco dal peduncolo rosso. Le uve di ogni vigneto vengono vinificate separatamente. Ogni vino viene così identificato anche con il nome del vigneto stesso. L'obiettivo è puntare su Ribolla, Malvasia e Refosco che "rappresentano la nostra specialità", come mi ha detto Enzo Pontoni.  

La prima volta che ebbi il privilegio di degustare il vino di Enzo Pontoni fu a Lavariano al ristorante “Da Blasùt” o “Gnam gnam”. Erano gli anni ’90 e potete capire quanto tempo è passato! Anche per gli amanti del vino era
difficile al tempo associare l’azienda Miani a Enzo Pontoni, che in quel periodo lavorava presso un’azienda meccanica locale. Varie circostanze lo portarono in seguito a dedicarsi a tempo pieno alla produzione di quelle bottiglie che attirarono l’attenzione e l’ammirazione della stampa specialistica: inserite nelle guide più prestigiose con i massimi riconoscimenti fino ad arrivare al Gotha del vino italiano e mondiale. Tutto ciò mentre Enzo proseguiva senza distrazioni nel suo lavoro di studio, di raccolta dati e di sperimentazione, in controcorrente rispetto alle  alle prassi consuete, vinificando in una cantina che era in pratica un piccolo spazio sotto casa. Ricordo la cura con cui conservava le schede dove annotava a mano informazioni e risultati.    PUOI ACQUISTARE AL LINK  https://qbquantobasta.it/shop LA COPIA DIGITALE DEL NUMERO DI DICEMBRE 2017

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Conoscete i whisky torbati?

Domenica 2 dicembre 2018 a Roma è in programma  “A tutta torba”, alla sua terza edizione, dedicato ai whisky torbati con focus su Bowmore. Abbiamo intervistato in proposito Pino Perrone, che è anche Whisky Consultant del Roma Whisky Festival by Spirit of Scotland, il più importante festival di settore italiano, la cui ottava edizione si svolgerà a Roma, sabato 2 e domenica 3 marzo 2019, al Salone delle Fontane all'Eur. Programma completo QUI

Terza edizione di "A tutta torba". Qual è il segreto dei whisky torbati che portano tanta gente al Chorus Cafè? 

E chi lo sa! Scherzi a parte, l’idea di restare catturati da sensazioni evocative quale essere nel mezzo di una tempesta, o su una scogliera a osservare le onde del mare e respirare la sua aria ricca di iodio, solo quella tipologia di whisky riesce a darle.Sono polifenoli, sentori che hanno una gamma di intensità più elevata. Per questo piacciono, credo.

Ci racconti tutto sui whisky torbati, come e dove vengono prodotti, quali le loro caratteristiche organolettiche, come degustarli al meglio…

Tutto direi di no. Sarebbe una lunga storia. Ma chi parteciperà a “A tutta torba” certamente potrà rendersi conto senza troppe parole di che cosa stiamo parlando. Posso dire che a livello teorico possono essere prodotti ovunque. Le torbiere rappresentano il 3% delle terre emerse. Se poi si vuole proprio usare quella scozzese, la si può sempre importare, come avviene in Giappone. L’uso della torba avviene esclusivamente durante l’essicazione del malto. Era orzo, ha germinato, va asciugato e diviene malto. Ancora umido, s’impregna dei suoi aromi. Le caratteristiche organolettiche sono quelle legate al fumo, dal falò allo speck, catrame, sigaro, ma anche iodio e medicinale, garza, alga marina e crostacei. Per gustarli al meglio: dedicargli tempo e adoperare un giusto bicchiere a tulipano. Niente ghiaccio e solo poche gocce d’acqua dopo averlo comunque assaporato.

Per l'edizione 2018 partnership con il marchio Bowmore: come verrà esaltato questo whisky scozzese? 
Quattro bravissime barlady - Solomiya Grystychyn del Chorus Cafè, Giulia Castellucci di Co.So. Cocktail & Social, Michela Scalzo di Freni e Frizioni e Roberta Martino del Palazzaccio eseguiranno loro interpretazioni di cocktail con Bowmore come ingrediente. Di più non posso rivelare.

Un evento come "A tutta torba" serve anche a fidelizzare gli appassionati e i neofiti romani al Roma Whisky Festival di marzo, quali gli altri eventi durante l'anno per insegnare e fare degustare questo nobile distillato?
Questa domanda ci sta a cuore. Portiamo avanti da anni un’attività didattica che ora è culminata con una vera Academy su tre livelli: una ABC del whisky per i principianti in due appuntamenti; un corso Advanced in cinque lezioni con ben 20 whisky differenti fra loro e ognuno di essi sarà un aggancio per parlare di un argomento del settore in questione; un Master in dieci lezioni, quaranta whisky degustati ma soprattutto con tante informazioni sistematiche: storia e geografia del whisky; gli elementi; la produzione e l’invecchiamento; una puntata della storia del whisky scozzese con paragoni con il passato; e quattro seminari sulle quattro aeree principali di produzione: Irlanda, Scozia, U.S.A., Giappone. Oltre a tutto ciò, numerose degustazioni a tema.

Per saperne di più sull'evento del 2 dicembre 2018 leggi QUI 

Durante "A tutta torba" ci sarà spazio anche per il collector's corner...
Il nostro caro amico Enrico Gaddoni porterà con sè molte cose preziose. Segnalo, fra gli altri, ben tre Springbank, uno addirittura del 1975 uscito anni fa per la Merchant’s Collection, e un Ardbeg del 1974 di 20 anni Gordon & MacPhail’s. Ma attenzione: anche la nostra organizzazione si sta muovendo nel portare delle rarità. Venite a scoprirle! 

 

 

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La seduzione del verde. Intervista a Daniela Cicioni

“Sono una cuoca senza ristorante, il mio lavoro è fare ricerca, consulenza e formazione”. È la prima frase, il vero incipit del “chi siamo” di Daniela Cicioni https:// www.danielacicioni.it Se leggete le info di base sul suo profilo Facebook scoprirete che è Chef consulente e ricercatrice, insegnante di alta cucina vegana e crudista, ma che ha studiato Architettura del paesaggio al Politecnico; che ha frequentato corsi di catering ma anche corsi di progettazione di parchi e giardini.
Il verde dai luoghi ai piatti?
Ho studiato per anni il mondo vegetale, inizialmente dal punto di vista estetico/funzionale attraverso l’Architettura del Verde e successivamente dal punto di vista energetico/nutrizionale attraverso i principi della Macrobiotica. C’è uno stretto legame tra l’habitat che ci circonda e il nostro stato di benessere/ malessere. Insieme con il clima in cui viviamo e il tipo di alimentazione che seguiamo questi sono i fattori che determinano la nostra qualità di vita, il nostro
stato di equilibrio interiore e con l’esterno. Una volta presa coscienza di questo aspetto nasce l’esigenza di un ulteriore contatto nutrendoci di ciò che il mondo vegetale ci può offrire spontaneamente con le erbe selvatiche o attraverso i vegetali coltivati. L’aspetto estetico fa parte del nutrimento visivo, è quindi parte integrante dei piatti che si realizzano.

Quando e come è nata l’attrazione per la cucina vegana in anni in cui non era una tendenza come oggi
L’attrazione per la cucina vegana nacque da ragazza. Ho sempre rifiutato l’idea che la sopravvivenza dell’uomo dovesse dipendere dal nutrirsi di altri esseri viventi, inoltre non ho mai accettato dogmi. Da adolescente iniziai così a documentarmi sui principi della nutrizione, conoscenze che però si concretizzarono in goffi tentativi di cucina. Oltretutto in quegli anni era molto difficile reperire ingredienti basilari come i cereali integrali biologici.

Quali le tappe della specializzazione
L’occasione per approfondire la conoscenza dei principi della nutrizione vegana si presentò quando fui prossima alla laurea in Architettura. Scoprii a Milano una Scuola di Cucina Naturale (a orientamento macrobiotico e vegano) che gestiva anche un ristorante. Cenai sorprendentemente bene e al termine seguii la breve conferenza che tenne il fondatore della scuola, Martin Halsey. Da quel momento decisi che avrei studiato lì. Nel 2008 mi diplomai come Cuoca Naturale, nel frattempo lavoravo come architetto e architetto del verde. Le due mie passioni si compensavano e si influenzavano a vicenda, man mano che imparavo quanto il mondo vegetale avesse il potere di nutrire e dare benessere a corpo e mente sia attraverso la vista, il tatto e il movimento (vivendoci in mezzo), che attraverso l’atto del cibarsene.

Poi la scelta di definirsi esperta di alta cucina vegana e crudista: quali le differenza tra una semplice cucina veg e l’alta cucina veg
Durante gli anni in cui lavorai al ristorante-laboratorio Centro Botanico a Milano la mia ricerca si focalizzò sui contenuti della cucina quotidiana, in grado di dare benessere, energia e leggerezza. Il passaggio all’alta cucina avvenne nel momento in cui nel 2012 decisi di diventare libera professionista e di dedicarmi alla ricerca e alla formazione. Destinai più tempo allo studio di tecniche sperimentali di produzione e alla rielaborazione di tecniche antiche a partire dalle singole materie prime, ma anche maggiore cura nella presentazione e nella comunicazione del piatto attraverso le forme, i colori, le consistenze, le textures, le proporzioni, fattori importantissimi a maggior ragione se si sta proponendo
un cibo nuovo e innovativo.

E arrivano i fermentini…
La sperimentazione trovò libero sfogo nello studio delle fermentazioni, partendo da quelle tradizionali (in Italia i crauti o le giardiniere di verdure), per poi spingermi verso nuovi prodotti. Da qui sono nati nel 2013 i primi Fermentini, prodotti a base di semi oleosi frullati con acqua, fermenti lattici e sale, fatti fermentare e consumati freschi, essiccati o maturati a temperature controllate. Il passo successivo è stato quello di inoculare ai fermentini di base alcune muffe nobili tradizionalmente utilizzate nei prodotti caseari, come il Penicillium candidum (la muffa del Camembert, del Brie e dei formaggi a crosta fiorita italiani) e il Penicillium roqueforti (la muffa del Roquefort e del Gorgonzola).

Il successo più atteso o più apprezzato
Indubbiamente una delle maggiori soddisfazioni è quella di aver potuto comunicare la cucina vegana e crudista al pubblico di cuochi professionisti del Congresso Internazionale di cucina d’autore Identità Golose, a cui partecipo dal 2014. Un’altra grande soddisfazione è quella di essere riuscita a concretizzare la messa in produzione di un Fermentino che porta il mio nome, CICIONI, attualmente distribuito nella maggior parte dei paesi europei.

Che evoluzioni nota nella cucina veg di oggi 
Una recente evoluzione della cucina vegana è il crescente interesse verso l’autoproduzione di molti alimenti, dal pane alle bevande fermentate e non, ai formaggi vegetali.

Quali le prossime tappe del percorso di ricerca
Uno dei desideri ancora da realizzare è di viaggiare e fare esperienze lavorative in ristoranti intorno al mondo. La scelta di vivere in un affascinante posto isolato sul lago di Como, con animali da accudire, ha comportato delle rinunce,
ma non avrei voluto fare altrimenti, perché il mio lavoro trae ispirazione anche dal particolare contesto in cui vivo.

Qual è il modo migliore se i lettori di qb vogliono mettersi in contatto con lei?
Chi volesse contattarmi può inviarmi una email (daniela. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.). Per rimanere aggiornato può seguirmi su FB (Daniela Cicioni Chef ) o sul sito www.danielacicioni.it

Intervista raccolta da Fabiana Romanutti e pubblicata con altre notizie e ricette sul numero di agosto di qbquantobasta. 

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Intervista all'assessore regionale Stefano Zannier

Intervista pubblicata nel numero di settembre 2018 del mensile qbquantobasta.Lei ha affermato nei suoi apprezzati primi interventi pubblici che non tutto quello che è stato fatto in passato (dalla precedente amministrazione) è da buttare…

È corretto. Ritengo inutile e anzi dannoso volere a tutti i costi buttare il lavoro fatto dall’amministrazione precedente. Ovvio che verrà fatta un’attenta analisi al fine di capire quali saranno gli interventi necessari, in quanto è del pari evidente che vi sono molte cose che non vanno e dovremo cercare di porvi rimedio anche, dove possibile, con cambi radicali.

L’organizzazione della macchina burocratica regionale sarà rivista?
Sì, sarà una razionalizzazione più che una rivoluzione, al fine di rendere maggiormente performante e meno appesantita, la macchina burocratica.

Il mondo agricolo è sempre stato importante per il suo partito, la Lega, i primi incontri sul territorio regionale che cosa le hanno suggerito?
Il mondo agricolo è fondamentale e di incontri ne ho fatti già moltissimi per poter ascoltare dalla diretta voce degli interessati i problemi e le richieste che giustamente meritano attenzione. I suggerimenti principali sono quelli pro-futuro ovvero una decisa semplificazione e sburocratizzazione specialmente per quanto riguarda le pratiche amministrative e il futuro PSR.

I fondi comunitari sono da sempre un aiuto importante per tutto il settore, quali le sue indicazioni per il PSR?
Per quello attuale, il solo riuscire a salvare il salvabile è già un traguardo. Per il futuro la programmazione dovrà essere molto più snella per numero e tipologia di misure, scritte in modo più semplice ma specialmente con la volontà di consentire interventi strutturali e coordinati su direttrici ben chiare senza frammentare l’azione, privilegiando quindi misure di prospettiva.

Le Doc sono fondamentali per il settore vitivinicolo, c’è qualche novità in vista?
Spero che si comprenda l’esigenza di un’azione comune volta a dare prospettiva al settore. È poco lungimirante il gioco dove alcuni pare vogliano determinare le scelte, senza contare che le differenze interne al comparto del vitivinicolo sono paradossalmente un elemento positivo in quanto la diversificazione dei prodotti in gamme diverse dello stesso settore di mercato creano un portafoglio migliore di proposte e non precludono produzioni con livelli qualitativi/produttivi diversi. L’intero comparto produttivo deve aver modo di sviluppare il proprio mercato tenendo conto delle diverse esigenze che, come dicevo, sono diverse ma vanno tutte tutelate.

Nella nostra regione ci sono tanti prodotti di eccellenza, si può fare di più nel campo della promozione?
È necessario fare una distinzione preliminare: infatti una cosa è la promozione del prodotto in una logica di B2B e altro è la promozione B2C. Il B2B ha necessità di un supporto con grandi competenze tecniche in quanto i nostri produttori devono essere accompagnati a incontrare il mercato in modo qualificato. Il B2C invece necessita di una promozione che sia sinergica con le altre azioni effettuate per promuovere il Friuli Venezia Giulia. È indispensabile infatti creare una promozione organica della nostra regione, con metodi tipici del marketing, per raggiungere i potenziali turisti/consumatori e creare una proposta variegata che faccia proprio del Friuli Venezia Giulia l’elemento di maggior richiamo, collegando strettamente i prodotti al territorio di origine.

Qualche domandina più facile: c’è un piatto della cucina regionale che ama particolarmente?
Tanti, anzi troppi, e la bilancia non ringrazia purtroppo.

Che cosa non manca mai nel suo frigo?
Il Montasio e il salame.

Assessore, un brindisi con i lettori di qb e con tutti i cittadini del FriuliVG Venezia Giulia, il suo vino preferito?
Friulano per il bianco, cabernet franc per il rosso ma comunque mi piace variare, sempre e comunque poco ma buono.

Stefano Zannier, nato a Spilimbergo nel 1971, è il nuovo assessore all’Agricoltura e foreste della Regione Friuli Venezia Giulia. Libero professionista nel settore della sicurezza nei luoghi di lavoro, dal 2009 al 2014 è stato assessore provinciale alla Caccia e Pesca, Sicurezza, Edilizia e Patrimonio e Ambiente. Al suo attivo ha anche una legislatura in Municipio a Spilimbergo, dove ha ricoperto il ruolo di consigliere comunale dal 2013 al 30 aprile 2018, ruolo nel quale è stato riconfermato alle recenti elezioni comunali. Ha ricoperto, inoltre, l’incarico di presidente della casa di riposo di Spilimbergo dal 2015 al 2016.

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Ribolla gialla come vino da tavola: Intervista a Valerio Civa

Pubblichiamo anche on line la la lunga intervista che Valerio Civa dei Tenimenti Civa ha rilasciato a qbquantobasta e che è stata pubblicata nel numero di febbraio 2018. La prima domanda è: Ribolla gialla come vino da tavola? È questo il rischio che si corre se non si provvede velocemente e unitariamente alla corretta tutela. Una provocazione che ha però un fondo di verità, lanciata anche sui social da Valerio Civa, titolare e fondatore dei Tenimenti Civa a Bellazoia di Povoletto, che invita i vignaioli friulani a essere compatti e determinati in un progetto comune di difesa e valorizzazione della Ribolla gialla. “La tutela della Ribolla gialla passa a mio avviso attraverso tre fasi, ci spiega:

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