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Pizza Village: battilocchio di fronte al mare - Il re della pizza fritta

Pagina 2 di 2: Il re della pizza fritta

 

Partiamo dal racconto di quella che è la tipologia di pizza piu popolare e antica, la pizza fritta che le donne dei quartieri popolari di Napoli preparavano a turno una volta alla settimana, in strada davanti alla propria casa,  per raggranellare qualche soldo da aggiungere al gramo menage familiare. La Masardona  della famiglia Piccirillo è una delle storiche pizzerie di “fritta” a Napoli. Dal 1945, di generazione in generazione, fanno solo ed esclusivamente pizza fritta. Quella che preparava la nonna capostipite Anna Manfredi, detta la “masardona” (la messaggera) per le qualità di saggia ed affidabile  mediatrice “relazionale”. Due dischi di pasta sovrapposti, assottigliati dalla sapiente manipolazione, la classica tonda con il suo ripieno di ricotta cicoli provola basilico con aggiunta di pomodoro, un mix di dolce e sapido, con il profumo della basilico in “back” e il dirompente profumo della pasta lievitata e magistralmente fritta. Anticamente si serviva accompagnata da un bicchierino di Marsala all'uovo, una chiccheria da gourmet.
C'è poi c'è la versione “allungata” da passeggio, in gergo il “battilocchio” o anche “piscitiello”,  entrambi sinonimo di cretinetti (ma la lingua napoletana ha parole intraducibili, da comprendere subliminalmente, inutile dunque farvi la disamina semantica) da gustare  in bianco. Enzo Piccirillo, il patron, prima di porgermi il mitico battilocchio della Masardona mi dà alcune indicazioni: “la pizza, signora, si mangia così... si stacca un angolo e ai porta al naso per sentire il profumo della pasta, poi si fa una leggera pressione della mano nella parte centrale del ripieno, per far uscire il vapore...”


Con Luciano Furia, l'amico fotografo grande esperto e gran mangiatore di pizza (sostiene di perdere peso se mangia solo pizza fritta e fornisce anche tabelle...insomma come si dice a Napoli “dà i numeri”) andiamo a mangiarla seduti sul muretto del lungomare, Un surplus di iodio e di piacere...
Non penso che un dietologo lo inserirebbe in alcuna tabella ma il battilocchio della Masardona è di fragrante leggerezza di gusto e di immediata digeribilità, lascia solo un dubbio: ne mangio un altro correndo il rischio di avvertire una sazietà che rompe il ricordo del desiderio o ripercorro mentalmente il gusto conservando il desiderio? Vada  per la seconda, chè, nel frattempo, gli stand si sono riempiti di folla variegata e noi vogliamo fare almeno un altro assaggio. Gente varia, che la pizza  unisce laddove il ristorante divide, oggi più che mai in tempi di crisi.

Da tempo ormai la pizza napoletana, per opera e ingegno di alcuni grandi maestri pizzaioli, seguiti dai più aperti e professionali tra gli altri,  si è fatta cibo gourmet, da degustazione, studio su farine e impasto, cura della lievitazione, rigorosamente lenta, per renderlo più leggero e morbido, utilizzo di materie prime di eccellenza, dal pomodoro all'olio ai latticini ai formaggi le verdure e i salumi, tutte le eccellenze dell'agroalimentare campano a servizio di vecchie e nuove ricette.

Scegliamo di provare la margherita di Palazzo Petrucci, (investimento recente del noto ristorante di Edoardo Trotta, in Piazza del Gesù, cuore del centro antico) dove opera il neostellato chef Lino Scarallo. Lasciato in sede lo chef pizzaiolo Michele Di Leo a rappresentare la casa  gli ottimi e gentilissimi Ivano La Pegna ed Alessandro Izzo, preparati e molto gentili sono prodighi di informazioni sulla filosofia aziendale, sui prodotti che utilizzano, menu e prezzi (equi) da listino della sede inclusi. Mangio una margherita a “filetto”,  con pomodorini di corbara particolarmente dolci e fior di latte. Leggera fragrante assolutamente squisita... d'altronde la maison Petrucci (sala pizzeria al chiuso e in terrazza) aveva provveduto ad allestire un furgone refrigerato per mantenere l'impasto al giusto livello di lievitazione!

Conclusioni: Al mio occhio critico ma ammansito dalla bellezza del luogo l'organizzazione pare di discreta efficienza, la fila alle casse  c'è, ma non è ressa e non pare destinata a generare risse. Il servizio ai lunghi tavoli di legno svolto in tempi standard. La radio Kiss kiss va a volume troppo alto, ma questo è in tema con il tono diciamo così “nazional popolare” della manifestazione.
Auguri dunque al Pizza Village e auguri a Napoli, che ha uno dei più resistenti “genius loci” dell'orbe terracqueo e dunque rimane, tra rattoppi e acciacchi, bella e intrigante.


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