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Miele di marasca. Bontà selvatica

 

Miele di marasca ph Fulvio BulloMiele di marasca ph Fulvio BulloDal Carso arriva il nuovo Presidio Slow Food del miele di marasca. Lo si ottiene dal nettare dei fiori di ciliegio canino (Prunus mahaleb), conosciuto anche come ciliegio di santa Lucia, varietà che cresce spontaneamente sui substrati carbonatici del Carso triestino e goriziano e che si presenta come albero di medie dimensioni o ad arbusto.

Il miele che se ne ottiene è di colore ambrato con riflessi rossastri, l’aroma è delicato e il sapore amarognolo che ricorda quello delle mandorle. «Produrre miele significa difendere le api, di cui conosciamo bene l’importanza per l’intero ecosistema, e anche curare una pianta che potrebbe andare in estinzione – spiega Bier –. Con l’apicoltura, insomma, si tutela anche il territorio».

Il miele di marasca è uno dei primi della stagione: il ciliegio fiorisce a fine aprile. 

 

 

Aleš Pernarčič, referente dei cinque produttori che oggi aderiscono al Presidio, aggiunge: «Il Carso non è certo uno dei luoghi più noti per l’agricoltura, vista la tipologia di terreno e la ridotta superficie arabile, eppure c’è sempre stato qualcuno che ha lavorato ogni piccolo appezzamento disponibile per renderlo produttivo. Ai margini delle zone coltivate sono sempre cresciuti questi ciliegi selvatici che fioriscono tra fine aprile e inizio maggio».

Proprio il precoce e brevissimo periodo di fioritura rappresenta una sfida per gli apicoltori: «Essendo l’inizio della stagione, le api devono riabituarsi alla bottinatura dopo la pausa invernale.  Inoltre il periodo primaverile è notoriamente instabile dal punto di vista climatico, per cui non sempre le fioriture sono sufficienti: una sfida appunto

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