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I bianchi della resistenza

I bianchi della resistenza. La erre del titolo è minuscola non solo perché parliamo semplicemente di vini bianchi del FriuliVG, ma anche della loro ormai consolidata capacità di resistere al tempo che passa, spesso, con il tempo, migliorandosi. L’ennesima dimostrazione si è avuta durante un recente incontro a tema organizzato alla Tavernetta del Castello di Spessa dal padrone di casa, Loretto Pali, ndustriale e produttore vinicolo. Al suo squillo di tromba si sono presentati puntuali al desco ben imbandito alcuni produttori della Doc Collio (il presidente Robert Princic in testa e poi, Valneo Livon, Dario Raccaro, Franco Toros), alcuni amici e un giornalista-testimone (il sottoscritto) per un totale quasi evangelico di presenze. Una tradizione un po’ nomade come scelta del luogo di incontro, che si ripete annualmente da quasi venti anni e che, per l’occasione, pone a confronto una serie di vini bianchi di almeno 10 anni di vita garantiti in etichetta. Una sfida con tante sorprese ma che, per i convenuti veterani, è spesso sinonimo di conferme. «I grandi vini bianchi friulani, e quelli del Collio in particolare – ha sottolineato Pali – crescono continuamente in qualità e serbevolezza. Quando, quasi per gioco, abbiamo dato vita a questi incontri conviviali, il numero di bottiglie scartate, a esempio, era decisamente maggiore di adesso. Dunque, oggi possiamo dire tranquillamente ai nostri consumatori che, se acquistano i vini bianchi del Collio, li possono stappare e trovare buoni pure dopo 10-15 anni dalla vendemmia. E non è poco». Anche se, ha aggiunto Valneo Livon: «Siamo consapevoli che il mercato non è ancora pronto per questo tipo di proposta. Si potrebbe pensare, però, ad aprire una nuova nicchia, molto efficace in termini di immagine».   

L’ordine temporale di servizio dei 12 vini in degustazione è stato predisposto e organizzato da Giulio Colomba di Slow Food.  Nel primo calice della serata è stato versato un Pinot bianco Collio del Castello di Spessa, del 1990. A seguire: uno Chardonnay, del 1996, di Jermann (bello fresco, profumato e giovane); ancora un Pinot bianco Collio, del Castello di Spessa, del 1999; poi un Traminer aromatico di Luisa (uno degli “infiltrati” della serata proveniente dalla Doc Friuli-Isonzo), del 2002; uno Chardonnay Collio di Villa Russiz, del 2003 (ottimo, lungo in bocca, rotondo e pastoso); un Collio bianco 2003 de La Castellada; uno Chardonnay “Braide Mate” di Livon, del 2004; un Collio bianco, del 2005, di Gradis’ciutta; un Collio bianco di Toros, del 2007; una Ribolla gialla “Vinnae” di Jermann, del 2007; un Sauvignon di Ronco del Gnemiz (altro “infiltrato” della Doc Friuli Colli Orientali), del 2007 e, per chiudere, un elegante Collio bianco di Raccaro, del 2007. Per l’occasione, il menù confezionato dallo staff de “La Tavernetta”, era completamente a base di pesce, con: piccoli calamari spadellati con funghi gialletti su fondente di patate e lamelle di tartufo estivo; raviolo allo scorfano con pomodorini gialli e rossi, cipolla di Tropea dolce e profumo al basilico; orate pescate in giornata e cucinate alla maniera dello chef; gelato e biscottini.
Di rimando, è stato annunciato alla conclusione della serata, che il prossimo test vedrà protagonisti gli old red wines friulani e oltre…

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