Tempo di zucchine ma anche di zucchini
Tempo di zucchine, ma anche di zucchini (la lingua italiana ci concede entrambi i generi). Un ortaggio ricco soprattutto di acqua. L’acqua, checché se ne pensi, non ingrassa. Buono anche il contenuto in sali minerali (non dilatano l’adipe) e dovrebbero esserci pure delle vitamine.
Le zucchine sono buone se appena colte, dimostrateci il contrario. Se fanno giorni e notti sui camion non sono altrettanto organoletticamente interessanti. Sì, possiamo o dobbiamo accontentarci, però volete mettere la superiorità della nostra autoproduzione (vanno bene anche quelle dell’orto del vicino nottetempo sottratte: è pur sempre kilometro zero).
In primavera trapiantiamo le piantine acquistate presso un’agraria, ma una volta decedute queste (a causa dell’oidio, di virosi, dell’annata avversa, della nostra ignoranza orticola) non conviene più fare trapianti, bensì seminare direttamente. Usate l’accortezza di acquistare sementi con l’antivirus.
Contro l’oidio (quella “farina” o patina biancastra che copre le foglie) potete spruzzare del bicarbonato di sodio ogni 5 - 7 giorni alla dose di
70 grammi in dieci litri d’acqua. Io ho provato anche 100 grammi (costa poco) in dieci litri d’acqua e non mi ha bruciato le foglie. Comunque
non prendetevela con me se poi fate disastri. Intervenite prima che l’oidio si sia mangiato le foglie; meglio prevenire.
Breve storia della zucchina
La denominazione scientifica della zucchina è Cucurbita pepo e si deve al solito Carlo Linneo (uno svedese che nel Settecento si divertiva a
battezzare piante e bestie). Tanto cucurbita che pepo sono nomi latini che designavano piante diverse per quanto appartenenti alla stessa
famiglia botanica.
Gli antichi Romani, in effetti, non potevano conoscere la zucchina perché è arrivata, come le zucche attualmente più diffuse, dall’America. I resti più antichi di questa pianta, risalenti a circa 8000 anni fa, si trovano in Messico; altri, più recenti, nel sud degli Stati Uniti.
Insomma la zucchina la dobbiamo ai progenitori degli Aztechi, ma anche ai Navajos di Tex Willer.
Pare che i frutti originari fossero assai amari e che venisse coltivata per i semi, ricchi di lipidi e di proteine. Poi, in qualche ignoto pueblo, e non in un istituto di genomica, ci fu chi mise a punto varietà con frutti gradevoli.
Non sappiamo come gli Apaches Mescaleros chiamassero le zucchine, sappiamo che in triestino si dicono zuchète e che per i furlani sono cavocìns, cocìns, cavoçuts, coçuts, ecc. Neppure sui nomi i furlani riescono a essere univoci.
I triestini preferiscono quelle di colore verde chiaro, i furlani quelle di colore verde scuro: neanche sulle zucchine si va d’accordo.
zucchine ogm e zucchina pacis
Le gentili lettrici di qb (non vi sono lettrici più gentili di quelle di qb) aspetteranno ansiose le zucchine OGM. Mi dispiace deluderle ma, al
momento, non sono - almeno che io sappia - nell’agenda dei venditori di geni. Non perdiamo tuttavia la speranza: dall’alto di questa rivista dall’incontestabile prestigio, propongo di inserire nel DNA della zucchina delle righe chiare e scure, stile carcerato ecologico, insomma.
Intendo, e lo avrete capito, di color verde chiaro triestino e di color verde scuro furlano, così quelli di Servola, di Chiarbola e di Barcola saranno in comunione spirituale con quelli di Talmassons, di Cerneglons e di Cjasteons. Il nome di questa varietà sarà Zucchina pacis.
Sottolineo che non ho detto righe bianche e nere, quelle sono di una squadra calcistica che non vince mai. (articolo pubblicato qualche tempo fa sul mensile qb quantobasta).
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