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Le donne dell'olio a Olio Capitale 2013

Il “lado femenino del aceite y los alimentos”, tema portante, tra l’altro, della seconda edizione di Olio Officina Food Festival, così lo definisce a un'emittente spagnola Luigi Caricato e sul suo blog scrive: Le donne per me sono molto importanti. Sì, perché il loro ruolo all’interno della società e della famiglia lo ritengo di fondamentale centralità. Senza di loro, tutto frana. Anche in campo professionale. Sono cresciuto con figure di donne splendide,

le quali mi hanno lasciato segni indelebili: mia madre, le mie nonne, le zie: figure esemplari. Ancora donne: con me, a fare da interprete, c’era la tecnologa alimentare Daniela Capogna, il cui contributo dato al mondo dell’olio è davvero significativo, e infatti presto ne sentirete parlare, e leggerete di due sue innovative invenzioni.

Lasciamo  la parola alla neo presidente Gabriella Stansfield, la quale sta proseguendo con grande passione, come già aveva fatto per anni la fondatrice Laura Turri, la missione culturale svolta egregiamente dalla storica associazione delle Donne dell’Olio, fondata come tutti sanno nel lontano 19 aprile 2000. Unica associazione ad avere, quale motore pulsante delle proprie iniziative, il valore della libertà e dell’indipendenza. Non è elemento trascurabile: l’indipendenza. Ma ecco cosa ha scritto la presidente Gabriella Stansfield.

LE DONNE, ELEMENTO CHIAVE NEL MONDO DELL’OLIO

La prima richiesta che ci viene fatta, in qualunque occasione si parli dell’Associazione Nazionale Donne dell’Olio, è quella  di  “giustificarne” il nome, quasi fosse un ossimoro.

Non ci anima alcun intento rivendicativo: non vogliamo sostenere che esista un modo femminile di produrre l’olio d’oliva e neppure far valere il fatto che, a quanto si narra, sia stata una donna,  Athena,  – una dea, è vero,  ma pur sempre una donna – a regalare agli ateniesi l’olivo e sempre una donna–dea, Iside, a regalarlo agli egizi e Minerva a insegnare ai romani a coltivarlo e ad estrarne l’olio. E neppure, aggiungo, siamo mosse da alcuna volontà di far emergere presunte o reali discriminazioni nei nostri confronti, anche se, nel mondo dell’olio come in altri settori, le donne devono affrontare e superare comuni specifici problemi.

Vogliamo però, in positivo, sottolineare una presenza, una forte presenza, perché sono sempre più numerose le donne che operano in tutte le fasi del processo produttivo, in tutti i settori del comparto: negli oliveti, nei frantoi, nelle strutture di vendita, nei ristoranti, nelle mense, nelle pubbliche amministrazioni, nelle associazioni. E numerose sono le agronome, le ricercatrici, le studiose, le giornaliste, le assaggiatrici e ancora  e ancora. Ma, soprattutto, tante, tantissime, centinaia di migliaia sono le donne che comprano l’olio. E sono assai più numerose degli uomini. E sono sempre in prevalenza le donne che “usano”  l’olio e che, preparando i pasti, determinano le abitudini alimentari di tutta la famiglia.

Si potrebbe quasi sostenere che, da questo punto di vista, le donne  rappresentino l’elemento chiave del mondo dell’olio. Di conseguenza è indispensabile – quasi vitale – che operino nel modo migliore possibile, approfondendo le loro conoscenze, diventando operatori “virtuosi” e consumatori consapevoli e informati.

E questa crescita, per così dire, culturale, che deve coinvolgere, in una, sia chi opera nel settore che i consumatori (e che sono in prevalenza, come si è detto, “consumatrici”), è  in primo luogo necessaria ai fini del miglioramento della qualità del prodotto-olio e della tutela di quell’ampio ventaglio di interessi, che alla “qualità” sono strettamente collegati (basti pensare, ad esempio, alle ricadute positive che la valorizzazione del prodotto può avere sulle stesse aziende produttrici, sul settore del turismo, sull’offerta gastronomica  e l’elenco potrebbe continuare).

Ma soprattutto una diffusa conoscenza della realtà in cui si opera, del processo produttivo e delle caratteristiche salutistiche e nutrizionali dell’olio  può concorrere a tutelare interessi più generali: la salute innanzitutto, ma non solo. Vorrei ricordare in particolare la tutela dell’ambiente, sia sotto il profilo della tutela del paesaggio, ma anche in vista di un’agricoltura sostenibile, del rifiuto di un’agricoltura “di rapina”, che usa,  impoverisce  ed inquina.

Si tratta, è evidente, di finalità ed interessi che non sono esclusivo appannaggio del mondo femminile, quanto piuttosto dell’intera collettività,  ma il fatto che (principalmente) alle donne ci si debba rivolgere, affinché tali interessi e finalità possano essere efficacemente perseguiti, non è privo di conseguenze. Basti solo pensare, ad esempio, alla mera circostanza che diversi sono i momenti e gli spazi di aggregazione delle donne rispetto a quelli degli uomini, diverse le disponibilità di tempo e che, di conseguenza, ogni iniziativa che alle donne sia diretta (anche solo) di queste differenze debba tener conto.

Così, per ritornare alla nostra Associazione, noi Donne dell’Olio, noi che lo studiamo, lo produciamo, lo vendiamo, noi che lo raccontiamo e anche noi che ogni giorno ci chiediamo “che cosa faccio da mangiare?”, noi Donne dell’Olio vogliamo, attraverso un’azione coordinata e condivisa, rivolta principalmente alle donne, contribuire a promuovere la cultura e la conoscenza dell’olivicoltura e dell’olio e, insieme, a raggiungere  un’effettiva parità di opportunità e un pieno “equilibrio di genere”.

Queste furono dunque le considerazioni che portarono, su iniziativa di alcune produttrici, alla costituzione dell’Associazione Nazionale Donne dell’Olio.

Nel corso del tempo, poi, l’Associazione è andata via via arricchendosi di altre professionalità: alle produttrici si sono affiancate olivicoltrici, frantoiane, agronome, ricercatrici, oleotecarie, chimiche, assaggiatrici e altre ancora. Tanto che, oggi, la presenza di una pluralità di esperienze e di competenze  è uno degli aspetti che caratterizzano la nostra Associazione . E questa peculiarità desideriamo favorire e accentuare, non solo perché rende più fertile il dibattito interno, ma soprattutto perché permette di dar voce a istanze diverse tra loro – ma condivise – e di dar corso a iniziative in molteplici ambiti. Questo essenziale “pluralismo interno” è poi accentuato dal fatto che all’Associazione possono aderire non solo coloro che operano nel settore, ma anche, in qualità di socie sostenitrici, le consumatrici.

Vorremmo da ultimo evidenziare come, anche sotto il profilo della diffusione sul territorio, l’Associazione rispetti la volontà di porsi come occasione di incontro e di scambio, finalizzata al raggiungimento di obiettivi di “crescita”, nella convinzione che questi ultimi non debbano essere legati a una singola realtà  e che le ragioni della coesione, della collaborazione e dell’unità debbano con forza ed entusiasmo essere affermate.

La foto utilizzata è stata scattata a Olio Officina Festival. 

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