Servono ancora le fiere e gli eventi del vino?

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Vi proponiamo alcuni spunti dalla nota di Angelo Peretti su internetgourmet.it  Molte le riflessioni, molte le provocazioni. Ci farebbe piacere ricevere commenti in proposito.  "Tra i produttori e tra gli stessi consorzi di tutela la domanda se la stanno ponendo in molti, esplicitamente o sotto traccia, scrive Peretti: le fiere e gli eventi del vino servono ancora? Perché è da più di un anno che non se ne svolgono, eppure le vendite non sono andate tutte così male (almeno non per tutti) e i bilanci non sono tutti così negativi (almeno non per tutti). 

Addirittura, ci sono state denominazioni di origine che nel 2020 sono cresciute o quanto meno hanno tenuto e che continuano a crescere e tenere nel 2021, e questo senza Prowein, Vinitaly, Vinexpo e via scendendo. Luca Castagnetti su Civiltà del Bere spiega che i conti del 2020 di alcune aziende vinicole si sono chiusi col segno positivo nonostante i cali di fatturato, perché i minori ricavi sono stati abbondantemente compensati dalla drastica riduzione delle spese connesse con il marketing. O meglio, con quella parte del marketing che serviva ad alimentare, più che le vendite in sé, gli “obblighi di presenza” alle manifestazioni del vino. La qual cosa fa pensare, dico io, a un perverso circolo vizioso che faceva sì che il 'bisogno' di prendere parte alle fiere e agli eventi fosse – come dire – autoindotto. Insomma, se a una rassegna ci va tizio allora bisogna che ci vada anch’io e se ci vado io allora 'è necessario' che ci sia anche quell’altra cantina. Siamo sicuri che si tratta di necessità? La risposta in molti casi è 'no, non lo è' e non lo penso solo da adesso.

Pensavo, e a maggior ragione lo penso ora, che ad alcuni eventi da taluni ritenuti irrinunciabili ci si possa tranquillamente rinunciare, perché col marketing vero non hanno niente a che fare. Semmai, sono (erano) delle specie di occasioni mondane costose e infruttuose, adatte ad autogratificare il patron della cantina (a fargli dire iio c’ero') o a facilitare la vita di qualche PR di poca fantasia ('sono bravo, ho portato il vino a quell’evento'), ma non a sollevare le vendite. Ho un criterio empirico che adotto nel valutare la profittabilità”di un evento. Seguo l’hashtag della manifestazione su Instagram. Se le foto taggate con quell’hashtag sono prevalentemente dei selfie nei quali si vedono dei volti e un po’ di sfondo vinoso, allora essere all’evento non serve. Se le foto taggate con quell’hashtag, invece, raccontano i vini, allora può servire. Il più delle volte vince la prime tipologia di foto, quelle 'inutili', con la conseguente inutilità di spendere dei soldi per quell’evento.

Però c’è un altro aspetto da considerare. Mi chiedo se i risultati tutto sommato buoni ottenuti nel pessimo 2020 e nella prima parte del 2021 da varie realtà, nonostante l’assenza di fiere ed eventi, non sia il risultato di un effetto trascinamento delle attività 'pubbliche' svolte nei periodi precedenti. Se fosse così, vorrebbe dire che, sì, delle fiere e degli eventi se ne può anche fare a meno, nel breve periodo, ma forse non nel medio-lungo. A meno che non si sviluppino nuovi canali e nuove occasioni per dare evidenza alle diverse realtà produttive, ma queste nuove forme di ingaggio sono al momento appena abbozzate e rispondono comunque a logiche emergenziali. Insomma, credo che la domanda iniziale non abbia al momento una risposta solida in termini di prospettiva, e dunque è difficile dire se in futuro fiere ed eventi del vino torneranno in auge".  Articolo completo QUI 

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