Allarme di Fedagripesca FVG: compromessa la pesca della “frittura”
In anticipo sulla stagione, in questo giugno 2020 sono arrivate le “bufole”, appellativo dato agli ctenofori o “noci di mare”, organismi gelatinosi predatori che da alcuni anni invadono, in estate, le nostre acque. Sono organismi alieni, arrivati dal Mar Nero, dove hanno messo in ginocchio la pesca. I dati in possesso di Fedagripesca FVG, confermati anche dall’Ogs di Trieste, indicano la loro presenza nel nostro territorio, in modo massivo, almeno dal 2016. Gli ctenofori sono altamente dannosi, galleggiano nell’acqua e sono voracissimi, predando tutto quello che è alla loro portata (plancton, uova e larve di pesce e di molluschi) creando un grave problema ecologico che si ripercuote su tutto il comparto ittico.
Inoltre, facendosi portare dalle correnti, finiscono nelle reti, dove, con la loro consistenza gelatinosa, ostruiscono i fori e riempiono il cogollo rendendolo inservibile. Questo succede in particolare con i “cogoi fissi”, a maglie molto strette, che servono per la cattura del latterino e del gambero di laguna, ingredienti tipici delle nostre fritture e che rappresentano oltre l’80 per cento del pesce pescato in Laguna di Marano e Grado. La pesca con i “grasiui” è fra le più tradizionali della pesca lagunare, ricca di storia e adattatasi all’ambiente, tanto da essere a impatto ambientale nullo o quasi. Proprio questi pescatori sono i più colpiti dall’invasione degli ctenofori: negli anni hanno visto ridursi il reddito da latterino di circa il 60%, raggiungendo, per il gambero, riduzioni di oltre il 70%.
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