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Giovedì 3 ottobre "Gli ultimi" di Turoldo

Giovedì 3 ottobre alla 44° Mostra regionale della Mela di Pantianicco  vi consigliamo vivamente di seguire la proiezione della copia restaurata del film "Gli ultimi" di Vito Pandolfi e Davide Maria Turoldo, girato nel 1962, nel Medio Friuli, frutto della collaborazione con la Cineteca del Friuli e il CEC-  Centro Espressioni Cinematografiche. Introdurrà la proiezione Luca Giuliani della Cineteca del Friuli. Nell’inverno del 1962, quindici anni prima della realizzazione de “L’albero degli zoccoli” di Ermanno Olmi, nella campagna friulana, si girò il film “Gli ultimi”, storia di una povera famiglia di contadini all’indomani della terribile crisi del 1929, raccontata attraverso gli occhi di un ragazzo di dieci anni, Checo. La realizzazione di questo film, uscito nel pieno del boom economico, fra lo scetticismo dei più, si deve al coraggio e alla tenacia di David Maria Turoldo che riuscì a coinvolgere nel progetto Vito Pandolfi per la regia, Armando Nannuzzi,  grande “maestri della luce” per la fotografia, Carlo Rustichelli per le musiche, Leo Pescarolo, oggi affermato produttore, nei panni di aiuto regista. Il film fu interpretato da un ragazzino di Nomadelfia e da attori non professionisti scelti fra la gente dei paesi dove il film fu girato, fra cui il fratello dello stesso Turoldo. Le riprese durarono circa  due mesi nella zona di Coderno di Sedegliano, sui colli di Buia, nel mulino nieviano di Glaunicco, a Craoretto di Prepotto. Fu utilizzato anche un tronco della ferrovia Udine-Cividale con vetture e locomotiva d’epoca. A documentare l’impresa, padre Turoldo chiamò un suo amico di Casarsa, Elio Ciol, che, nel ruolo per lui inedito di fotografo di scena, scattò quasi duemila fotografie. La prima del film avvenne a Udine, al cinema Centrale, la sera del 31 gennaio 1963. Successivamente nelle sale italiane riscosse scarsa attenzione. Ma il poco successo commerciale venne controbilanciato dagli apprezzamenti dei critici e degli intellettuali. Così scrissero del film: “Assoluta severità estetica” (Pier Paolo Pasolini); “Schietta e alta poesia” (Giuseppe Ungaretti); “Il linguaggio della verità” (Giacinto Spagnoletti); “Un atto di coraggio che è anche poesia” (Guglielmo Petroni). Noi ci associamo in pieno a quest'ultimo commento: ricordo ancora con commozione di aver visto il film eda ragazzina e di aver condiviso con quelle immagini e quelle parole sobrie e scarne i racconti di povertà e sofferenza che i miei gentiori ci raccontavano. Nella gioia di aver ormai superato quei momenti terribili, fieri insieme, in tutta la famiglia, di poter godere di quel piccolo benessere che avevamo e che allora ci sembrava enorme. Che ci faceva sentire ricchi e fortunati.


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