Skip to main content

Restauro del dipinto di Balestrieri

gli ultimi giorni di Domenico Morelligli ultimi giorni di Domenico MorelliGiovedì 12 giugno alle 17.30 il museo d’Arte moderna e contemporanea di Udine  presenta l’importante dipinto di Lionello Balestrieri "Gli ultimi giorni di Domenico Morelli"- olio su tela del 1902 - a conclusione di un complesso intervento di restauro.  Un altro pezzo pregiato delle collezioni museali torna al suo antico splendore. L’opera, raffigurante la morte del pittore napoletano Domenico Morelli, sarà presentata da Vania Gransinigh ed Elisabetta Milan. Il dipinto, di grandi dimensioni e attualmente esposto al primo piano del museo, aveva cominciato a evidenziare pericolosi sollevamenti della pellicola pittorica dovuti ad antichi e malaccorti restauri. Per questo motivo l’opera è stata inserita nel piano di lavori di restauro con un intervento che, vista la difficoltà posta dalla fragilità della materia cromatica, ha richiesto parecchi mesi di lavoro. Dopo aver coinvolto la Soprintendenza regionale per i Beni storico-artistici, si è così proceduto a stilare un progetto di restauro che prevedesse la riadesione della superficie pittorica alla tela e successiva stiratura della stessa. Nel frattempo sono state effettuate alcune indagini a luce ultravioletta che hanno portato in evidenza numerosi ritocchi risalenti ai precedenti lavori di restauro, mantenuti per rispettare le stratificazioni storiche ormai esistenti sull’opera. L’intervento si è concluso con i lavori di pulitura e verniciatura finale e con un attento restauro della pregevole cornice lignea liberty con motivo a foglie d'edera dorate, realizzata con l'ausilio della cartapesta. Gli studi condotti in questa occasione per dirigere al meglio l’opera di restauro hanno permesso non solo di riportare il quadro al suo originario splendore, ma anche di approfondire le conoscenze che lo riguardano e che ne fanno uno dei dipinti più pregevoli delle raccolte museali. Acquistata alla Biennale di Venezia del 1903 dalla Fondazione Artistica Marangoni per le collezioni udinesi, l’opera era già stata presentata al pubblico dal suo artefice, l’anno precedente, al Glaspalast di Monaco, una delle più importanti rassegne d’arte internazionali dell’epoca. Lionello Balestrieri apparteneva a quella generazione di artisti che si era formata in ambito accademico prima e a stretto contatto con la realtà delle botteghe d’arte poi, acquisendo faticosamente professionalità e mestiere. Il suo linguaggio espressivo si colloca nel solco di un tardo realismo di marca ottocentesca, venato di idealità romantiche che permise al pittore di ottenere un ampio consenso a livello internazionale.
Dopo aver compiuto i propri studi all’Istituto di Belle Arti di Napoli con Domenico Morelli e Filippo Palizzi, Lionello Balestrieri si trasferì, all’inizio degli anni Novanta del XIX secolo, a Parigi, all’epoca capitale del mondo artistico internazionale. Durante il soggiorno parigino, suggestionato dal successo riscosso dagli impressionisti, l’artista toscano ebbe modo di adeguare il suo stile alla moda imperante dedicandosi a dipingere soprattutto soggetti romantici ispirati alla musica. Nel 1898 realizzò il quadro “La morte di Mimì, oggi a New York”, a cui fece seguito l’opera che gli fece ottenere i maggiori riconoscimenti, il “Beethoven” del 1899. Presentato al pubblico all’Esposizione universale di Parigi nel 1900, il quadro fu inviato anche alla Biennale di Venezia del 1901 dove fu comprato dal Museo Revoltella di Trieste.
Sull’onda degli apprezzamenti suscitati da quest’opera anche l’allora Galleria d’Arte Moderna di Udine decise di acquistare un suo dipinto. L’occasione giunse alla Biennale del 1903 dove l’artista espose proprio “Gli ultimi giorni di Domenico Morelli” in cui egli ritrasse il suo vecchio maestro nei giorni immediatamente precedenti la morte. Tributo di affetto per il vecchio pittore napoletano, la grande tela lo raffigura in un interno, adagiato su di una poltrona mentre alcuni amici lo assistono. L’ambientazione scura e affocata appare rischiarata solo dalla luce che entra da una finestra sul fondo e da una lampada appoggiata sul tavolo che crea un gioco virtuosistico di luci sugli astanti e sulla figura spettrale del pittore morente. Richiami al verismo di ascendenza palizziana si sommano in quest’opera al trattamento più libero e sciolto di luce e colore che derivava all’artista dalla conoscenza della pittura impressionista francese con cui era entrato in contatto durante la sua permanenza parigina.
Per informazioni: Casa Cavazzini, via Cavour 14 tel. 0432.414772

  • Creato il .
  • Ultimo aggiornamento il .
Privacy Policy