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Ville venete: tempo del caldo tempo del freddo

scorcio su camini venezianiscorcio su camini venezianiRiceviamo e volentieri pubblichiamo. I grandi camini veneziani (nella foto) sono ormai quasi solo decorativi. La crisi energetica accresce le difficoltà di mantenimento e conduzione delle Ville Venete. Mancano leggi adeguate per consentire alle dimore storiche italiane vincolate dalle Belle Arti di poter utilizzare le energie rinnovabili (in particolare il fotovoltaico) utilizzando spazi al suolo non visibili.

Il sior conte, il paron, in villa ci stava da marzo a ottobre. Seguiva l’andamento delle campagne e, in generale, gli "afari da tera". D’inverno si rifugiava nel mezzanino del palazzo in città, a Venezia. Nella bella stagione la villa è fresca, cinque, sei gradi in meno di fuori. I materiali con cui è costruita - mattoni, sabbie e calce per intonaci traspiranti - e gli stessi metodi di costruzione - spessore dei muri, volumi delle stanze alte quattro, sei, persino dieci metri - fan sì che la massa assorba il gelo invernale cedendolo man mano nella bella stagione. Si chiama inerzia termica e in casa si sta bene, a volte persino con lo scialle e la giacchetta. Così fino all’impatto con la canicola di agosto, che non dura molto. Dal sole a picco e bollente ci si difende con gli oscuri "in coppo” e le correntine d’aria provocate ad arte da certe porte e finestre lasciate aperte o in sfesa; la casa diventa ombrosa, ogni tanto porte e finestre sbattono con le termiche del pomeriggio, e in modo sopportabile si giunge al clima dolce di settembre.

D’inverno no, il caldo immagazzinato d’estate dai muri s’esaurisce a novembre, s’arriva a San Martino, poi il gelo diventa da fastidioso a proibitivo. I caminetti per tagliare l’aria non bastano più e mentre un tempo si spegnevano i fogheri delle cucine e si tornava a Venezia, oggi, con caldaie a conduzione, termosifoni e fancoil si resta. Ma con i grandi camini divenuti decorativi, inutili, abitare in Villa d’inverno rasenta l'assurdo, è eticamente inappropriato, è uno sbaglio, una contraddizione storica. Se non si sacrifica la tasca, a rimetterci è la qualità di vita.

D’altra parte abbandonare queste case vuol dire lasciarle andare in rovina, esporle al saccheggio. Non va bene: sono sempre più centri d’interesse pubblico, punti di riferimento culturale, ambiti paesaggistici, scrigni della storia, della memoria, di opere d’arte. Tra produzioni eccellenti dell’agroalimentare, turismi e costi manutentivi, tra fatturati e indotto, generano un’economia rilevante per le aree in cui insistono.

Ci chiediamo in molti ormai: sarà mai possibile che per il più vasto giacimento culturale e paesaggistico del mondo, non si possa produrre una legge che consenta l’utilizzo delle tecnologie alternative di produzione energetica? Alberto Passi © Tutti i diritti riservati
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Villa Tiepolo Passi. Domenica 6 marzo 2022, ore 11:00 riapertura ufficiale delle visite guidate. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

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