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Continua la crescita del bio

Consumi +20%  nel 2015 e +21% nei primi 6 mesi del 2016; superficie agricola utilizzata + 7,5% , aziende + 8,2%. L'Italia si conferma paese leader nel mercato mondiale 40% di export per 1,650 miliardi di euro. Sono sempre più numerosi i cittadini che si sono convertiti al biologico e le aziende che scelgono di produrre senza l’utilizzo di sostanze chimiche. Lo dimostrano gli ultimi dati anticipati ad agosto dal Sinab e che Firab (Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica) ha elaborato in occasione del SANA Salone del Bio di Bologna. Positivi anche i dati del Friuli Venezia Giulia.


Dopo un anno (il 2015) di crescita a due cifre (+20%), i primi sei mesi del 2016, a fronte di un calo dei consumi convenzionali pari a -1,2%,  hanno già toccato, secondo i dati Ismea-Nielsen,  incrementi del 21% del biologico confezionato venduto sui banchi della GDO. Il numero di famiglie acquirenti ha superato i 19 milioni e, tra questi, oltre 13 milioni li consumano almeno 1 volta alla settimana.
Sempre nel 2015, in termini di Sau (superficie agricola utilizzata), sono stati convertiti al bio altri 104,1 mila ha (+7,5% rispetto all’anno precedente), di conseguenza il 12% della Sau complessiva italiana è bio. Il primato però va al Sud. Basti pensare che la Calabria detiene il 31% di Sau.: In termini di aziende, poi, altre 4,5 mila aziende si sono aggiunte a quelle dell’anno scorso (+8,2%),

In Italia siamo arrivati a circa 60mila operatori per circa 1,5 milioni di ettari di terreno; il mercato del biologico vale  4,3 miliardi di euro, facendo del nostro paese uno dei protagonisti del settore a livello mondiale e in particolare a livello europeo. Se prendiamo come riferimento gli ultimi due decenni la crescita che si registra è a tre cifre: aziende cresciute del 247% e superficie coltivata del 347%.

L’export italiano ha infatti toccato il 40% con un valore corrispondente pari a 1,650 miliardi di euro.
Il trend positivo ha interessato non solo la distribuzione specializzata e non, ma anche gli altri canali di distribuzione alternativi, come quelli della filiera corta, come evidenzia l’ultimo rapporto Bio Bank 2016. Spiccano, infatti,  i siti di e-commerce di alimenti bio, i gruppi d’acquisto solidale e le attività di ristorazione con materie prime bio. Prevalente la presenza degli spacci per la vendita diretta presso le aziende agricole biologiche, a seguire quella degli agriturismi aperti da coltivatori bio e delle mense scolastiche che utilizzano materie prime biologiche.
“Questa crescita da un lato ci riempie di soddisfazione - dice Vincenzo Vizioli, presidente di AIAB – ma dall’altro di preoccupazione. Il cambio è prima di tutto culturale. Tra le famiglie italiane si fa sempre più strada, infatti, una cultura che richiama ai valori di tutela della salute e dell’ambiente, e che va a braccetto con il modello produttivo che noi di AIAB difendiamo da anni. Allo stesso tempo però il biologico sempre più ricco fa gola a molti. E’ importante dunque che la politica assuma tutte le misure adeguate per proteggerlo da truffe e malaffare. Noi di AIAB lo chiediamo da tempo e ci auguriamo che chi di dovere risponda in fretta. E’ inoltre importante puntare sull’internazionalizzazione, considerato il ruolo di primo piano che l’Italia ha nelle esportazioni di prodotti bio. Per questo ci è sembrato fondamentale, nell’ambito del Sana, organizzare un incontro con la delegazione nord americana”

E’ opportuno ricordare in questo contesto che nel 2015 il mercato biologico degli Stati Uniti, il più grande mercato del mondo, è cresciuto dell'11% rispetto al 2014, raggiungendo un valore pari a 43,3 miliardi di dollari.  In questo contesto la richiesta per i prodotti made in Italy bio è anch’essa in continua crescita. Un dato su tutti: sul mercato americano del vino biologico una bottiglia su tre del mercato USA viene dall'Italia. Un'ultima occhiata ai dati su import ed export mettono in luce un punto debole del biologico nazionale che potrebbe diventare un'ulteriore opportunità per i bio friulani: nel 2015 abbiamo importato 5.000 ton di soia bio e 9.000 ton di panello bio dalla Cina, che vanno alla mangimistica. Che non sia il caso di organizzarsi e farne almeno una parte qui nel Nord-Est, dove le condizioni climatiche ed edafiche nonchè il know-how permetterebbero di ottenere produzioni più che soddisfacenti?   

"Questa dipendenza della zootecnia bio dalla soia asiatica è un paradosso che dobbiamo affrontare e risolvere" spiega Cristina Micheloni Micheloni. "Non è un caso che la nostra associazioneAIAB Aprobio FVG  faccia parte dell'iniziativa Soia Danubiana ed Europe Soya: il tema delle proteine vegetali ci vede impegnati ed attenti. In questi due ultimi anni abbiamo lavorato sulla tecnica agronomica e sperimentato percorsi che permettono di combinare il bio con l'agricoltura conservativa e quella di precisione, in modo da ottenere il meglio per l'ambiente e per gli agricoltori. Nel frattempo abbiamo costruito una rete di rapporti, a livello nazionale ed europeo, che potrà darci soddisfazione nel breve e nel lungo periodo".  


E in FVG? "I numeri finalmente pubblicati ci danno ragione" afferma Cristina Micheloni, presidente di AIAB-APROBIO FVG. "+40% di SAU biologica in Regione in un solo anno non è poco e nel 2016 la tendenza si è mantenuta, quindi aspettiamoci per fine anno un ulteriore incremento a due cifre. Non male dopo decenni di stagnazione. Ma è interessante guardare anche i dati sul mercato, che dimostrano come il bio non sia solo figlio del PSR, ma di quel +11% di incremento annuo delle richieste di mercato".




I dati SINAB sono disponibili qui: http://www.sinab.it/bionovita/convegno-tutti-i-numeri-del-bio-italiano-disponibili-le-presentazioni

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