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Fiera dei santi di Rivignano fra streghe zucche e ricordi del Nievo

Il 2 novembre del  1856 Rivignano fu visitata da Ippolito Nievo,  che soggiornava al Castello di Fratta: su consiglio di amici, partecipò alla festa del giorno dei morti, così originale e famosa, da essere già allora conosciuta in tutto il Friuli. La visita si rivelò indimenticabile a tal punto che il Nievo ne parlò anche nel romanzo storico-autobiografico “Le confessioni d’un italiano”. Il 2 novembre, giorno dei Morti, a Rivignano si fa festa fra canti e balli. Le origini della festa sono lontane nel tempo, quel tempo in cui si credeva che le anime dei morti apparissero ai vivi, quando Striis, Orcui e Cjalcjùts erano sempre presenti nei racconti che gli anziani facevano ai bambini nelle lunghe serate invernali. C’erano poi le Aganis, le streghe buone, creature bianche e irraggiungibili che apparivano spesso lunghi i corsi d’acqua delle Risorgive del Medio Friuli. La loro attività principale consisteva nel lavare le lenzuola per poi metterle ad asciugare lungo i greti dei fiumi e nei verdi prati adiacenti, creando così un distesa bianca nel contempo splendente e inquietante. Il 1 novembre alle 20 nella sala comunale di Rivignano sarà presentato il libro Agane Fate d’Acqua, leggende immortali fra mito e realtà, di Barbara Bacchetti e Tatiana Dereani.  La giornata del 31 ottobre è dedicata alle zucche, prodotto tipico della fiera anche dal punto di vista gastronomico nelle sue diverse forme, e alle streghe, in particolare quelle d’acqua dolce (le cosiddette “Aganis” nella tradizione mitologica dei territori di risorgiva del medio e basso friuli). Adulti e bambini minuziosamente truccati e mascherati si aggirano per le strade in un’atmosfera incantata e surreale, in attesa della pittoresca discesa della strega dal campanile.

E il 2 Novembre, giorno in cui ovunque si celebra il ricordo dei morti, alla tristezza e al silenzio si sostituiscono balli, musiche e un grande mercato che riempie le strade del paese: una peculiarità a livello nazionale. Da recenti indagini si è scoperto che la giornata è storicamente dedicata al mercato del bestiame il cui inizio risale, presumibilmente, alla fine del XV secolo. All’alba di tal giorno il proprietario del fondo su cui avveniva il mercato apriva i cancelli e presto il “brolo” veniva invaso per tutto il giorno da animali e persone. Questa tradizione è rimasta immutata negli anni, le persone hanno continuato a recarsi al mercato per comprare non solo bovini o animali da cortile ma anche stoffe, vestiti o particolari generi alimentari. Era il momento d’incontro per la comunità del paese ma pure di quelli limitrofi in considerazione anche del fatto che la giornata continuava fino a notte inoltrata. Infatti, una volta chiusi i cancelli del mercato si aprivano quelli in legno del cosiddetto “brear”, ovvero il tavolato per il ballo posto nella piazza principale sul quale si svolgevano le danze che coinvolgevano i ragazzi del paese, offrendo loro un momento unico per conoscersi e socializzare.

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