Le déjeuner d'HuitreIl clima ha dato segnali inequivocabili del suo cambiamento, con evidenti ricadute sulle caratteristiche principali di molti dei vini più importanti del mondo. È il caso dello Champagne che, secondo la ricostruzione del professor Attilio Scienza, ordinario di viticoltura all’Università di Milano, è quello che siamo abituati a bere, anche grazie ai mutamenti climatici che hanno segnato la sua storia fin dalle origini. Nella Champagne, fino alla fine del XVII secolo si producevano vini rossi fermi, peraltro modesti, ottenuti da Pinot Noir; poi, nell’ultima fase della “piccola glaciazione” che colpì l’Europa, subì gli effetti del clima di allora, e dovette trovare una soluzione. Grazie al miglioramento delle tecniche di pressatura, iniziò così la produzione dei vini bianchi da uve rosse (“blanchiment”) che, rifermentati in bottiglia con una tecnica nata nel 1662 in Inghilterra, diventavano vini “mousseux” (spumanti). Nasce così lo Champagne, dipinto per la prima volta dal pittore francese François de Troy, nel quadro “Le Déjeuner d’Huitre” del 1735, che raffigura un tappo che vola e, accanto alle ostriche, alcune bottiglie di Champagne.