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Api in affitto: per la vigna

vasetti di raro miele Amorpha fruticosa di Giuliano Marini  ph:D. Paciarelli/C.Bardus vasetti di raro miele Amorpha fruticosa di Giuliano Marini ph:D. Paciarelli/C.Bardus Numerose critiche e rilievi e appunti sul mio articolo relativo alle api e alla loro utilità in vigneto - a certe condizioni - pubblicato sul mensile qbquantobasta. Con mia grande soddisfazione ovviamente, perchè ciò significa prima di tutto che l'articolo è stato letto, secondo che  è opportuno introdurre sempre nuovi spunti di discussione... Per chi si fosse perso il cartaceo eccovi il pezzo. Attendiamo commenti. Per commentare qui sul sito basta registrarsi gratuitamente. "Quando dai Vignai da Duline degustavo la Malvatea (recensione sul numero di agosto di qbquantobasta), Lorenzo Mocchiutti, proprietario con la moglie Federica, dell’azienda, mi parlò dell’affitto delle api. Cosa? Come? Sapevo che si poteva affittare di tutto, ma non certo delle api! L’affitta-api è Giuliano Marini, giovane e intraprendente proprietario da dieci anni dell’azienda agricola biologica Canais. Sono andata a incontrarlo per capirne di più. E ora vi racconto che cosa ho appreso. Innanzitutto le api, con calabroni e vespe, sono delle impollinatrici eccezionali (ne parla in altro articolo sempre sul numero di settembre 2013 di  qbquantobasta il mielologo Fausto Delegà).

Da una ricerca dell’Università di Firenze, si è scoperto che i lieviti indigeni trascorrono un periodo del loro ciclo vitale all’interno dell’intestino di vespe sociali e calabroni, al di fuori dell’ambiente di fermentazione. Quando i frutti maturano, questi insetti sono attratti dal loro odore, li rompono grazie ai loro potenti apparati mandibolari e inoculano questi microorganismi all’interno dell’acino. Le api sono i medici che guariscono le ferite. Esse non bucano la buccia dell’acino ma, quando trovano un chicco ferito, sia dagli altri insetti che dalla grandine o da
marcescenze varie, lo ripuliscono fino al completo svuotamento, evitando così che, marcendo, possa intaccare i chicchi vicini. Ma ripartiamo dall’inizio. Vignai da Duline in agosto affittano da Giuliano una serie di arnie, 5 o 6 per ettaro, e le posiziona all’interno del vigneto. Avendo una produzione poco intensiva, circa un chilogrammo di uva per pianta, per loro sono sufficienti. Ovviamente in coltivazioni con vari chili per vite, di arnie ne servono di più. Sono arnie con all’interno nuove famiglie, create a luglio. Non producono miele, ma le sostanze che immagazzinano serviranno loro per essere forti durante l’inverno e produrre buon miele per l’anno successivo. In agosto è caldo, ci sono pochi fiori, le api hanno fame e sete. Pertanto alla minima fuoriuscita di liquido dagli acini si tuffano e succhiano tutto.  Essendo piccoline riescono a entrare nel chicco ammalato e a succhiare tutta la parte zuccherina, lasciando solo la buccia. In due giorni riescono a ripulire un ettaro di vigneto colpito dalla grandine. Ovviamente il vigneto non deve essere stato irrigato da antiparassitari o peggio ancora da antibotritici. Le api al contatto con le sostanze chimiche morirebbero.

Giuliano Marini si definisce “Il Maggiordomo delle api”, non il loro custode. Le cura e le trasporta dove c’è cibo. Ora
una parte delle sue arnie è a Marano. Sta fiorendo la Salicornia, forse riesce a farci del miele in purezza..."

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