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Le nuove mamme di Azzano x per l'Emilia

Quando si parla di terremoto in Friuli i cuori tremano più della terra. Nel 1976 c’è stato un evento storico senza paragoni che ha squarciato il suolo e segnato le coscienze come poche volte prima era successo. Non è raro, tra di noi, sentire i racconti familiari legati a quel periodo. Mia suocera si doveva sposare, incinta di mio marito, e la terra ha tremato in un modo inimmaginabile per chi, come me, non ha vissuto in prima persona questa esperienza.

Quando Le Nuove Mamme si sono attivate per i terremotati dell’Emilia Romagna, io ho dato subito la mia disponibilità per solidarietà, ma anche per senso del dovere, carica di una memoria storica ancora oggi molto presente. Ho offerto casa mia, qui ad Azzano Decimo, un piccolo paesino del Pordenonese. Era il minimo che io potessi fare. Dopo l’inizio in sordina dell’evento, la voce si è diffusa e hanno cominciato a chiamarmi le amiche, chiedendo conferma dell’articolo pubblicato. Così piano piano la mia taverna si è riempita di giocattoli, materiale didattico, vestiti e scarpe per bambini. Ma anche di sogni e speranze, di voglia di aiutare, come desiderio concreto, senza intromissione delle istituzioni.

La domanda più diffusa che ho sentito è stata “Vai tu di persona a portare il materiale?” come se questo desiderio di essere utili sia fiducioso sicuramente, ma fino ad un certo punto. Ormai si sentono notizie raccapriccianti tra giornali e televisione e si dubita di tutto e di tutti. Forse in una realtà più piccola come la mia, ci si fida di più delle persone, perché si conoscono tutti da una vita, e nessuno si sognerebbe di tradire la fiducia riposta.

Le altre Nuove Mamme in giro per l’Italia hanno cominciato la raccolta come me, nelle loro abitazioni, mettendo a disposizione garage e cantine. Con tutta la speranza e la fiducia che solo una mamma deve avere, per i figli di chi ha perso tutto come se fossero i propri bambini.

Così sabato 16 giugno 2012 alle ore 13.00 siamo partiti da casa mia con il furgone pieno. Eravamo in sei: Silvia Dorigo e Christian Tomasini che hanno messo a disposizione il mezzo di trasporto, Michela Dolciotti e Marco Dazzan che mi hanno aiutato con la raccolta del materiale in modo esemplare, Emilia Odorico che con la sua positività e la pubblicità che mi ha fatto ha raggiunto quasi tutto il paese ed io, come anello di congiunzione tra la loro voglia di aiutare e la gente semplice, come noi, che ha veramente bisogno di tutto. Con i contatti forniti da Monica Volta e Chiara Petragnani siamo arrivati a Roberto, che ha perso la casa, ed è tornato ad abitare con il padre. Abbiamo depositato la merce vicino a Zocca, una zona meno colpita dal terremoto (anche se nelle carte è la vera zona sismica) appunto per lasciare la merce in un posto sicuro e permettere a Monica e Chiara di consegnare nel modo e nel tempo più opportuno.

La voglia di darsi da fare però non è finita. E già, nel ritorno da questa prima consegna, in molti di noi hanno espresso il desiderio di continuare ad aiutare, almeno per quello che ci è possibile. Non si può proprio stare con le mani in mano, anche se quello che abbiamo fatto è solo una goccia nel mare. Quello che ho capito, in fondo a tutto, è che la volontà del singolo è forte, contagiosa e travolgente. Che la mia Azzano Decimo è una realtà dinamica, attiva e piena di persone propositive. La voglia di fare, tipica della nostra zona, si è concretizzata in un gesto semplice e umile ma che potrebbe fare la differenza per chi, purtroppo, ha perso tutto, come in Emilia Romagna.

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