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Bada al piatto tuo

Non bisogna mostrarsi ingordi, il cibo è solo l’occasione per condividere la compagnia di altre persone. Non si attingono bocconi dal piatto del vicino, neppure se si tratta di un familiare. All’ospite educato basta poco sia di bevanda sia di cibo, non si serve per primo, non guarda con occhi cupidi la mensa e non palesa meraviglia per l’abbondanza delle pietanze: così raccomandava Sira nel libro di Dottrina scritto per l’educazione del figlio, II sec. a.C. A volte in una conviviale si creano situazioni da brivido che mettono a dura prova gli amanti dei “piaceri della tavola”, ossia del cibo insaporito da una adeguata estetica nella presentazione e da una armonica atmosfera circostante.

Tra coppie o tra amici capita, in ristorante o trattoria, di essere incerti nell’ordinare e talora qualcuno esce con: «prendiamo cose diverse, così poi mi fai assaggiare del tuo». C’è anche chi propone l’assaggio non appena gli arriva il piatto, magari sentendolo un dovere morale allorquando gli altri compagni di tavola devono attendere per il proprio (non considerando il fatto che prima d’iniziare si aspetta che tutti siano serviti). Ne consegue che poi costui quasi pretende lo scambio reciproco, col risultato che nella tavolata si avvia una pesca plurima. Quanti si adattano a questo rituale per non sembrare scortesi o schizzinosi?

Il bon ton della tavola dice che non si attingono bocconi dal piatto del vicino, neppure se si tratta di un familiare. Non si scambiano i piatti per far completare all’altro la nostra opera né si regalano porzioni se non piace la pietanza o se si è già sazi, come accade talvolta tra coniugi, ma anche tra madre e figli. Nemmeno si propone, con finta innocenza, lo scambio nel caso il contenuto altrui sia più stimolante del proprio. Non si fanno confronti tra piatti né si esprimono lagnanze.

Ci sono persone che, in attesa sia completato il giro di servizio, commentano le porzioni via via assegnate, e poi fissano lo sguardo su quello che gli viene messo davanti, assumendo un’aria contrita. È molto “villano” sbirciare nel coperto altrui per misurare la quantità di cibo di ciascuno!

Se ci si serve da soli dal piatto di portata, non si «rimesta e brancica i cibi sul tagliere sce­gliendo i bocconi migliori», atto che disgustava già Bonvesin da la Riva nel 1288. È comporta­mento poco cortese nei confronti degli altri invitati. Si prende la porzione più prossima a noi, qualunque essa sia. E ciò vale in qualunque ambiente, per quanto informale, ci si trovi!

Il galateo è uno stile di vita, non un vestito che ci si mette addosso solo per le occasioni importanti.

 

Marta Sacher è esperta di bon ton e wedding planner  

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