Il peperone di Voghera diventa Presidio Slow Food
Il peperone di Voghera diventa Presidio Slow Food. Si conclude proprio oggi 10 settembre la grande festa del celeberrimo peperone di Carmagnola e qui in contemporanea si annuncia la rinascita del peperone di Voghera, diffusissimo fino a metà del secolo scroso nella pianura tra Alessandria e Pavia, alle confluenze dei torrenti Scrivia, Curone e Staffora nel fiume Po.
Voghera ospitava un importante mercato ortofrutticolo ed esportava anche fuori dall’Italia quei peperoni verdi. Poi, intorno alla metà del Novecento, una micosi causò un drastico calo di produzione negli orti vogheresi. Oggi, dopo più di quindici anni di lavoro finalizzato al recupero del seme, il peperone di Voghera è tornato nei campi e sulle tavole, diventando Presidio Slow Food.
Il “bianco” di Voghera, un peperone che va raccolto verde
«Il peperone di Voghera ha forma cubica, dimensione tra gli 8 e i 12 cm ed è quadrilobato, cioè normalmente ha quattro coste» spiega Andrea Olezza, referente dei sei produttori che aderiscono al Presidio. «Il peperone è verde chiaro e perciò viene detto “bianco”. In piena maturazione diviene giallo, quasi arancione, ma la particolarità è che è buono già quando è verde: proprio per questo motivo, il Voghera normalmente si raccoglie uno o due giorni prima che diventi giallo. È il momento in cui è più consistente, l’ideale per essere conservato sottaceto, come da tradizione». Il peperone di Voghera non è buono solo sottaceto, ma anche crudo, in insalata, in pinzimonio o come condimento di un classico risotto.
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