Il gusto agro dell'aceto
Aceto, “acetum”, dal verbo latino “acere” cioè “inacidire”. Ha origini antichissime: nell’Antico Egitto e poi tra i Romani veniva utilizzato per conservare i cibi e insaporire pietanze.
Si sperimentava già a quei tempi l’uso dell’aceto per la marinatura nella conservazione del pesce. Se il metodo per ottenere l’aceto era conosciuto da tempi remoti, fu solo Pasteur nel 1864 a dimostrare scientificamente come gli Acetobacter, batteri responsabili dell’acetificazione, agivano in presenza di ossigeno. Ciò
consentì di procedere alla produzione
dell’aceto in modo più controllato
e su larga scala.
Forse
non tutti lo sanno, ma l’aceto
rientra nella categoria degli
alimenti nervini, cioè eccitanti. Generalmente quando
si dice aceto si pensa a quello
di vino, ma ne esistono diverse
tipologie: di sidro, di mele, di alcool (aceto bianco)
derivato dalla fermentazione
di alcool distillato o quello
dal tipico color rossastro derivato
dal malto. Ogni paese
di fatto propone il proprio
aceto secondo le tradizioni e
gli alimenti più comuni.
In Giappone preparano l’aceto di riso, in Asia sudorientale e in India quello di cocco, nelle Filippine quello di canna. Nella cucina del Medio Oriente si può gustare un aceto, prodotto in Turchia, ricavato dall’uva passa.
Facciamo l’aceto in casa
Qualsiasi vino di media alcolicità
lasciato a contatto con
l’aria tende a inacidire: per
ottenere un buon prodotto
questo processo deve avvenire
nel modo migliore.
In un contenitore versate
un bicchiere di vino, mezzo
bicchiere di aceto naturale
e mezzo bicchiere di acqua.
Copritelo con un panno e sistematelo
sopra un armadio
della cucina, che solitamente
è il posto più caldo della
casa (l’aceto ha bisogno oltre
che di aria anche di una
temperatura sui 25°C). Se volete
accelerare l’acetificazione
potete immergere nel liquido
qualche spaghetto o un pezzo
di pagnotta, in modo che
i lieviti del pane aiutino gli
Acetobacter nel loro compito.
Dopo un paio di settimane, il
vino sarà del tutto inacidito
e sulla superficie del liquido
compariranno macchie
bianco-rossastre, segnale che
si sta formando la “madre”
del futuro aceto. Procuratevi
un’ acetiera in vetro o meglio
ancora in legno e trasferitevi
il prodotto con circa cinque
litri di vino. La botticella va
conservata in luogo pulito e
tiepido (la mia sta in garage,
caldo d’estate e molto freddo
d’inverno), ma non nello stesso
locale dove viene conservato
il vino: si potrebbe correre
il rischio di farlo inacidire!
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