Polenta di castagne e ossi di maiale
Polenta di castagne e ossi di maiale. Gli ossi di maiale sono un piatto tipico del mondo contadino. In Friuli costituivano il festoso pasto che coronava l'operazione del purcità cioè la macellazione del maiale che poi garantiva cibo sostanzioso alla famiglia per gran parte dell'anno. In molte regioni italiane si mangiano gli ossi del maiale bolliti, accompagnati dalla polenta.
Questa ricetta della Garfagnana e della Valle del Serchio utilizza la farina di castagne che in queste zone viene chiamata farina di Neccio.
Al gusto forte e sapido delle ossa di maiale si associa la dolcezza di questa polenta speciale.
Ingredienti per 4 persone
- 3 ossi di maiale a persona, devono essere ben polpose
- carota, sedano, cipolla per il brodo di cottura degli ossi
- 2 litri d’acqua
- 600 g di farina di castagne
- 1 cucchiaio di olio extra vergine di oliva
- qualche pizzico di sale e pepe
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FATE COSÌ
In un recipiente con acqua abbondante lessate le ossa di maiale per circa 2 ore con cipolla, sedano e carota. Teneteli in caldo fino al momento di servire.
Per la polenta
Versate l’acqua in una capiente pentola e portate a bollore. A questo punto iniziate a versare lentamente la farina di castagne.
Aggiungente qualche pizzico di sale e mescolate continuamente in modo che l’impasto diventi morbido e senza grumi.
Cuocete per 40 minuti circa.
Servite la polenta ben calda e morbida in un piatto insieme agli ossi.
IL CIOCCO TENUTA E PARCO
La ricetta, pur semplicissima è stata fornita da Il Ciocco Tenuta e Parco (struttura nata nel 1961 con l'obiettivo di far rivivere la montagna e le sue tradizioni, la natura con i suoi animali, lo sport e il relax, lontano dal “logorio della vita moderna”).
Nel 1967 diventa il primo polo turistico alberghiero d'Italia. È immerso in 600 ettari di parco naturale (dai 280 ai1.100 metri di altitudine) con servizi e formule che rivoluzionarono il mercato delle vacanze offrendo svago, sport e benessere in un'unica soluzione.
Deve il suo nome a uno dei poeti più noti d'Italia, Giovanni Pascoli, che si innamorò di Castelvecchio, dedicando anche una raccolta di versi; della Valle del Serchio, definita dal poeta "La Valle del Bello e del Buono", e dei suoi abitanti così laboriosi. Uno dei Canti di Castelevecchio si intitola proprio “Il Ciocco” e racconta di un gruppo di contadini seduti attorno al focolare a parlare della vita mentre guardano il fuoco consumare lentamente il ciocco, il ceppo da ardere.
La Tenuta si estende tra Barga e Fosciandora, al confine tra media e alta Valle del Serchio, un'area della provincia di Lucca che va dalla piana di Lucca alla Garfagnana, lungo il bacino del fiume Serchio.
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