LE DEGUSTAZIONI ALLA 4° EDIZIONE DEL NEBBIOLO GRAPES
Oltre alle interessanti sintesi degli interventi scoprirete il rotundone e i legami fra Nebbiolo e Schioppettino di Prepotto.
la notizia ci arriva grazie a Roberto Gatti
Stresa 28-29-30 Ottobre 2011
Il nebbiolo è il padre dei grandi vitigni rossi del Piemonte, un vitigno che nasce ai piedi delle Alpi, ovvero "IL VITIGNO PROPRIO DELLA FALDA DELL’ALPE". Così lo aveva definito Giorgio Gallesio botanico fiorentino (1772-1839) o uva Spanna ed era il titolo della relazione della Prof.ssa Anna Schneider dell’ Istituto di Virologia vegetale del CNR di Torino.
Nel 1865 abbiamo la prima citazione del vino "barolo". Il nebbiolo rosè è una cultivar diversa dal nebbiolo, ottenuta da una o più mutazioni genetiche e/o propaggine. Nella zona del sassella in Valtellina viene chiamato localmente Chiavanneschino.
Sul Monte Febera sono state ritrovate delle viti selvatiche di antiche origini, una di queste è stata chiamata caganbraga, il nebbiolo è un vitigno tra i piu’ antichi che si conoscano e da sempre considerato di pregio.
Ancora oggi si studia quali siano le sue origini, ed a tale proposito voglio riportarVi quanto mi/ci ha portato a conoscenza il Sig. Alberto Arlunno, titolare dell’azienda Antichi Vigneti di Cantalupo, molto bene raccontato nel link che sotto Vi riporto, dall’amico Enzo Zappalà:
http://www.acquabuona.it/2011/11/risolto-il-mistero-del-nebbiolo/
La Prof.ssa Silvia Guidoni ci ha illustrato gli effetti dei diversi microclimi sulla maturazione delle uve nebbiolo.
Il nebbiolo è molto sensibile alla variabilità delle condizioni ambientali. Nel 2010 è piovuto molto, nel 2011 è stato nettamente più caldo.
I vigneti esposti ad Est sono più caldi rispetto ai vigneti esposti ad Ovest, questo è stato provato in una sperimentazione in una azienda agricola piemontese.
Quando la temperatura supera i 30 gr. per il nebbiolo non è piu’ un fattore positivo, mentre a sud il peso dei grappoli è inferiore, con acidità superiori, mentre gli antociani sono risultati inferiori.
Il Prof. Novello invece ha sottolineato il fatto che il Nebbiolo è in grado di dare origine a vini che emozionano, un vitigno molto difficile da coltivare e da vinificare, sente molto il territorio, questo stimola l’interesse dei produttori. Ben vengano le biodiversità nei sistemi di allevamento, ma non bisogna perdere gli antichi e tradizionali metodi usati nel passato.
Il Prof. Mannini ci ha comunicato che nel 1990 gli innesti di uve nebbiolo sono stati circa 2.000.000, mentre nel 2011/2012 la produzione di barbatelle si è dimezzata passando a circa 1.000.000 ; oggi si conoscono circa 35 cloni di nebbiolo, tra i più rappresentativi: Lampia, Picotener, Michet, Rosè, Cobianco, Chiavennasca, Unimi Vitis
Il Prof. Enzo Cagnasso, ci ha parlato di quanto siano importanti la maturità fenolica e il potenziale antocianico in queste uve; il nebbiolo è un’uva ricca di antociani facilmente ossidabili: questo spiega il colore aranciato anche dopo pochi anni (n.d.r. ). Oggi viene adottata una nuova tecnica in spettrometria che è definita texture analysis. La durezza della buccia condiziona la quantità degli antociani che aumentano, ma a maturazione più lenta.
IL SESQUITERPENE ROTUNDONE
Il Prof. Fulvio Mattivi dell’ Istituto Fondazione Edmund Mach ci ha spiegato come questa sostanza sia all’origine della nota speziata nei vini piemontesi del gruppo dei nebbiolo.
Una sostanza che è stata individuata principalmente nei seguenti vitigni a bacca rossa : SCHIOPPETTINO DI PREPOTTO, VESPOLINA, VELTLINER.
Quando il vino contiene la nota speziata del pepe è la stessa sostanza ovvero IL ROTUNDONE che conferisce lo stesso odore al pepe.
Nella Vespolina è molto elevato questo composto speziato, che si manifesta maggiormente nelle zone fredde, si accumula solo nell'esocarpo (buccia), e dura nei vini anche dopo 20 e più anni. È un importante e nuovo argomento per la comunicazione, promozione e divulgazione del vino.