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Le Beaujolais noveau est arrivee

vigne di Chardonnay a Maconvigne di Chardonnay a Macon

Corso intensivo Erasmus “terroir and sustainability” svolto a Bel Air. Grande protagonista l'uva Gamay, un vitigno che altrove non rende altrettanto bene: è la Borgogna infatti, dal terreno granitico, caratterizzata da un clima mite, che impartisce al vino i caratteristici e intensi aromi fruttati con spiccate note di ciliegia e di banana. Questo articolo è stato scritto per noi da Daniela Markovich. 

Suolo granitico a GamaySuolo granitico a Gamay

C'è un che di "deliziosamente androgino" nel Beaujolais, che in un certo senso lo situa tra il vino rosso e il bianco: del primo esso ha il colore, del secondo la facile bevibilità. L'uva Gamay non viene pigiata e successivamente fermentata come nel caso dei vini tradizionali, ma viene invece effettuata la macerazione carbonica, in cui gli acini interi fermentano interamente (procedimento molto diffuso tra i produttori locali) in modo che solo una parte degli zuccheri presenti si trasformi in alcool  dando vita a un'insolita alchimia e conferendo ai vini il caratteristico gusto amabile, fruttato e vibrante, quasi privi di tannino.

Mont Brouilly a Gamay, BorgognaMont Brouilly a Gamay, Borgogna

Per molto tempo tuttavia, il Beaujolais è stato solo un vino comune. Più di un secolo dopo che le iniziali di Thomas Jefferson erano state incise sulle bottiglie di Château Lafite, il Beaujolais veniva ancora spillato nei bar direttamente dalla botte o versato direttamente dalle brocche. Tra gli anni '50 e '60, cominciò ad essere imbottigliato, ma troppo spesso il vino venduto oltreoceano con questo nome proveniva dall'Africa settentrionale invece che dalla Borgogna del sud. La salvezza venne da un giovane coltivatore locale, Georges Duboeuf, che negli anni '60 fondò un'azienda e cominciò a vendere solo Beaujolais genuino confezionandolo e commercializzandolo in modo da suscitare grande clamore. Grazie alla sua entusiastica promozione del Beaujolais Nouveau o Beaujolais Premeur, le vendite del vino novello sono passate da meno di due milioni di bottiglie l'anno alla fine degli anni '50 alle attuali oltre 70 milioni. Copiato da produttori di tutto il  mondo il Beaujolais Noveau è spesso snobbato dai puristi, i quali sostengono che l'eccitata attesa che ogni novembre circonda l'apparizione del novello non ha nulla a che vedere con il vino "vero". Ma si sbagliano. In effetti quell'atmosfera di eccitazione nelle enoteche di tutto il mondo appartiene alla storia del vino più delle silenziose cantine dove invecchia il chiaretto. Per secoli, e certamente prima dell'invenzione del tappo di sughero, l'arrivo delle botti di vino novello veniva ovunque salutato con gioia. Ma naturalmente, la popolarità ha un prezzo. Oggi, che i novelli sono spediti velocemente in tutto il mondo per essere stappati il terzo giovedì di  novembre, non dovrebbe stupire che quasi tutto il Beaujolais Noveau venga vinificato in fretta per essere venduto rapidamente. L'esistenza di questo tipo di vino e il modo rapido e acritico con cui viene bevuto ha consentito al Beaujolais di liberarsi dei suoi vini meno pregiati. Eppure, il comune Beaujolais venduto durante il resto dell'anno è tutt'altra cosa. Tenute e aziende con un buon nome, fanno vini gradevoli, mentre le bottiglie di produttori sconosciuti venduti nei supermercati andrebbero valutate con maggiore attenzione. I vini messi in commercio con l'etichetta Beaujolais Supérieur dovrebbero essere prodotti con uve più mature, ma questa è un'appellation che si usa solo per circa 13milioni di bottiglie su una produzione potenziale di circa 175 milioni. Potete anche scegliere fra uno dei 38 comuni il cui raccolto viene venduto con la denominazione Beaujolais Village o con la dicitura Beujolais Villages seguita dal nome del villaggio (come Beaujolais Villages Lantignié e Beaujolais Villages Blacé). Per un prodotto di qualità superiore potete scegliere uno dei dieci crus Beaujolais di Brouilly, Chénas, Chiroioles, Côte de Brouilly, Fleurie, Juliénas, Morgon, Moulin à Vent, Régnié e St. Amour. Oggi il Beaujolais rosé e i bianchi sono rari e, fra questi ultimi, molti sono venduti come St. Véran. Nonostante il grande prestigio dei bianchi prodotti nella Côte d'Or e nello Chablis, è il Mâconnais la vera fucina borgognona del vino bianco. Qui si produce lo Chardonnay, che sui  terreni calcarei prospera, maturando al sole caldo, quasi mediterraneo. Da qualche parte del Mâconnais c'è un punto in cui il nord della Francia finisce e il sud comincia. All'improvviso il clima e l'atteggiamento della gente assumono i caratteri del Mediterraneo invece che della Manica. Qui la vendemmia ha luogo un paio di settimane prima che nella più settentrionale Côte d'Or, e i vini hanno profumi più ricchi, più complessi, più maturi. Nonostante la lunga tradizione nella produzione di rossi, l'odierno Mâcconais produce una quantità di bianco tripla rispetto al resto della Borgogna. Leggeri e secchi, questi vini facili al palato vanno da quello piacevole e senza pretese da bere giovane, a quello blasonato e di pregio, all'altezza delle appellations della Côte de Beaune. In teoria, solo i vini prodotti con uve dei migliori vigneti del distretto possono essere venduti con l'appellation contrõlée Mâcon-Villages. In pratica, l'etichetta viene usata per vendere più del 90% dei bianchi locali. I vini più pregiati provengono dai vigneti che circondano 42 villaggi, ognuno autorizzato ad aggiungere il proprio nome alla dicitura Mâcon-Villages. In questa zona solo un quarto dei vini è rosso, leggeri, fruttati e non molto significativi. Prodotti con uve Pinot Noir o Gamay, sono venduti con la generica appellation contrõlée Burgogne o l'appellations contrõlées Mâcon o Mâcon Supérieur.

Degustazioni allo chateau Bel Air, il gruppo di lavoro coordinato da Paolo SivilottiDegustazioni allo chateau Bel Air, il gruppo di lavoro coordinato da Paolo Sivilotti
Dopo intense lezioni e giornate trascorse tra i filari di immense distese vitate, ci si ritemprava con piatti adatti di cibi sani e robusti e perfettamente accompagnati da una buona bottiglia di Bourgogne. La tradizione gastronomica della Borgogna è antica quasi quanto quella dei suoi vini. I vini non solo completano e accompagnano, ma molto spesso sono fra gli ingredienti fondamentali di molte ricette tipiche. Il rosso è la base di piatti classici, come il boeuf bourgignon, e di salse per uova e pesce. Il bianco svolge lo stesso ruolo nei piatti a base di polo e coniglio.
EPOISSES DE BOURGOGNE
La crosta arancione del formaggio dal profumo pungente viene lavata con il tradizionale marc de  Bourgogne (distillato ottenuto dalle vinacce) durante la stagionatura.
BLEU DE BRESSE
Tipico formaggio del sud della Francia, ricco e cremoso, con chiazze di muffa blu.
POULET DE BRESSE
Pollo ad appellation contrõlée cotto nel Borgogna bianco e accompagnato da una salsa alla panna e da funghi della varietà chiamata spagnola.
ESCARGOTS A LA BOURGUIGNONNE
Introdotte in Francia dai romani, le lumache sono presto diventate uno dei piatti classici della cucina d'oltralpe.
BOEUF BOURGUIGNON
Classico stufato di manzo marinato e cotto nel Beaujolais o Borgogna, con l'aggiunta di funghi, pancetta e cipolla.
OEUES EN MEURETTE
Uova affogate nella pancetta, verdure, erbe aromatiche, Borgogna rosso e una spruzzata di brandy.
LA CRÊPE
Preparata con la farina di grano saraceno e farcita in mille modi e impegnata in una miriade di preparazioni dolce o salata, rustica o raffinata.

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Ufficializzato in Guida l'evento wine lovers

Mario Busso è una persona di parola: l'aveva promesso e l'ha fatto! Ha dato ampio spazio nella Guida 2014 all'evento "Oggi le corone le decido io", che alle finali di Vinibuoni d'Italia tenutesi a fine luglio a Buttrio nelle sale di Villa di Toppo Florio ha visto i wine lovers impegnati in commissioni parallele di degustazione dei vini selezionati per le Corone e le Golden Star. Ecco qui per tutti i lettori del sito e soprattutto per tutti i wine lover partecipanti la pagina presente in Guida!

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Roberto Matzeu è Next In Wine 2013

Premiazioni NextInWine 2013Premiazioni NextInWine 2013

Il  Premio riservato ai giovani talenti della Vigna Italia  è stato assegnato a Roma in occasione della presentazione della Guida Bibenda 2014. Roberto Matzeu è  Next In Wine 2013 Passione, competenza tecnica, profonda conoscenza del territorio in cui opera: queste le doti che hanno fatto di Roberto Matzeu il vincitore della terza edizione di NextInWine 2013. Viticoltore sardo, di Sant’Antioco, 33 anni, nel suo lavoro dimostra entusiasmo, iniziativa, attenzione alla tradizione capita nella sua reale efficacia, nel suo reale funzionamento e non in modo ideologico e rigido. Insomma, interpreta a pieno lo spirito di NextInWine, il premio assegnato ai giovani talenti under 35 della Vigna Italia ideato da Simonit & Sirch Preparatori d’Uva e dalla Scuola Italiana di Potatura della Vite, in collaborazione con Bibenda e Associazione Italiana Sommelier. Un premio alla voglia di fare, di sperimentare, attingendo con intelligenza al patrimonio di esperienze del passato, al quale hanno partecipato quest’anno con i loro interessanti progetti molti giovani decisi ad affermarsi nel mondo del vino con idee  innovative, pur mantenendo saldo il legame con le proprie radici. Finalisti, con lui, si sono piazzati il bresciano Enrico Togni dell’azienda Azienda Agricola Togni-Rebaioli di Erbanno (Brescia) e il  marchigiano Riccardo Baldi dell’Az. La Staffa di Staffolo (Ancona). A premiare Roberto Matzeu - con un quadro di Gianpaolo Spagnoli, artista veronese - sono stati Marco Simonit e il presidente della giuria del Premio Attilio Scienza nel corso della presentazione della Guida Bibenda 2014, svoltasi il  14 novembre all’Hotel Rome Cavalieri di Roma. Sul palco, della terna dei fanalisti, anche Riccardo Baldi.

“Nella sua esperienza c’è tutto, la passione, la competenza acquisita e riconosciuta nel territorio in cui opera, il recupero di una forma di allevamento e ancor di più: il recupero della viticoltura fatta di piccolissimi appezzamenti gestita oggi da persone in età avanzata – ha detto il prof. Scienza facendo sintesi dell’opinione unanime della giuria, composta da Meritxell Falgueras, Francesco Gagliano, Gianluca Macchi, Fabio Mencarelli, Francois Murisier, Clementina Palese, Enrico Peterlunger, Federico Quaranta, Attilio Scienza, Diego Tomasi -  Una viticoltura che, come afferma Matzeu, è “ patrimonio già esistente che può essere utilizzato a costo iniziale pari a zero ed è una prospettiva di futuro per quei giovani senza lavoro della mia terra”.Un’affermazione che noi di NextInWine  sottoscriviamo in pieno e poniamo come esempio a tutti i giovani  talenti della Vigna Italia.”




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Vini Fiorano in asta a Hong Kong

Tenuta di FioranoTenuta di FioranoLa Tenuta di Fiorano con i suoi vini, il Fiorano Rosso e il Fiorano Bianco, e la sua storia così ricca, situata in via di Fioranello n. 19-31 a ridosso dell’Appia Antica, nelle vicinanze dell'aereoporto di Ciampino, è di proprietà del Principe Alessandrojacopo Boncompagni Ludovisi. Il 17 novembre, a Hong Kong, Gelardini & Romani Wine Auction daranno vita a una delle più grandi aste di etichette italiane. “Siamo certi - sostengono i titolari della casa d’aste - che il marchio Italia si potrà affermare anche nel mercato del vino in Cina, com’è avvenuto per la moda e le auto di lusso, attraverso l’affermazione e la diffusione della conoscenza delle etichette più prestigiose”. Per il Fiorano ci si aspetta lo stesso successo ottenuto sempre a Hong Kong, il 31 ottobre scorso, al “Domani”, durante lo storico confronto “Sassicaia vs Fiorano”, dove sono state degustate in parallelo alcune annate delle due aziende tra le quali il Fiorano Rosso 2006 di Alessandrojacopo Boncompagni Ludovisi. La fama della Tenuta di Fiorano è anche legata alla figura del Principe Alberico Boncompagni Ludovisi, personaggio che il tempo ha avvolto da meritata leggenda. Alberico si appassionò alla produzione del vino e scelse, da pioniere, di impiantare Cabernet Sauvignon e Merlot, Malvasia di Candia e uno sconosciuto, per l’epoca, Sémillon. Forte dell’amicizia con Tancredi Biondi Santi e Veronelli, aneddoti e misteri come l’inviolabile cantina, e il suo carattere riservato, Alberico continuò a produrre vini fino al 1998 quando espiantò quasi tutto il vigneto senza dare spiegazioni, con un’uscita di scena degna della fama che si era costruito negli anni. Ma la storia non finisce qui.
Non molti  sanno che tra le pochissime persone che amava frequentare Alberico c'erano il cugino Paolo Boncompagni Ludovisi e suo figlio Alessandrojacopo già proprietari di una parte della Tenuta nella zona che comprende la chiesetta di Santa Fresca e la Villa vicina. Paolo e Alessandro iniziarono a occuparsi della Tenuta sempre guidati da Alberico che, nel frattempo, a causa di problemi di salute si era ritirato a Roma e ne seguiva da lì la conduzione. Tra il 2000 e il 2004 Alessandro acquistò altri 13 ettari di terreni vicino al nucleo iniziale. Impiantò insieme al padre un vigneto sperimentale davanti la Villa di Santa Fresca e poi, sempre con la supervisione di Alberico che gliene vendette i diritti di reimpianto, impostò un nuovo vigneto che doveva ricalcare quello in precedenza espiantato. Alessandro, allora poco più che ventenne e poco esperto, ma con grande passione, fu guidato da Alberico per la scelta dei terreni, dei cloni e dell’impianto del vigneto, tutto sempre a conduzione biologica, fino alle operazioni di vinificazione, le stesse che continuano oggi sia nel metodo di lavorazione che nell’impiego delle maestranze tra cui Gianni Valenti, la memoria storica. Tuttora, dopo la raccolta manuale, le uve vengono pressate a mano, la vinificazione avviene nella Vecchia cantina, e poi il vino, per caduta, arriva alla Cantina Storica dove prosegue con l’affinamento nelle vecchie botti e il lungo riposo in bottiglia. Alberico fece applicare in tutto la sua esperienza passata ma quando si trattò di scegliere i vitigni per i vini bianchi l’anziano cugino, senza dare spiegazioni, impose l’utilizzo di altri cloni, il Grechetto e il Viognier, e non volle più sentir parlare del Sémillon. Ad Alberico successe Alessandrojacopo con la sua Tenuta di circa 200 ettari di vigneti, uliveti, terreni seminativi e pascoli. E soprattutto quella Cantina Storica con i vini che gelosamente conserva al suo interno che Alberico fece visitare a pochissimi fortunati, tra i quali Veronelli, e che Alessandrojacopo, per rispetto della tradizione, continua ancora oggi a tenere protetta.principe Alessandrojacopo Boncompagni Ludovisi

 

 

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Supercap Nature: tappo rivoluzionario

Luca GardiniLuca GardiniPresentata mercoledì 13 novembre in occasione del SIMEI la nuovissima chiusura Supercap Nature sviluppata insieme al Sommelier Luca Gardini, l’uomo che “sente il vino parlare”. L’azienda marchigiana leader nella produzione di tappi e chiusure sintetiche ha sviluppato un tappo rivoluzionario con caratteristiche tecniche altamente innovative che garantisce tutti i vantaggi qualitativi del tappo sintetico con un design assolutamente assimilabile al tradizionale tappo in sughero. Ideale per il vino ma perfetto anche per distillati, olio e aceto, Supercap Nature permette di evitare tutti i problemi legati all’utilizzo delle chiusure in sughero, non si sbriciola, garantisce la tenuta nel tempo, è sicuro e controllato in tutte le fasi di produzione ed è personalizzabile. Supercap Nature rispetta il prodotto e lo preserva da possibili ossidazioni, assicurando il mantenimento di tutte le caratteristiche organolettiche nel tempo, garantendo una sensibile riduzione degli sprechi dal momento che tutte le bottiglie per le quali verrà utilizzata questa chiusura potranno essere vendute e consumate senza il rischio di incorrere in un vino che sa di tappo.

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Merano Wine Festival: qb c'era!

Dal Merano Wine Festival. 4° giornata. E’ finito. Purtroppo è finito il Merano Wine Festival 2014.  Tante, troppe cose non sono riuscita a fare, tante troppe persone non sono riuscita a salutare. Tanti, troppi vini non sono riuscita a degustare. Non si può fare tutto. Oggi era la giornata delle vecchie annate e delle new entry. Sembra di essere a Trieste. Un vento molto forte e rafficato proveniente da Nord. Sembrava bora, anche se la signora viene da Est Nord Est. Ma come… mi sento inseguita. Foglie svolazzanti, alberi che si piegano, rami divelti. Nessun cassonetto che surfa per le strade ma, come capita a Trieste, una struttura in vetro e acciaio  si è aperta come un cioccolatino. Tutta la parte a nord è crollata. Per gran fortuna  erano le 9,45 e non c’era ancora nessuno all’interno. La struttura ospitava il Consorzio Valpolicella con tutti i suoi laboratori. Ovviamente  annullato tutto il programma odierno. Pompieri… transenne, corde per metterla in sicurezza. Capita anche a Merano. Le installazioni in materiale plastico hanno resistito meglio, anche se hanno subito danni anche loro. Ospitavano la zona della Culinaria. Oggi sono stati tutti molto…freschi!!! Ma veniamo alle mie degustazioni. Ero molto curiosa di assaggiare i vini della Georgia ma…questa mattina i banchetti erano desolatamente vuoti. Mi sono consolata con vini Francesi, Austriaci e Sloveni. Da segnalare due Riesling strepitosi. Il 2001 1° Cru del Chateau D’Orschwir e il 2008 di Durnberg. Poi di corsa a studiare gli Shiraz con Jan D’agata per finire con le vecchie annate nostrane. Ancora vini aromatici. Due Gewurtztraminer eccelsi. 1999 di Kolbenhof e il 2004 di Nussbauher dell’Alto Adige. Per ultimo il papà del Cratis di Scubla. Il Graticcio, allora si chiamava così il suo passito di Verduzzo, del 1997. Insomma una giornata piena di sole, di vento, di vini emozionanti.

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Cinquanta Top Wines

ph Tassotto&Max: il giornalista Antonio Liberti e il presidente Comitato Guida vini Sergio Lucchettaph Tassotto&Max: il giornalista Antonio Liberti e il presidente Comitato Guida vini Sergio LucchettaSelezione dei Vini 2014 The Italian Wines from Friuli Venezia Giulia. Presentata la seconda edizione del nuovo progetto (dopo le prime 10 annualità); sito rinnovato e “open” senza più registrazione,  nuova “app” in arrivo. Cinquanta i Top Wines selezionati per il 2014 dalla Commissione di 95 esperti Con 153 aziende vinicole selezionate - di cui 89 da Udine, 36 da Gorizia, 27 da Pordenone e 5 da Trieste –, 655 dei campioni di vino “approvati”, da cui si sono evidenziati 50 Top Wines, è stata presentata la nuova Guida ai vini curata dalle quattro Cciaa, giunta alla seconda edizione del suo rinnovato percorso – dopo le prime 10 annualità –, che prende il nome di “The italian wines from Fvg”, rimarcando così fin dal titolo la sua vocazione alla promozione internazionale. Il format prevede ora un volumetto cartaceo pluriennale (presentato nel 2012) e un sito internet (www.winesfriuliveneziagiulia.it), che si aggiorna di anno in anno con una nuova selezione vinicola, testata e approvata dalla severa Commissione di esperti (65 tecnici degustatori iscritti negli elenchi camerali; 15 sommelier e 15 esperti dell’Onav). Sono stati i rappresentanti delle Cciaa, nella sede dei Vivai Cooperativi di Rauscedo (Vcr), a conferire le onorificenze ai 50 Top wines, assieme al presidente del Comitato Guida vini Sergio Lucchetta, al presidente di Vcr Pietro D’Andrea, al sindaco di Rauscedo Michele Leon, all’assessore provinciale Michele Boria e al delegato di FriulAdria, partner del progetto, Fabrizio Prevarin.  I 50 Top wines rappresentano la selezione dei migliori vini degustati e rappresenta la reale proporzione della produzione enologica regionale: ne è specchio perché il numero di vini eletti per ogni varietà riflette la percentuale di vino di quel tipo prodotto in regione. Così la percentuale tra bianchi e rossi è mantenuta sul 70-30.  Su 50 vini, quasi la metà (ben 23) sono autoctoni. Nella stesura del Regolamento, e quindi nella ripartizione del numero di vini per ogni tipologia, è stato dato peso ai due autoctoni per eccellenza: il Friulano e il Refosco, rispettivamente con 6 e 4 Top Wine. Lucchetta ha anche evidenziato che le aziende in Guida sono diminuite rispetto all’edizione precedente. «La diminuzione si è rilevata un po’ dappertutto, per le Guide vini, ma ovviamente ci siamo chiesti perché: una motivazione è stata l’accesso al sito, che richiedeva una procedura di registrazione da alcuni ritenuta difficoltosa. Perciò abbiamo corretto questo aspetto: ora il sito è “open”, chi ci va trova subito tutto senza ulteriori filtri».  Tra le altre novità di questa edizione, anche una “app”, preannunciata dagli organizzatori, che sarà presto resa disponibile e scaricabile su smartphone.
«Le quattro Camere lavorano in sinergia per realizzare questa Guida – ha detto il presidente della Cciaa pordenonese Giovanni Pavan –. È uno strumento di marketing territoriale, abbina il territorio alle eccellenze produttive, permettendo al turista di avere un compendio rappresentativo di tutto quanto la nostra terra offre. Il progetto punta al mercato estero, rappresenta uno strumento utile per i produttori per varcare i confini e raggiungere i target professionali di tutto il mondo. In questo, il database sul sito concorrerà di molto, grazie alle diverse iniziative di internazionalizzazione svolte dalle Camere. Credo che le Cciaa debbano avere un’attenzione particolare al mondo vinicolo: è uno dei comparti che dà segni positivi nonostante la crisi. Questa manifestazione è segno che le Cciaa sul comparto dell’agricoltura e soprattutto della produzione del vino sono impegnate. Anche perché – ha evidenziato Pavan – il Fvg è territorio in cui il vino racconta una storia completa, che parte dalle radici, ossia dalle barbatelle la cui eccellenza è riconosciuta a livello mondiale, passa attraverso un cuore fatto di produttori di elevatissima qualità, ma va ancora oltre, arrivando al manifatturiero, perché in questo territorio stiamo diventando tra i maggiori produttori di cavatappi a livello internazionale. Il vino poi è porta per tutti gli altri prodotti di qualità, che uniti all’accoglienza costituiscono a un progetto di territorio a tuttotondo, in grado di portare sviluppo».

D’accordo anche la componente della giunta camerale di Udine Rosanna Clocchiatti, «ente che ha sempre creduto nel progetto della Guida, in grado di valorizzare un settore centrale dell’agroalimentare. La Guida è stata anche ammodernata proprio per rispondere meglio alle attuali esigenze di promozione e comunicazione». La Clocchiatti ha portato i dati complessivi delle 11 edizioni di questa “avventura”.  Sono 2.623 le schede aziendali prodotte, corrispondenti alle aziende inserite in guida almeno con un vino che ha superato la soglia minima di valutazione. Sono stati ben 12.110 i campioni degustati, 9.945 dei quali inseriti in guida, per 948 sedute effettuate dai degustatori. Ogni azienda vinicola presente ha dichiarato anche le aree in cui esporta già nel mondo, divise per continenti e “blocchi” (Scandinavia, penisola iberica, Centro est Europa, Medio Oriente, etc). Sia il volume pluriennale sia il sito sono in tre lingue: italiano, inglese e tedesco. «I protagonisti sono i vignaioli – ha detto la Clocchiatti –, che con passione e impegno si prodigano per garantire gli alti standard qualitativi della produzione enologica regionale».

E del valore aggiunto della guida ha parlato poi il rappresentante della giunta camerale goriziana Antonio Bressan: le degustazioni. Sono infatti degustazioni anonime, condotte rigorosamente alla cieca, la cui impostazione è rimasta invariata anche nel rinnovo del progetto, a riprova dell’apprezzamento della serietà e del rigore del lavoro dei degustatori da parte delle aziende e dei fruitori. Ma come funzionano le commissioni? Sono composte da un massimo di 6 esperti, scelti tra un panel di 95 (65 tecnici degustatori iscritti negli elenchi camerali; 15 sommelier e 15 esperti dell’Onav). Ogni commissione è presieduta da un componente con lunga esperienza e affidabilità: si sono riunite 65 volte (50 degustazioni di I grado e 15 di II) per assaggiare tutti i campioni prelevati. Solamente i vini che hanno raggiunto 85 punti su 100, e quelli che presentavano uno scarto pari o superiore a 8 nel punteggio fra il massimo e il minimo voto, sono stati appunto analizzati da una Seconda Commissione, composta solamente da Presidenti e loro sostituti, che hanno individuato i 50 Top Wines per analisi comparativa. Un sistema ottimamente organizzato, dove i vini vengono valutati in un ambiente consono e ideale.

A Sergio Lucchetta, Presidente del Comitato che gestisce la Guida ai Vini, il compito di presentare i risultati della selezione per il 2014, che vede appunto 153 aziende inserite, di cui 89 da Udine, 36 da Gorizia, 27 da Pordenone e 5 da Trieste. Sono 743 i campioni degustati, di cui 655 inseriti in Guida. Tra essi, le Commissioni hanno selezionato 50 Top Wines e inoltre ben 107 hanno ottenuto la valutazione di “excellent”. Come ha spiegato Lucchetta, i punti di forza del progetto sono il prelievo dei campioni diretto in azienda e con personale specializzato e la coesione del sistema vino, oltre all’elevata rappresentatività in Comitato di tutto il mondo del vino (Camere, Regione, associazioni come Onav-Ais-le categorie economiche- i consumatori, gli esperti, i giornali). Si tratta dunque di uno strumento che garantisce visibilità e rappresentatività alle aziende di tutto il territorio. Lucchetta ha anche evidenziato però che le aziende in Guida sono diminuite rispetto all’edizione precedente. «La diminuzione si è rilevata un po’ dappertutto, per le Guide vini, ma ovviamente ci siamo chiesti perché: una motivazione è stata l’accesso al sito, che richiedeva una procedura di registrazione da alcuni considerata difficoltosa. Perciò abbiamo corretto questo aspetto: ora il sito è “open”, chi ci va trova subito tutto senza ulteriori filtri». Sicuramente «c’è stata poi anche un’esigenza di risparmio di alcune aziende – ha aggiunto Lucchetta –, ma pure una certa difficoltà nell’accettare il passaggio dal cartaceo al solo digitale, che ancora deve diventare abitudine. Un aspetto però che valuteremo per cercare di contemperare le esigenze di rinnovamento con la tradizionale caratteristica della Guida, che resta un importante veicolo di promozione, anche “materiale”, per il nostro territorio e per le aziende nei confronti dei clienti».
Tra le novità progettuali preannunciate, anche il prossimo “release” di una “app”, da scaricare su smartphone, per accedere a tutte le informazioni. Prossimamente, inoltre, sul sito saranno anche aggiornati i dati più recenti della produzione vinicola regionale.


Dati per 11 annualità   
Sedute di prelievo effettuate (=aziende dove è stato prelevato almeno 1 campione) in termini assoluti    2.674
Numero di schede aziendali prodotte (= aziende inserite in termini assoluti almeno con un vino che ha superato la sogia minima)    2.623
Campioni Prelevati e Degustati    12.110
Campioni Inseriti in Guida    9.945
Numero di sedute dei degustatori    948


Dati
     Guida 2014 vend. 2013
Aziende   
Inserite in Guida    153
di cui prov Udine    89
di cui prov Gorizia    36
di cui prov Pordenone    27
di cui prov Trieste    1
Aziende nuove presenti    5
Campioni   
Prelevati e Degustati    743
di cui prov Udine    446
di cui prov Gorizia    158
di cui prov Pordenone    136
di cui prov Trieste    3
Inseriti in Guida    655
di cui prov Udine    392
di cui prov Gorizia    139
di cui prov Pordenone    121
di cui prov Trieste    3
Non ammessi al punteggio < 78/100    88
Campioni in 2° commissione    215
Top wines    50
Excellent    107
Exquisite    498
Commissioni   
Sedute di 1° grado    50
Sedute di 2° grado    15
Totale    65

Rappresentatività guida in termini di:
Numero bottiglie            77 % sul regionale
Ettari vitati                circa 69 % degli ettari
N. Aziende imbottigliatrici        56 %
VINI
I vini degustati sono inseriti con le informazioni salienti, quindi il nome e l’annata, la denominazione di origine attestante la certificazione, il prezzo, la valutazione acquisita, che ricordiamo è stata resa più semplice
top wines: quelli selezionati dalla seconda commissione per entrare nella lista dei migliori vini dell’anno, sulla base della proporzionalità della varietà
excellent: i vini che hanno ottenuto da 83 punti su 100 nelle sedute di degustazione
exquisite: i vini che hanno ottenuto da 77 a 82 punti nelle sedute di valutazione.

50 TOP  WINES 2014
Bianchi
AZIENDA    Denominazione    ZONA    VARIETA'
Conte d’Attimis-Maniago    Doc    Friuli Colli Orientali    Bianco
Ronco delle Betulle    Doc    Friuli Colli Orientali    Bianco
Lis Neris    Doc    Friuli Isonzo    Chardonnay
Ronchi San Giuseppe    Doc    Friuli Colli Orientali    Chardonnay
Tomadoni    Doc    Collio    Friulano
Guerra Albano    Doc    Friuli Colli Orientali    Friulano
Ca’ di Volpe    Doc    Friuli Aquileia    Friulano
Canus    Doc    Friuli Colli Orientali    Friulano
Cadibon    Doc    Friuli Colli Orientali    Friulano
Vosca    Doc    Collio    Friulano
Le Favole    Doc    Friuli Annia    Malvasia
Anzelin    Doc    Collio    Pinot Bianco
Lis Neris    Doc    Friuli Isonzo    Pinot Grigio
San Simone    Doc    Friuli Grave    Pinot Grigio
I Magredi    Doc    Friuli Grave    Pinot Grigio
Foffani    Doc    Friuli Aquileia    Pinot Grigio
Ermacora    Doc    Friuli Colli Orientali    Pinot Grigio
Forchir Viticoltori in Friuli    Igt    Delle Venezie    Ribolla Gialla
La Tunella    Doc    Friuli Colli Orientali    Sauvignon
Cantina Rauscedo    Doc    Friuli Grave    Sauvignon
Norina Pez    Doc    Collio    Sauvignon
Ferruccio Sgubin    Doc    Collio    Sauvignon
Tenuta Luisa    Doc    Isonzo    Sauvignon
Borgo delle Oche    Igt    Venezia Giulia    Traminer Aromatico

I Dolci
AZIENDA    Denominazione    ZONA    VARIETA'
Rodaro Paolo    Docg    Colli Orientali del Friuli Picolit    Picolit
Jacùss    Docg    Colli Orientali del Friuli Picolit    Picolit
Scubla    Doc    Friuli Colli Orientali    Verduzzo Friulano
Vigne Fantin Noda’r    Doc    Friuli Colli Orientali    Verduzzo Friulano
Scubla    Doc    Friuli Colli Orientali    Verduzzo Friulano
Vigne Fantin Noda’r    Doc    Friuli Colli Orientali    Verduzzo Friulano

Bollicine
AZIENDA    Denominazione    ZONA    VARIETA'
Cantina Rauscedo    Doc    Prosecco    Prosecco
Tenuta Fernanda Cappello    Doc    Prosecco    Prosecco
Bidoli - Fornas dai Fradis    Doc    Prosecco    Prosecco
Vigneti Pittaro    Spumante         Spumante
Collavini    Spumante         Spumante

Rossi
AZIENDA    Denominazione    ZONA    VARIETA'
Vigne Fantin Noda’r    Doc    Colli Orientali del Friuli    Cabernet Franc
Terre Rosse    Doc    Friuli Grave    Cabernet Franc
La Rajade    Doc    Collio    Cabernet Sauvignon
Bessich    Doc    Friuli Grave    Merlot
di Lenardo    Igt    Venezia Giulia    Merlot
Terre di Ger    Doc    Friuli Grave    Merlot
Arcania    Igt    Venezia Giulia    Merlot
Petrucco    Doc    Friuli Colli Orientali    Pignolo
de Claricini    Doc    Friuli Grave    Refosco p.r.
La Roncaia    Doc    Friuli Colli Orientali    Refosco p.r.
Vigneti Le Monde    Doc    Friuli Grave    Refosco p.r.
Zorzettig    Doc    Friuli Colli Orientali    Refosco p.r.
Livon    Igt    Venezia Giulia    Rosso
Valpanera    Doc    Friuli Aquileia    Rosso
Livon    Igt    Venezia Giulia    Schioppettino








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Pommeau a te!

Un calice di PommeauUn calice di Pommeau

C’è una mela (e un tempo) per ogni cosa.  No, non è possibile. Voi blogger siete insopportabili. Ne avete sempre una. Prima il vino, poi la birra, subito dopo il sidro, osate anche scrivere di Kir Bretone (in q.b. quanto basta di Settembre 2013) e ora questo. Che sarà mai questo Pommeau? -Perché lo devo conoscere? Ehi, cosa faccio di male. Scrivo per piacere e così bevo anche per piacere. Sempre per piacere ho scoperto il Pommeau. E’ arrivato nel mio calice subito dopo il sidro. Mi è bastato andare a scoprire una cidrerie normanna, ossia un posto dove fanno da anni e anni il sidro.  Non aspettarti un locale trendy pieno di foodblogger. C’eravamo solo io, mio marito, e ogni tanto qualche avventore locale che venire a rifornirsi di bottiglie.  Era semplicemente una casa di campagna con un edificio dedicato, nella stagione giusta, alla produzione di sidro a partire da oltre 15 varietà di mele, anche se le mele potenzialmente da sidro raggiungono anche le 60 varietà. Questo perché  c’è una mela giusta per ogni cosa: per il succo di mele, il sidro e il Calvados.  Bisogna solo saper distinguere e coltivare le mele Bedan, Domaine, Doux Normandie, Frequin Rouge, Noël des Champs, Marin Onfroy etc.  Esiste anche un tempo giusto per ogni cosa: 8 mesi di fermentazione per il sidro, 5 anni per il Calvados e tempi decisamente più brevi per il succo. Tutto ha inizio con la raccolta delle mele tra ottobre e novembre. Se il produttore è biologico le mele non vengono raccolte, ma addirittura si lascia loro il tempo di cadere sul tappeto erboso sottostante.  Perché il succo di mela pressato diventi Pommeau deve avere un contenuto minimo di zucchero di 108g per litro in Normandia e di 123g per litro in Bretagna e Maine. Sono queste le tre regioni dove lo si produce in Francia.
-Non girarci intorno. Dimmi cos’è il Pommeau e basta.
E’ un aperitivo alcolico. Chi fa il sidro mescola succo di mela e Calvados. Mentre il succo di mela è rinomatamente analcolico, il Calvados sa essere anche più potente di una grappa. Il risultato finale è una bevanda sui  16-18°. Non sa di succo di mela, il carattere del Calvados si fa sentire. Nel caso del sidro bretone si  usa il Lambig, il brandy di mela locale, e il succo di mele è sempre presente. C’è chi questo succo lo chiama mosto di mela essendo raccolto subito dopo la pressatura della polpa di mela e prima che inizi la fermentazione.
Prima diventare un Pommeau, questo blend  deve rimanere -per il disciplinare- almeno 14 mesi in botti di rovere. Ma alcuni produttori esagerano quasi, tenendolo anche 6  anni in piccole botti.  E’ il Pommeau Vieux  (il Pommeau classico rimane in botte al massimo 2-3 anni) dal colore maggiormente ambrato. La regola vuole che il Pommeau sia servito in calici a tulipano a una temperatura di 8-10°C.
-Ho capito è una bevanda per snob.
Niente affatto. Non è solo una bevanda da foodblogger. La mela in Normandia è un patrimonio ancora molto radicato. All’inizio del secolo scorso il sidro veniva servito persino nelle mense scolastiche. L’acqua era malsana, di conseguenza la produzione di birra (e dicono anche di vino) era fortemente ridotta se non azzerata. Tutti bevevano sidro, non c’erano molte alternative. Non so se per scherzo o per gioco i normanni d’oggi ricordano che un tempo ci si lavava persino i denti col sidro. Eppure presto le cose cambiarono, tanto che tra il 1935 e il 1972 divenne illegale commerciare il Pommeau. In quegli anni solo gli agricoltori e i loro amici ne potevano bere. Sulle ragioni di tale legge permane il mistero.  Nel 1981 arrivò finalmente l’autorizzazione a immettere sul mercato bottiglie di Pommeau. La reazione fu immediata. La gente non desiderava altro.
L’anno successivo fu istituita la Association Nationale Interprofessionnelle des Producteurs de Pommeau (ANIPP) con 15 produttori in grado di produrre 12.000 l’anno. Due anni dopo la produzione raggiunse addirittura 150.000 bottiglie. Tanto che nel 1986 il Pommeau  normanno si vide riconosciuta l’ Appellation d’Origine Contrôlée (AOC). Oggigiorno gli estimatori del Pommeau de Normandie possono contare su 650.000 bottiglie l’anno e quelli del Pommeau bretone su 150.000. Più contenuta è la produzione di Pommeau du Maine con  i suoi 25.000 pezzi. Ma per noi foodblogger forse bastano, sempre che non convinciamo qualcun altro a berlo con noi.
Edmond Chort-Mutel, père du pommeau de Normandie Edmond Chort-Mutel ne sarebbe felice.  Da quella che alcune guide turistiche presentano come la Venezia normanna, Port Audemer, iniziò la sua battaglia per dare dignità legale, e non solo, al Pommeau quando era ancora illegale. Viene spesso ricordato come il père du pommeau de Normandie.

A noi non resta che brindare, non tanto alla sua memoria, quanto al suo lavoro.  Dai, guarda senza preconcetti questo calice. Il Pommeau luminoso, quasi brillante, trasparente con un colore tendente all’ambrato, non è solo semplice succo di mele. Assapora i suoi tannini legati al suo invecchiamento e al terreno che in Normandia varia dall’argilloso e calcareo al granitico. Scoprine gli aromi: mele, frutta fresca, miele, frutta secca. E infine accompagnalo al melone o a torte di cioccolato. O se proprio vogliamo, facciamoci cogliere con le mani nel foie gras, pas mal. Lo faccio solo per Monsieur Edmond Chort-Mutel, assaggerò del Pommeau.

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Golden Star, Oggi le corone le decido io

commissione wine lovers, Buttrio luglio 2013commissione wine lovers, Buttrio luglio 2013Nell’ambito di Ein Prosit, sabato 16 novembre alle 18,30 all’interno del Palazzo Veneziano, avverrà la premiazione delle aziende vitivinicole di Trentino, Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Veneto e Istria, che, nell’edizione 2014 della guida Vinibuoni d’Italia del Touring, hanno ottenuto la Golden Star dalle commissioni ufficiali della guida e la Corona attribuita ai vini dalle giurie popolari riunite a Buttrio nell’ambito del programma “Oggi le Corone le decido io” durante le Finali di Vinibuoni d’Italia. Durante questo evento, come già avvenuto lo scorso anno, i produttori vitivinicoli di tutta Italia, i giornalisti e tutti i wine lovers accreditati, non solo hanno potuto assistere alle finali ma, riuniti in commissioni parallele a quelle ufficiali della guida, hanno partecipato alle degustazioni, esprimendo giudizi, compilando schede e assegnando votazioni per decidere quali vini mandare a Corona.
Un caso unico nel panorama delle guide italiane realizzato in collaborazione con il mensile di gusto e buongusto “q.b. quantobasta”, la cui direttrice, Fabiana Romanutti, sarà presente alla premiazione.
A seguito della consegna dei diplomi di merito attribuiti alle aziende, seguirà il buffet di gala con i vini premiati e con una prestigiosa selezione di salumi Levoni.

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Merano Wine Festival: 2°giornata

Vini Buoni d?Italia a Merano wine Festival 2013Vini Buoni d?Italia a Merano wine Festival 2013Una giornata all’insegna delle emozioni. Emozionante premiare sul palco i produttori del Veneto per la guida Vini Buoni d’Italia del Touring Editore. Emozionante vedere, sempre sullo stesso palco, i produttori del Friuli Venezia Giulia premiati. Emozionante ascoltare le parole di Oscar Farinetti mentre chiede all’Onorevole Paolo De Castro di impegnarsi concretamente affinchè i prodotti Italiani siano conosciuti nel mondo intero, attraverso l’agevolazione alle esportazioni specialmente ai grossi gruppi di supermercati. Ha fatto un esempio. La Carrefour (francese)  ha un fatturato astronomico il cui 55% proviene dalle vendite dei prodotti francesi all’estero. Anche per questo tutti conoscono la gastronomia e i vini francesi: se li trovano direttamente al supermercato sotto casa in tutto il mondo. Semplice e diretto: come è Farinetti. Emozionante partecipare all’evento Parfumes & Wine. Due mondi distanti ma anche molto vicini. Li accomunano le emozioni che l’olfatto riesce a donarti. I sentori di un’essenza e di un vino. L’ idea del progetto nasce da uno scambio di suggestioni tra Manuela Popolizio e il Merano WineFestival. “L'idea ha lo scopo di dimostrare come il mondo dell'enologia e delle essenze siano indissolubilmente intrecciati. Helmut Köcher, presidente e fondatore del Merano WineFestival, ha sposato con entusiasmo il progetto, collaborando strettamente sia con Bedel di Fueguia 1883 sia con Gaspari di Zymè, comune denominatore di questo straordinaria creazione. Il frutto è “HK”, il profumo,  “...Atteindre l'Excellence”, il vino. Due novità assolute – prodotte in limited edition - intrecciate indissolubilmente dalla stessa impronta creativa. L'Argentina ha chiamato, la Valpolicella ha risposto e Merano le ha unite. Questo il progetto. Ho sniffato per voi questo profumo. Che intensità, che persistenza. Resina di cedro, incenso, miele di castagno, canfora, calicantus, agrumi, canfora. Poi dopo 10 minuti caffè, the verde, liquirizia. A cosa si è ispirato il “naso”? Al Pinot noire prodotto in Argentina. Ha preso delle barrique usate, le ha ridotte in segatura e poi distillate, aggiungendo anche altro, ovviamente. Ora, dopo 5 ore, ho ancora sul braccio sentori di tabacco, vaniglia, note dolci e sensuali. Del vino non vi posso parlare perché non lo abbiamo degustato. Parlando con Celestino Gaspari, che avevo premiato poche ore prima, ho saputo che il vino in questione è un progetto iniziato anni fa. Principalmente composto da uve Oseleta (una delle componenti l’Amarone) prodotte in montagna. Ho l’invito per andare a trovarlo e poi vi racconterò tutto.

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Dal Merano Wine Festival: 1° giorno

Che gran gioia essere smentiti!!! Sì, mi sto smentendo da sola. Se vi ricordate l’anno scorso ho brontolato non poco per le puzze/puzzette varie presenti nei vini di Bio&Dinamica,  Bene, tutto il contrario quest’anno nella prima giornata del Merano Wine Festival dedicata ai vini provenienti da agricoltura biologica e/o Biodinamica. Tanti nomi nuovi, tanti vini giovani (annata 2012), tanti autoctoni, pochi internazionali. Partiamo proprio da questi ultimi. Solo 2 francesi, 3 austriaci e uno sloveno. Da prendere buona nota della Domaine de la Pinte con il suo Vin Jaune Arbois 2004 prodotto in botti scolme. Totalmente ossidato ma…di una ossidazione piacevole, sembrava uno sherry. Da segnalare Weingut Sepp  Moser con i suoi Gruner Vertliner e Riesiling. Puliti, gradevoli, aromatici. Una goduria. Una conferma lo sloveno Guerila con i suoi Zelen e Pinela che esprimono perfettamente il territorio. Degli italiani su tutti mi ha intrigato ( si lo so non si dovrebbe scrivere, ma mi ha intrigato) Il pecorino!  Un vitigno marchigiano. Potente, sapido, minerale, quello della Cantina PS. E poi il Nero d’Avola di Gianfranco Daino e il Montepulciano di Pepe Stefania. La new entry più eclatante?  Una giovane azienda di Caldaro, n sauvignon con cloni francesi vinificato in anfora. Pulito, elegante, persistente. Il cabernet sempre vinificato in anfora?  Una esplosione di profumi di frutta rossa matura con prevalenza di more e fragoline di bosco che ritornano prepotenti al retro olfatto. Molta gente interessata, parecchi giornalisti e abbastanza ….triestini!! Giornata piena, interessante, gradevole. Stasera c'è cena di gala.

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