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Vino in villa, il vino nel suo paesaggio

Ogni anno, nel terzo fine settimana del mese di maggio, si celebra il Conegliano Valdobbiadene. L’edizione 2016 del festival, promosso dal Consorzio di Tutela del Prosecco Superiore DOCG ha approfondito – con seminari, dialoghi, presentazioni- gli stretti rapporti tra natura e cultura: tra identità del territorio e arte identitaria del vino. “Quest'anno Vino in Villa compie 19 anni e abbiamo ritenuto fosse giunto il momento di mettere al centro il rapporto tra Natura e Cultura, che è alla base del nostro agire quotidiano” ha spiegato Innocente Nardi, Presidente del Consorzio di Tutela.

L’area di Conegliano-Valdobbiadene, tra ville antiche (come Villa Sandi del XVII secolo dove ha sede l’omonima azienda), mulini, torri medievali, chiese e ville, ambisce a un riconoscimento da parte dell’Unesco dell’unicità del territorio. Le magnifiche colline dove regna il silenzio tra le distese di filari, sono il primo sito della provincia di Treviso a essere iscritto nella lista italiana delle candidature. Un paesaggio culturale di valore unico, che unisce la storia all’arte, la cultura del lavoro manuale alla lunga tradizione spumantistica – con la prima Scuola Enologica d’Italia fondata nel 1876.

La differenza tra DOCG e DOC – una strada principale divide nel territorio i vigneti di denominazione- rappresenta un controllo di ogni fase della produzione. Nell’estate del 2009, il Prosecco ha ottenuto il riconoscimento della DOCG. Per Conegliano Valdobbiadene la G- di Garanzia- rappresenta il riconoscimento di un lungo lavoro per raggiungere una qualità eccellente in ogni fase della lavorazione e della produzione.

Invitata dal Consorzio per conto di qbquantobasta, ho trascorso giorni davvero ricchi di emozioni. Degustazione finale nel Castello di San Salvatore di Susegana ( XII secolo, nella foto).

La prima citazione del Prosecco risale al 1772, ma il successo dello spumante coincide con il 1876, stesso anno della fondazione della scuola enologica, che quest’anno festeggia 140 anni. Il Prosecco ha ricevuto la denominazione DOC nel lontano 1969.  A distanza di 40 anni dal riconoscimento della DOC, nell'estate del 2009, il Prosecco ha ottenuto il riconoscimento della DOCG. Per Conegliano Valdobbiadene la G -di garanzia- rappresenta il riconoscimento di un lungo lavoro per raggiungere una qualità eccellente in ogni fase della lavorazione e della produzione.
La superiorità garantita dalle regole di produzione adottate già in precedenza:

I vini DOCG sono soggetti a norme severe e restrizioni, molto di più dei vini DOC. Le bottiglie devono essere approvate e contrassegnate dallo Stato con una fascetta. Il vino deve essere imbottigliato all'interno della zona delimitata di produzione, il territorio stesso rappresenta la garanzia di Superiorità. La zona di produzione è quella storica, costituita dai 15 comuni collinari.  Il vino viene prodotto con un minimo dell’85% di uve del vitigno Glera e, per un massimo del 15%, di uve Verdiso, Bianchetta, Perera, Glera Lunga, varietà presenti da secoli nelle colline di Conegliano Valdobbiadene. La produzione della DOCG è di 135 quintali per ettaro.

I due Cru La zona di produzione del Prosecco superiore, come detto, comprende il territorio di 15 comuni. La vite viene coltivata solo nella parte più soleggiata dei colli. Un intreccio tra le vigne e i boschi che contribuisce a rendere il territorio un unicum.
I diversi terreni, le esposizioni e le pendenze si sentono nelle sensibili sfumature nei vini. Queste sfumature si ritrovano in particolare nelle Rive e nel Cartizze. Le Rive vengono prodotte  esclusivamente da vigneti provenienti da una microzona. Il Cartizze nasce nel territorio di alta collina tra le frazioni di Santo Stefano, Saccol e San Pietro di Barbozza. I vigneti del Cartizze si estendono su soli 106 ettari e spesso le viti sono molto vecchie e rappresentano il meglio della piramide della qualità. Il valore delle vigne è elevatissimo, tanto da arrivare a quotazioni fino a 1 milione di euro a ettaro.

Intero evento Vino in Villa è simbolo del territorio e l’arte del vino. Un territorio, che in questo caso è l’elemento centrale ancora più sentito dell’identità del vino. Un evento emozionante.

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