Vino da meditazione?

Gli esperti che sanno tutto ma proprio tutto sul vino alzeranno il sopracciglio in segno di muta ma severa disapprovazione: sono cose da chiedere in un giornale che si  occupa di enogastronomia turistica? Ma questa è semplicemente una domanda fatta qualche sera fa a un incontro conviviale da una ragazza che sta avvicinandosi al mondo del vino. “Vabbè, ci sono i vini da pesce,i vini da arrosto, i vini da dolci, ma il vino da meditazione che roba è?"

Di seguito, per soddisfare la vostra curiosità ecco alcune risposte dei commensali. “Vino da meditazione è un’espressione creata da Luigi Veronelli per quei vini che sarebbero sprecati se vengono accostati a un cibo. Vini passiti o liquorosi, da aprire a fine pasto o da bere nel pomeriggio di un giorno di festa”. “E’ una via di mezzo tra il vino da pasto di pregio, di lungo invecchiamento, tipo Barolo e Barbaresco e i passiti per la pasticceria secca, tipo passito di Pantelleria o Vin Santo.” “Si chiamano così perché vanno sorseggiati con calma, assaporandoli”. “E un vino da bere da soli, come se leggessimo un libro”. Attendiamo dai lettori altre più convincenti risposte.

 

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