Venissa, dove l'antico diventa nuovo

“Cercare l’antico significa esplorare il nuovo”, Roberto Cipresso dixit

Tra le rose e le statue dell’isola di Torcello circa otto anni fa mi è capitato di scoprire un vitigno autoctono storico, la Dorona (documenti pittorici di foglie e grappolo sono stati ritrovati nei conventi delle isole della laguna)”, racconta Gianluca Bisol, ventunesima generazione di viticoltori della Marca Trevigiana. Un vitigno abbandonato come altri, che continuava a crescere qua e là fra gli orti.

Perché resuscitare dal passato un vino come questo, si chiede Roberto Cipresso, l’enologo che con Desiderio Bisol accudisce il nuovo attesissimo prodotto? “Semplicemente perché può nascere un vino moderno, per palati evoluti, capace di evocare la storia con sorsi di grande suggestione. Soave e ricco degli aromi del bianco ma con estratto secco e ricchezza di sali come un rosso. 18 grammi di estratto secco che sono come 18 carati d’oro per un’uva - la Dorona - che dall’oro prende il nome. Un vigneto in laguna significa anche adattarsi a lavorare senza tempo, ripristinando il terreno con acqua piovana per eliminare il sale: qui il terroir prevale decisamente sul vitigno. E possiamo quasi parlare di viticoltura eroica”. Siamo nella magica atmosfera dell’isola di Mazzorbo (uscite dall’autostrada a Noventa di Piave, dirigetevi a Treporti Cavallino, prendete il vaporetto di linea che va a Burano, pochi minuti e c’è la fermata Mazzorbo, cinquecento metri a sinistra ed ecco il muro settecentesco che racchiude la tenuta Venissa, immersa in un mondo di altri tempi).

Venissa è anche ostello e ristorante con la chef Paola Budel (parleremo in un prossimo numero di qb della sua cucina degli orti). Uno dei dieci posti più belli al mondo secondo l’Huffington Post. Sul sito www.venissa.it potrete anche scoprire con la vendita “en primeur” le opzioni sulla prima annata del vino Venissa, disponibile dal 2012.