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Quale destino per le aziende vinicole marginali

Caro Tre Bicchieri, da tempo seguo la rubrica del vostro wine economist Edoardo Narduzzi. Giorni fa ho letto le dichiarazioni di Gregory Perrucci (produttore che conosco e stimo ) che non condivide le previsioni di Narduzzi circa il destino di quelle che vengono definite aziende vitivinicole marginali, aziende che corrono il rischio di essere spazzate via dal "credit crunch". L'analisi di Narduzzi è correttissima.
Magnificamente fiera e orgogliosa la posizione di Perrucci ma tanto fiera d'averlo reso, a mio parere, miope sulla reale situazione della viticoltura nazionale. La stretta creditizia, che il sistema bancario sta voracemente


applicando (....) nessuno se ne è
accorto ma dal 2000 al 2010 le aziende
vitivinicole sono diminuite del
52%, cifra questa che può sembrare
imponente ma non lo è, poiché in Italia
in questo momento ci sono 380mila
produttori di vino! Alle volte penso al
mio Friuli dove 1.400 soggetti mettono
il vino in bottiglia quando non più
di trenta sono conosciuti a livello
nazionale e meno di dieci a livello globale.
Come non considerare marginali
buona parte delle altre 1.370?

 


Emilio Rotolo  ad
di Volpe Pasini, una delle eccellenze
enologjche del Friuli (52ha, 400mila
bottiglie, 3milioni di fatturato),
interviene sulla "provocazione" del
wine economist Narduzzi secondo
cui i piccoli sono destinati a sparire.

E' l'ultimo atto di
un processo iniziato più di vent'anni
fa, con il decollo del cosiddetto "vino
di qualità". Quando un settore economico
ha una fase di espansione tutti
ne vengono attratti (come la corsa
all'oro nel Klondike), nessun fondamentale
economico viene rispettato
perchè la domanda è così forte che c'è
spazio per chiunque.
Ma poi... Ci siamo ritrovati nel giro di
pochi anni a non essere più un popolo
di santi, poeti e navigatori ma...di
produttori di vino! È da più di dieci
Oggi la superficie media per azienda è di
1,6 ha e questo numero è la vera spia rossa
che rileva l'anti-economicità del sistema. Il
vero dramma è la sovrapproduzione,
impianti di migliaia e migliaia di ha di
vigneti in zone non vocate sulla scorta di
ondate emozionali.
Apprezzo l'orgoglio di Perrucci che mette
in evidenza la consapevolezza di essere
custode di un territorio ma è anche giusto
che tutto ciò deve andare di pari passo con
i fondamentali economici. Per cui non posso
che ritenere ineludibile la scomparsa delle
aziende marginali, che non sono
necessariamente quelle piccole, medie o
grandi ma tutte coloro che sono contraddistinte
dall'assenza di quella cultura d'impresa
che assieme all'amore e alla passione
del nostro lavoro sono conditio sine qua
non per affrontare le sfide del mercato. La foto è tratta da winennews.ru

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