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Pommeau a te!

Un calice di PommeauUn calice di Pommeau

C’è una mela (e un tempo) per ogni cosa.  No, non è possibile. Voi blogger siete insopportabili. Ne avete sempre una. Prima il vino, poi la birra, subito dopo il sidro, osate anche scrivere di Kir Bretone (in q.b. quanto basta di Settembre 2013) e ora questo. Che sarà mai questo Pommeau? -Perché lo devo conoscere? Ehi, cosa faccio di male. Scrivo per piacere e così bevo anche per piacere. Sempre per piacere ho scoperto il Pommeau. E’ arrivato nel mio calice subito dopo il sidro. Mi è bastato andare a scoprire una cidrerie normanna, ossia un posto dove fanno da anni e anni il sidro.  Non aspettarti un locale trendy pieno di foodblogger. C’eravamo solo io, mio marito, e ogni tanto qualche avventore locale che venire a rifornirsi di bottiglie.  Era semplicemente una casa di campagna con un edificio dedicato, nella stagione giusta, alla produzione di sidro a partire da oltre 15 varietà di mele, anche se le mele potenzialmente da sidro raggiungono anche le 60 varietà. Questo perché  c’è una mela giusta per ogni cosa: per il succo di mele, il sidro e il Calvados.  Bisogna solo saper distinguere e coltivare le mele Bedan, Domaine, Doux Normandie, Frequin Rouge, Noël des Champs, Marin Onfroy etc.  Esiste anche un tempo giusto per ogni cosa: 8 mesi di fermentazione per il sidro, 5 anni per il Calvados e tempi decisamente più brevi per il succo. Tutto ha inizio con la raccolta delle mele tra ottobre e novembre. Se il produttore è biologico le mele non vengono raccolte, ma addirittura si lascia loro il tempo di cadere sul tappeto erboso sottostante.  Perché il succo di mela pressato diventi Pommeau deve avere un contenuto minimo di zucchero di 108g per litro in Normandia e di 123g per litro in Bretagna e Maine. Sono queste le tre regioni dove lo si produce in Francia.
-Non girarci intorno. Dimmi cos’è il Pommeau e basta.
E’ un aperitivo alcolico. Chi fa il sidro mescola succo di mela e Calvados. Mentre il succo di mela è rinomatamente analcolico, il Calvados sa essere anche più potente di una grappa. Il risultato finale è una bevanda sui  16-18°. Non sa di succo di mela, il carattere del Calvados si fa sentire. Nel caso del sidro bretone si  usa il Lambig, il brandy di mela locale, e il succo di mele è sempre presente. C’è chi questo succo lo chiama mosto di mela essendo raccolto subito dopo la pressatura della polpa di mela e prima che inizi la fermentazione.
Prima diventare un Pommeau, questo blend  deve rimanere -per il disciplinare- almeno 14 mesi in botti di rovere. Ma alcuni produttori esagerano quasi, tenendolo anche 6  anni in piccole botti.  E’ il Pommeau Vieux  (il Pommeau classico rimane in botte al massimo 2-3 anni) dal colore maggiormente ambrato. La regola vuole che il Pommeau sia servito in calici a tulipano a una temperatura di 8-10°C.
-Ho capito è una bevanda per snob.
Niente affatto. Non è solo una bevanda da foodblogger. La mela in Normandia è un patrimonio ancora molto radicato. All’inizio del secolo scorso il sidro veniva servito persino nelle mense scolastiche. L’acqua era malsana, di conseguenza la produzione di birra (e dicono anche di vino) era fortemente ridotta se non azzerata. Tutti bevevano sidro, non c’erano molte alternative. Non so se per scherzo o per gioco i normanni d’oggi ricordano che un tempo ci si lavava persino i denti col sidro. Eppure presto le cose cambiarono, tanto che tra il 1935 e il 1972 divenne illegale commerciare il Pommeau. In quegli anni solo gli agricoltori e i loro amici ne potevano bere. Sulle ragioni di tale legge permane il mistero.  Nel 1981 arrivò finalmente l’autorizzazione a immettere sul mercato bottiglie di Pommeau. La reazione fu immediata. La gente non desiderava altro.
L’anno successivo fu istituita la Association Nationale Interprofessionnelle des Producteurs de Pommeau (ANIPP) con 15 produttori in grado di produrre 12.000 l’anno. Due anni dopo la produzione raggiunse addirittura 150.000 bottiglie. Tanto che nel 1986 il Pommeau  normanno si vide riconosciuta l’ Appellation d’Origine Contrôlée (AOC). Oggigiorno gli estimatori del Pommeau de Normandie possono contare su 650.000 bottiglie l’anno e quelli del Pommeau bretone su 150.000. Più contenuta è la produzione di Pommeau du Maine con  i suoi 25.000 pezzi. Ma per noi foodblogger forse bastano, sempre che non convinciamo qualcun altro a berlo con noi.
Edmond Chort-Mutel, père du pommeau de Normandie Edmond Chort-Mutel ne sarebbe felice.  Da quella che alcune guide turistiche presentano come la Venezia normanna, Port Audemer, iniziò la sua battaglia per dare dignità legale, e non solo, al Pommeau quando era ancora illegale. Viene spesso ricordato come il père du pommeau de Normandie.

A noi non resta che brindare, non tanto alla sua memoria, quanto al suo lavoro.  Dai, guarda senza preconcetti questo calice. Il Pommeau luminoso, quasi brillante, trasparente con un colore tendente all’ambrato, non è solo semplice succo di mele. Assapora i suoi tannini legati al suo invecchiamento e al terreno che in Normandia varia dall’argilloso e calcareo al granitico. Scoprine gli aromi: mele, frutta fresca, miele, frutta secca. E infine accompagnalo al melone o a torte di cioccolato. O se proprio vogliamo, facciamoci cogliere con le mani nel foie gras, pas mal. Lo faccio solo per Monsieur Edmond Chort-Mutel, assaggerò del Pommeau.

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