Piace ancora il Novello?
Novello giù, tra vendemmia scarsa e appeal in calo
che vale 30 milioni di euro di fatturato per più di 200 produttori, con oltre un terzo delle bottiglie che esce dalle cantine del Veneto che, con il Trentino, copre quasi la metà della produzione (a seguire Toscana, Sardegna, Emilia Romagna e Puglia). Lo dice la Coldiretti, che ricorda come, per gli amanti di quello che comunque rimane uno dei riti del buon bere, le bottiglie potranno essere stappate un minuto dopo la mezzanotte del 5 novembre. Appassionati che sono sempre meno, però, e che brindano con il vino nuovo più tra le mura domestiche che fuori. Lo testimonia Francesco Zonin, alla guida di uno dei gruppi vinicoli più importanti d’Italia e tra i primi produttori di Novello del Belpaese: “il mercato oggi dice che gli appassionati non sono più di tanto affascinati dal Novello, anche perché se qualche anno fa era un prodotto che aveva una vita tra novembre e dicembre, oggi in novembre esaurisce il suo ciclo. Ed è sempre meno presente nell’horeca, anche se tra le mura domestiche sembra essere un rito che ancora piace alle famiglie. Più o meno i quantitativi di produzione, almeno per Zonin, ormai sono stabili. Ma sono cicli, magari tra qualche anno tornerà di moda. Nel vino mai dire mai”. La produzione italiana - precisa la Coldiretti - è caratterizzata soprattutto da Novelli monovitigno, con tanti vitigni autoctoni (Teroldego, Ciliegiolo, Nero d’Avola e altri) anche se i più utilizzati sono, nell’ordine, Merlot, Sangiovese, Cabernet, Montepulciano e Barbera. Il “déblocage” del Novello italiano precederà quello del francese “Beaujolais nouveau” (17 novembre) che, anche se viaggia su ben altre cifre, sembra seguire lo stesso trend a ribasso: dai 60 milioni di bottiglie del 2006 ai 34 milioni del 2010.
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