Omotenashi e Nihonshu

L'arte dell'accoglienza: Omotenashi e nihonshu. Può una cultura apparentemente lontana avere elementi affini alla nostra? Sì, lo vediamo nel mosaico culturale della regione Friuli Venezia Giulia, ma quello che ho scoperto giovedì 17gennaio al Museo della Moda arti Applicate a Gorizia mi ha lasciato davvero piacevolmente stupita. Ho partecipato con qbquantobasta al primo di una serie di eventi collaterali della mostra ''Occidentalismo. Modernità e arte occidentale nei kimono della Collezione Manavello 1900-1950'' organizzato dai Musei Provinciali di Gorizia, ERPAC Servizio Musei e Archivi Storici e Musei Provinciali di Gorizia dal titolo ''Omotenashi e nihonshu: l'arte del ricevere giapponese'' a cura di Giovanna Coen e accompagnato dalla degustazione di sake e pietanze del ristorante ''Il vostro Eden'' di Gorizia curata, da Lara Starz. Un’esperienza magnifica! L'efficace spiegazione solletica in me curiosità che trova risposte durante la serata che  introduce alla comprensione del mondo giapponese e soprattutto mi crea il desiderio di approfondire ulteriormente l’argomento.

 

Gli abiti, i ''kimono'', rappresentano la storia gli usi e costumi giapponesi; creati con stoffe preziose e generose di dettagli, di molti colori e modelli a dimostrazione di grande cura. Dettagli presenti anche nella profonda cortesia riscontrata nel Giappone che si manifesta in ogni gesto, come esplicita la parola ''Omotenashi'', che significa originariamente ''divertire'' ma che si traduce in ospitalità per il mondo occidentale, perdendo però nella traduzione alcune istanze culturali in cui si evidenzia l'importanza dell'ospite.
Una cultura basata sul rito o celebrazioni, con regole eseguite in modo spontaneo dopo anni di esercizio, che sottolineano una grande capacità di empatia e attenzione verso le esigenze dell'ospite dove l'umiltà è il requisito di base e dove sono previsti ruoli ben definiti di cui ognuno conosce le modalità per rapportarsi. Un esempio è il saluto, l'inchino, che non è semplice deferenza bensì riconoscimento della profondità di un rapporto: il capo leggermente inchinato è formalità condivisa. Ulteriore rivelazione consiste nella ritualità e nel rapporto con la natura e come questi rapporti siano presenti anche in cucina, nella preparazione dei piatti che vedono l'utilizzo di primizie e prodotti tardivi, oppure attraverso il significato dei colori nella preparazione del tavolo e nel ruolo dei fiori. Ogni elemento è sacro in quanto conserva in sè un'anima

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L'incontro molto interessante si conclude con una speciale degustazione di sakè: una bevanda che esprime non solo la raffinatezza ed eleganza della cultura giapponese ma anche una celebrazione nel servizio, con la bevanda che può essere calda o freddo seguendo regole precise che fanno acquisire maggiore valore.

La degustazione prevedeva 3 assaggi: 
Gekkeinkan Junmai abbinato con Nigiri Jo con mousse di salmone e yogurt greco
Konishi Hiyashibori Daiginjo- super premium Gold della prefettura di Hyogo abbinato con Nigiri Jo con mousse di tonno e zest di lime
Gekkeikan Nigori sake non filtrato con particelle di riso in sospensione abbinato a spuma di caramello salato e/o bocconcino al cioccolato gianduia.

Il Giappone così ci illustra metodi e comportamenti di un popolo che conserva tratti forse anche vicini alla parte di occidente preservata dall’eccesso di modernità, legata all'ambiente e ai ritmi della natura. Una cultura legata appunto alla natura, all'armonia e alla sua valorizzazione che ci porta a riflettere come il senso di divinità presente negli elementi possa vivere anche nei gesti, e come essi possano essere tradotti e ritrovati nei riflessi della gastronomia.

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