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Nuova frontiera per gli enologi: conoscere i mercati

Grande successo per la 73esima edizione del Congresso nazionale degli Assoenologi, svoltosi a Trieste dal 5 al 7 luglio 2018. Oltre 700 i professionisti provenienti da tutta Italia. Numerosi i relatori di fama internazionale. Sede dei lavori la Stazione Marittima (Magazzino 42), il Teatro Verdi e la straordinaria cornice di Piazza Unità che ha ospitato l’elegante Cena di Gala. Tra i temi principali del congresso i mercati e la cultura del vino. Noi di q.b. abbiamo partecipato alla giornata congressuale dedicata interamente ai cinque principali mercati esteri che riguardano le nostre aziende: Cina, Svizzera, Stati Uniti, Regno Unito e Germania. Di seguito l'articolo già èubblicato sul numero di agosto del mensile qbquantobasta. Perché, ormai lo sapete: o ci sei o leggi q.b.

Alla fine di ogni relazione era in
programma una degustazione
di due o tre vini rappresentativi
per ogni mercato, condotta
dal noto giornalista
enogastronomico Daniele
Cernilli, alias “Doctor Wine”.


“La nuova frontiera dell’enologo è conoscere i mercati, sottolinea in apertura Riccardo Cotarella, presidente dell’Associazione. Oggi le nostre aziende devono competere in un mercato sempre più severo e selettivo, dovendosi rivolgere a clienti sempre più preparati ed esigenti. Per farlo, occorre disporre di strumenti sempre più aggiornati che garantiscano la continuità e lo sviluppo dell’impresa vitivinicola.”


La CINA si posiziona come 5° paese consumatore di vino al mondo, 1° per il vino rosso e 7° per quanto riguarda la produzione. Un mercato così immenso fa certamente paura, ma può essere anche una grande opportunità. Lo ha spiegato Sophie Liu, giornalista ed educator, fondatrice e Ceo di “Shangai Vinosophie Culture Communication”. Il vino in Cina è un consumo recente; prima si bevevano soprattutto superalcolici; il 90% del vino consumato è rosso e una parte consistente della popolazione non è a conoscenza che possano esistere anche vini bianchi, rosé o spumanti. I vini italiani più conosciuti sono, non a caso, l’Amarone e il Brunello che rispecchiano perfettamente i gusti locali: sono vini rossi, ricchi di aromi fruttati, non troppo acidi, con tannini rotondi ed eleganti, strutturati e dal finale leggermente dolce. I cinesi non sono un popolo di degustatori, piuttosto di consumatori rapidi: riempiono i calici di vino fino
all’orlo e bevono tutto d’un fiato (proprio come fossero dei superalcolici). È un mercato da comprendere; l’importazione dei vini italiani sta crescendo e anche il consumo pro capite, oggi di 1.34 litri l’anno, nel 2020 dovrebbe raggiungere 1.54 litri annui.


La SVIZZERA è un mercato che si contraddistingue per l’alto reddito dei consumatori e per la loro particolare competenza. A raccontarci il mercato elvetico è Luigi Zanini, uno dei più importanti e storici importatori di vini di alta gamma. “Da un sondaggio promosso da Swiss Wine Promotion SA, il vino in Svizzera risulta essere la bevanda alcolica con la percentuale di consumatori più alta (35,5 litri/ anno pro capite) tra la popolazione compresa nella fascia d’età dai 18 ai 74 anni. Quasi otto persone su dieci consumano vino, contro le sei su dieci che consumano birra. È un paese geograficamente vicino all’Italia, altamente competitivo per l’export: il 60% del vino consumato è importato. In Svizzera vengono prodotti 100 milioni di litri di vino, il 99% è destinato al consumo interno, solo l’1% viene esportato, ma vengono importati ulteriori 190milioni di litri per coprire la domanda.”
GLI STATI UNITI. Si tratta di cinquanta mercati diversi, ognuno con regole proprie. La lunga catena della distribuzione (importatore, distributore, retailer) penalizza il costo finale. Inoltre non c’è cultura del vino. Nonostante ciò, i consumi crescono e gli Usa (4°mercato produttore al mondo) sono il principale paese di destinazione del vino italiano, con grandi potenzialità di crescita. I dati sono illustrati da Leonardo Lo Cascio, fondatore negli anni ’80 della Winebow, importatore e distributore di vini di qualità sul mercato americano. “Il mercato degli Stati Uniti si può descrivere in tre parole: grande, frazionato, ma soprattutto regolamentato. Il proibizionismo ha lasciato evidenti tracce nel commercio degli alcolici, quindi se si vuole avere successo è importante utilizzare una strategia ben mirata. Inoltre bisogna considerare i pesanti ricarichi sul prezzo originale della bottiglia: se il prezzo di partenza dalla cantina è di 10 euro, arriverà al consumatore finale con un prezzo aumentato di 3-4 volte (30-40 euro), quindi dai 42 ai 50 dollari. 
Il REGNO UNITO per l’Italia esportatrice di vino è uno dei mercati più importanti sia in volume che in valore (in volume è al 3° posto dopo Usa e Germania e in valore è al 2° posto). Un mercato grande, in crescita, ma complesso. Uno scenario in cui l’80% del vino si vende in media sotto le 6 sterline a bottiglia e dove le vie di accesso alla distribuzione sono sempre più concentrate in poche mani. David Gleave, fondatore e amministratore delegato di Liberty Wines, spiega: “È un mercato abbastanza stabile, da uno studio recente si evince che il 50% dei giovani non fa consumo di bevande alcoliche, e negli ultimi anni si è registrato un calo nei consumi pari all’11%; nonostante questi dati, vengono
consumati 10 milioni di ettolitri. Si beve di meno, ma meglio.”
L’ultimo mercato estero analizzato è stato la GERMANIA la cui produzione si attesta intorno ai 9 milioni di ettolitri l’anno, una parte della quale viene esportata. Un quantitativo che non soddisfa però la forte domanda interna: si consumano circa 23 litri pro capite l’anno. Il 70% della produzione è costituita da vini bianchi di cui il 35% è Riesling, vitigno principe. È un mercato maturo, quindi sostanzialmente saturo, fortemente competitivo, dove si può trovare l’intera produzione mondiale di vini, quindi un mercato certamente non facile. Konstantin Pechtl, responsabile acquisti di Mack & Schühle AG/ Weinwelt ce lo racconta. “La Germania presenta un’altissima concentrazione di supermercati e di conseguenza genera nel mercato un’elevata concorrenza. Inoltre è il primo importatore di vino al mondo. Per l’Italia è il secondo mercato di esportazione: i tedeschi infatti apprezzano molto il vino italiano per il buon rapporto qualità/ prezzo e perché l’Italia è un paese che conoscono e frequentano spesso.” 

È stata una giornata davvero intensa, interessante e a tratti emozionante, perché i vini sanno regalare anche emozioni. L’organizzazione e il servizio sono stati impeccabili durante tutta la conferenza e l’Associazione Italiana Sommelier ha dato un valore aggiunto e un ulteriore tocco di eleganza a questo magnifico Congresso.

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