Mastroberardino

L’Associazione Italiana Sommeliers del Friuli Venezia Giulia ha organizzato nella sala dell’Enoteca Regionale La Serenissima di Gradisca d’Isonzo un’affascinante serata con i vini della prestigiosa azienda campana Mastroberardino. Ce ne fa un breve report Cristina Coari. 

A condurre i numerosi sommeliers ed eno-apassionati presenti dentro “l’esperienza” di alcuni dei prodotti più rappresentativi dell’eccellenza vitivinicola del Sud Italia è intervenuto l’amministratore delegato dell’azienda, Dario Pennino, coadiuvato nella degustazione da Gianni Ottogalli, responsabile della didattica Ais FVG e da Maurizio Dal Pont, rappresentante di zona dei prodotti Mastroberardino.

L’azienda si trova in una delle zone più vocate d’Italia, l’Irpinia, dove non a caso sono concentrate tre delle quattro Docg situate nel Meridione, ovvero Greco di Tufo, Fiano di Avellino e Taurasi. Due le “mini verticali” in programma, il bianco Fiano di Avellino Radici Docg 2010, Vintage 2006 e Vintage 2002, e il rosso Radici Taurasi Docg 2006, seguito dalle  Riserva 2003, 1999, 1998 e 1997. Un vero e proprio viaggio attraverso il passato, presente e futuro dell’azienda campana quello raccontato da Pennino durante la serata.

La famiglia Mastroberardino può essere considerata pioniera dell’esportazione del vino made in Italy, avendo intercettato già a fine Ottocento una richiesta da parte degli emigrati italiani all’estero, che chiedevano i prodotti della madrepatria, in particolare il vino per abbinarlo al cibo. L’azienda è sempre rimasta fedele al territorio, dimostrando di resistere alle mode dei vitigni internazionali.

"E anche in futuro, ha detto l’amministratore delegato, continuerà sulla strada della tipicità e dei vitigni autoctoni, cercando di scoprirne nuove potenzialità. I vini degustati hanno dimostrato di essere degli highlander, per la loro incredibile longevità.

L’azienda ha creato per i bianchi la linea vintage, vini di vecchie annate da commercializzare insieme all’ultima annata per poterne apprezzare la grande complessità e potenzialità espressiva dopo  anche dieci anni dalla vendemmia.