Leo da degustazione: un altro dei racconti vincitori

Pubblichiamo un altro dei racconti vincitori di Vino e seduzione: Autrice Martina Burlina "Non c’era ragione per non stappare, nessuno avrebbe notato la mancanza di una bottiglia. Ginevra, 27 anni astemia e bacchettona, e si poteva aggiungere anche secchiona e sfigata, che in 27 anni di vita biologica, di vita vera e propria ne aveva consumata ben poca, stava ora per prendersi un assaggio colossale, di vino e di vita. Si stupì molto che tra i candidati al posto di assistente commerciale in una prestigiosa azienda vinicola, l’ottuagenaria titolare avesse  scelto lei, astemia, che di vino non sapeva nulla; certo, il suo curriculum era di tutto rispetto e i requisiti per quel posto li aveva tutti. Tutti tranne la viscerale passione per il vino, che non aveva mai avuto e che nemmeno le stava venendo, lavorando li, tutt’altro: evitava accuratamente la cantina e il pensiero di un contatto, anche fortuito, con qualche bottiglia di vino, rosso in particolare.
Poi era arrivato Leo. Attraente e sicuro di sé come solo un rappresentante poteva essere; lavorava per una ditta produttrice di bottiglie, capitava in ufficio un paio di volte a settimana. La prima considerazione che Ginevra aveva fatto su di lui: era così fuori dalla sua portat, da porlo al livello di un cappotto di Dolce & Gabbana che non avrebbe mai potuto permettersi, né sfiorare, se non entrando in una boutique e fingendo interesse all’acquisto, solo per toccarlo con la punta delle dita, prima di venir cacciata dallo sguardo avvelenato delle commesse.
Invece, proseguendo per metafore, pareva proprio che una chance di indossare quel cappotto ce l’avesse.
Leo infatti aveva dimostrato da subito un evidente interesse per Ginevra, ma il fatto più incredibile era che lei, da quando era entrata in contatto con Leo, sentiva crescere  un desiderio inspiegabile e nuovissimo: voleva bere del vino. Con lui. Ma soprattutto voleva bere del vino rosso.
Una cosa più inimmaginabile difficilmente Ginevra avrebbe potuto figurarsela, invece una cosa ancor più inimmaginabile accadde. E accadde lunedì 25 marzo.
Ginevra stava riordinando, in testa aveva solo due cose: Leo e una bottiglia di Cabernet Franc, indecisa solo su chi avrebbe assaggiato per primo.
Sussultò quando si sentì toccare la spalla e sussurrare: - Ciao! E’ tutto il giorno che mi sto chiedendo una cosa, e solo tu hai la risposta!
Ginevra fissava il bonsai sull’armadio, nel tentativo, disperato ed inutile, di non rendere evidente il fatto che stesse avvampando. - Ciao,non ti ho sentito, posso aiutarti?
Durante i secondi successivi Ginevra maledì il fatto che Leo non potesse semplicemente risponderle, invece di  sorridere con quella sinfonia di denti bianchissimi e perfetti che l’avrebbe convinta a fare qualsiasi cosa. Dopo un intervallo, infinito, finalmente Leo si decise:  - Ho detto che solo tu hai la risposta! Da quando ho preso in consegna le bottiglie venerdì scorso, ho in testa l’idea di bere un bicchiere di rosso con te, nel salottino delle degustazioni; non stasera, io sono di passaggio e tu avrai i tuoi impegni, ma domani che dici?
Ginevra si toccò il naso, come sempre quando era all’apice dell’agitazione, e riuscì a replicare: - Nel senso, nel salottino….
Poi si blocco, e capì tutto. Lui era li venerdì quando la vecchia le aveva detto che il martedì successivo si sarebbe dovuta fermare per i documenti di trasporto di un carico di bottiglie che partivano, in tarda serata; lei era l’ultima arrivata, era ovvio che spettasse a lei il compito, che ora non le pareva ingrato, di rimanere lì sola fino a tardi e di chiudere.
Ora era lì, in un martedì 26 marzo qualunque, e stava per prendersi tutto quello che non si era concessa in 27 anni: vino, rosso, condito dal brivido di approfittare di una cosa non sua e le attenzioni di un bellissimo semisconosciuto. Perché negarsi un piacere che non credeva nemmeno esistesse fino a poco prima? Era come se già sentisse il sapore del vino bruciarle prima la punta, e poi la parte centrale della lingua.
Leo alle sue spalle, il camion già in viaggio.
Ginevra prese i calici da degustazione, ne portò uno alla guancia, non avrebbe saputo dire se il freddo che sentiva sul collo fosse lo stelo del calice o la punta delle dita di Leo che la accarezzavano. Il gelo avrebbe avuto vita breve, lo sapeva; stappata la bottiglia, avrebbe assaggiato il vino, il calore, Leo e un’eccitazione assolutamente nuova e già irrinunciabile. Si, non c’era motivo per non stappare.
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