Leggere il vino, vini da sogno

Il prossimo giovedì 15 maggio presso il Ristorante La Primula a San Quirino (PN) si terrà il 13mo appuntamento di degustazione “Vini da Sogno”, un percorso culturale e sensoriale pensato, curato e realizzato da Antonio Geretto, Enotecnico, Maestro Assaggiatore, Sommelier ed esperto di analisi sensoriale che, come sempre, ha selezionato personalmente i  vini e condurrà la degustazione. Protagonisti della serata saranno sei importanti vini bianchi della splendida annata 2007. 4 rappresentativi di 2 diverse zone della Côte de Beaune in Borgogna: Meursault e Puligny Montrachet,  2 provenienti da altri bacini enologici importanti del mondo, che verranno svelati solo la sera della degustazione. Avremo l’occasione di continuare a indagare la fisionomia del “grande vino”, soffermandoci a ragionare su uno degli argomenti più spinosi per amanti e collezionisti: il Prezzo del vino.
Chiediamo ad Antonio Geretto: Che cosa è Vini da Sogno?
“Vini da sogno” è il nome di una collana di degustazioni di vino che organizzo e conduco dal 2008. Ne faccio due all’anno, una a maggio, l’altra a novembre. Si tratta di appuntamenti dedicati ai grandi vini approssimandosi molto a quelli che in assoluto possono essere considerati di maggiore lignaggio nel panorama enologico internazionale. Ogni appuntamento non si limita alla declamazione e condivisione dei profili sensoriali dei 6 vini previsti; tale momento viene preceduto da una parte teorico-culturale utile a inquadrare i diversi territori e stili produttivi e a riflettere su quale sia la fisionomia che accomuna i “grandi vini”.
Come è nata l’idea?
Da tempo covavo l’idea di organizzare degustazioni di vini di alto livello ma ciò non sarebbe stato possibile senza l’entusiasmo di tutti coloro che hanno partecipato alle 12 edizioni che fino a oggi ho organizzato. Non faccio torto a nessuno di loro se nomino in particolare due persone: Loris e Paolo. Non sono solo tra quelli che sono stati sempre presenti a tutti capitoli di “Vini da Sogno” svolti finora,  ma coloro che, per primi, mi hanno convinto e aiutato ad andare avanti nel mio progetto. Ricordo perfettamente che rimanemmo a parlarne fino a tardi dopo che vennero ad una degustazione di vini umbri che tenni proprio al Ristorante La Primula per Slow Food Pordenone nel 2008. I primi tre appuntamenti li organizzai con la preziosa collaborazione delle allora condotte Slow Food di Motta di Livenza (capitolo 1 e 2) e Pordenone (capitolo 3); dalla quarta edizione ho curato autonomamente tutta l’organizzazione.
Come vengono scelti i vini e gli argomenti delle degustazioni?
Inizialmente l’idea era quella di concentrarsi sui grandi vini francesi e, in particolare, di Borgogna che in effetti sono stati spesso protagonisti. Ogni capitolo trattava una zona specifica che veniva introdotta da un punto di vista storico, culturale, viticolo e legislativo e conclusa con la degustazione di vini di annate particolarmente pregiate e che avessero subito un certo invecchiamento (anche un Pomerol del 1966). Dal 5° capitolo anche grazie alle curiosità e alla sensibilità dei partecipanti, ho pensato che incontri come questi dovevano essere un’occasione di riflessione dialettica che partisse dal tentativo di rispondere ad una domanda tanto semplice quanto sfuggente: “Perché un vino è un grande vino?”. Da qui alcune serate sono state incentrate più che su vini di un singolo territorio, sul confronto di vini di diversa derivazione ma accomunati da alcune caratteristiche sensoriali (es. concetto di eleganza).
Quando possiamo dire che un vino è un grande vino?
Non è facile dirlo in poche parole. In estrema sintesi deve dare pieno appagamento sensoriale ed emotivo. Per farlo sono necessarie 4 cose. Prima di tutto darci intenso piacere nel berlo (eleganza). In secondo deve essere autentico, cioè avere un forte legame con il territorio di provenienza, essere originale, inimitabile e digeribile. In terzo luogo deve essere serbevole, cioè essere in grado di invecchiare. Infine, nondimeno, è necessaria anche la qualità del degustatore che può godere appieno di questi vini solo se è dotato di grande sensibilità non solo fisiologica ma anche estetica.
Come vengono scelte le locations delle degustazioni e perché?
La scelta di ristoranti stellati o, comunque, di provata qualità, non è un semplice onore al brand, ma la consapevolezza che per proporre certi vini anche l’ambiente e il confort sono importanti. Inoltre ritengo molto importante la qualità e la cura del  piatto proposto dal ristorante alla fine della degustazione guidata con il quale riassaggiare i vini. E’ mia convinzione che il vino sia e debba rimanere ministro della tavola, vale a dire che deve dare il meglio anche quando accompagna il cibo. Non sempre vini che ci colpiscono bevuti da soli, sanno ripetersi a tavola. Un vino veramente emozionante deve saperlo fare.
Perché la scritta “Leggere il Vino con..” vicino al nome?
Dopo anni di degustazioni e serate dedicate al vino condivise ho pensato di cominciare a contrassegnare i miei interventi con lo slogan: “Leggere il Vino”. Ho sentito di farlo molto semplicemente in onore del grande amore (malattia?) che nutro per il vino e perché ritengo che in quelle tre parole possa essere sintetizzato il metodo per accostarsi, studiare e conoscere il vino. Penso che qualunque criterio possibile per valutare un vino non possa prescindere da rispetto e condivisione (proprio per questo tengo molto alla preposizione “con”) .  Prima di emettere un giudizio è sempre necessaria un’analisi critica che non può ridursi alla mera degustazione: è necessaria una “lettura” d’insieme.
Leggere un vino non è semplice in quanto i fattori da individuare e da valutare sono molteplici: vanno dall’analisi della percezione sensoriale, alla decodificazione della tecnica produttiva, alla comprensione della territorialità, all’inserimento in un preciso contesto storico-culturale, all’osservazione delle proprie reazioni emotive. Solo un approccio il più possibile consapevole e attento permette di comprendere e percepire il valore di un vino, al di là delle prime istintive emozioni. Saper leggere il vino è un’arte. Il vero bevitore lo ama, sa costruirsi con pazienza, attraverso assaggi e approfondimenti culturali, un bagaglio di esperienza e un archivio sensoriale. Il suo percorso di conoscenza è lento, ci vorrà del tempo, modestia e molto impegno, come in tutto ciò che ha a che fare con il nettare di Bacco, dall’uva alla bottiglia. Deve essere dotato di una sensibilità estetica che lo aiuti a sviluppare apertura mentale e crei una vera e propria empatia nell’approccio con il vino, atteggiamento fondamentale perché permette di acquisire capacità sensoriali che, fuse con la competenza tecnica, abilitano a percepire quelle sfumature di armonia ed eleganza che fanno la differenza tra eccellenza e mediocrità. Tale sensibilità è o non è; quando c’è ed è autentica non può che essere rispettosa verso il vino, scevra di ogni egoismo e votata alla condivisione. Il vero bevitore non è una prima donna, non si vanta di ciò che sa, di ciò che conosce o della sua esperienza; non è un esibizionista, non ne ha bisogno perché il suo amore è disinteressato non vuole crearsi uno status, non vuole ostentare sapienza.




  • Creato il .
  • Ultimo aggiornamento il .
Privacy Policy