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Intervista a Jørgen Mønster Pedersen

del fabro e pedersendel fabro e pedersenJørgen Mønster Pedersen, è giornalista e scrittore enoico danese, collaboratore di varie testate e autore di una decina di libri sul vino, il cibo e il turismo enogastronomico (tra i quali una Guida su cosa mangiare e bere durante un viaggio nell’Italia del Nord). In un suo recente giro di degustazioni in regione, organizzato dal Consorzio delle Doc-Fvg, l’abbiamo incontrato per rivolgergli alcune domande sulla Danimarca del vino e sullo sguardo dei danesi verso il prodotto italiano e friulano.
Qual è lo stato di salute del mercato danese del vino?
Il vino ha un mercato recente, in Danimarca, cresciuto negli ultimi 50 anni. Il consumo medio pro-capite è abbastanza elevato: circa 30-35 l/anno ed è un consumo non legato all’abbinamento con il cibo del Paese d’origine. Il danese beve vino perché gli piace. L’80% del mercato è occupato dalle bottiglie prodotte da quattro grandi Paesi: Italia, Francia, Spagna e Cile. I vini italiani e francesi sono più costosi, ma il loro prezzo non viene contestato dai consumatori. Penso che sia soprattutto una questione d’immagine: si compra e si beve vino italiano perché piace l’Italia.
Quali sono i vini italiani che vanno per la maggiore?
Il mercato danese apprezza molto i vini rossi e i consumi seguono dei trend, delle mode. Per molti anni, il vino più richiesto è stato il Montepulciano d’Abruzzo, poi è stata la volta del Primitivo, ora piace molto il Ripasso. Le regioni enologiche italiane più conosciute e importanti sono la Puglia, la Toscana, il Piemonte e il Veneto.
Lei ritiene che la presenza promozionale delle produzioni enoiche italiane in Danimarca sia adeguata?
La percezione è che in Italia, a differenza di altri Paesi, vi sia l’assenza di una politica di marketing coordinata. Tra alcuni giorni, a Copenaghen, ci sarà un evento per la promozione dei vini del Fvg a cui seguiranno quelli di altre regioni… Manca la promozione del brand “Italia”. Da questo punto di vista, Australia, Francia, Germania si muovono in maniera coordinata e più efficace. Meglio di tutti, probabilmente, fa l’Austria. Agli austriaci non interessa, a esempio, quale Sauvignon si beve; l’importante è che sia austriaco.
Che cosa non le piace e che cosa le piace del mondo del vino del Fvg?
Non mi piace il livellamento dei gusti e, dunque, che si vada verso l’imbottigliamento di vini “internazionali”. Preferisco la regionalizzazione e la salvaguardia della caratteristiche dei vini autoctoni. Mi piace molto il vostro stile di ospitalità e apprezzo lo sforzo tecnologico che avete fatto, tra i primi in Italia, per produrre vini bianchi di buona longevità.






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