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Il vino Friulano in bib (bag in box)

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 articolo di Angelo Peretti pubblicato sul suo blog www.internetgourmet.it

Insomma, a me il bag in box piace, come soluzione per il vino "da tutti i giorni". Letteralmente, bag in box significa "borsa nella scatola". In effetti, il contenitore è fatto proprio così:

una scatola di cartone con dentro una sacca di plastica alimentare nella quale viene immesso il vino. Il tutto è corredato da un rubinetto di plastica, che permette di spillare. Semplice. Con un vantaggio: man mano che il vino esce, la sacca si restringe e così non c'è contatto fra vino e ossigeno, e pertanto niente ossidazione. Dunque, il vino si conserva anche per settimane dopo la prima spillatura. (nella foto di lato Nero d'Avola in bib)

E la scatola da 3 litri, secondo me la più pratica, sta perfettamente in frigo. Eppoi il riciclo a fine uso è rapido: si strappa il cartone, si toglie il rubinetto e i tre pezzi vanno nei contenitori della differenziata. Senza il peso e l'ingombro del vetro da buttare nelle introvabili campane. Niente a che vedere coi brik in tetrapak: altro concetto, altra funzionalità. Meglio, molto, il bag in box.

Mi si dirà: roba da vinelli, roba da mercati di basso profilo. Obietto: nossignori. In Scandinavia il bag in box è un oggetto che invita alla convivalità, e loro, gli scandinavi, ci vogliono dentro vini di valore: si mette la scatola in mezzo alla tavola e si spilla a turno. E la diffusione non è limitata ai paesi non produttori di vino. Prendiamo la Francia: ormai il bag in box è entrato nell'uso comune. Le catene della gdo ne hanno decine e decine di referenze, allineate su intieri scaffali dei supermercati, di fronte alle bottiglie di punta. Impressionante. Ed impressiona anche vedere quanti ne vendono di bag in box: tra gli scaffali, i varchi lasciati dalle scatole vendute sono evidenti.

E mica comprano i bag in box solo le casalinghe disperate o i pensionati. Un signore davanti a me alla cassa dell'Auchan di Mâcon aveva nel carrello una bottiglia di un rosé di un cru provenzale e anche un bag in box d'un altro rosé della stessa regione: probabilmente, la bottiglia per la cena festiva, la scatola per la bevuta domestica quotidiana. Eppoi nelle enoteche francesi i bag in box dei vini meglio griffati stanno in vetrina insieme alle bottiglie di valore.

Durante una recente visita nel Jura ho visto che un po' tutti, anche qualcuno fra i più celebri vigneron indépendant, hanno una linea in bag in box, e non si vergognano affatto nel proporla insieme con le bottiglie. Insomma: i francesi ormai il bag in box - loro lo chiamano in sigla bib, e mi piace 'sto bib - l'hanno adottato seza problemi. Invece qui da noi siamo appena agli albori, ai primi balbettii. E i pochi bib che si trovano nella gdo in genere sono proposti accanto ai brik, alle dame da 5 litri, alle bottiglie si plastica, ai bottiglioni tappo-vite di vecchia generazione. L'immagine che diamo al bag in box, in Italia, è ancora quella del vino di caduta, di basso livello. Ed è un errore. Grave

nell'immagine: bag in box morbido e femminile


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