Il Vermouth Cocchi
Scopro, sobbalzo e soprattutto mi ravvedo del fatto di usare erroneamente la parola Vermouth con il Martini. Scopro che una delle mie bevande preferite, che io amo follemente on the rocks (con ghiaccio) non fa più parte di questa categoria di vini liquorosi aromatizzati. Da qui la scoperta, la ricerca e soprattutto il concetto di differenza fra le varie tipologie. Il mercato dei Vermouth ha subito di recente una rivoluzione, di conseguenza importanti brand quali Martini, Cinzano e Cora hanno deciso di non produrre pìù Vermouth ma una bevanda aromatizzata a base di vino con un gradazione inferiore ai 16 gradi. Proprio così, infatti la disciplinare prevede una gradazione alcolica che non sia inferiore ai 16% e non superiore ai 21%. Deve essere composto da un 75% di vino bianco addizionato di zucchero, aromatizzato e senza l’aggiunta di coloranti. Così la scoperta che mi sorprende del Vermouth originale, l’antica ricetta scoperta nel lontano 1786 a Torino da Luigi Benedetto Carpano che, amando le qualità sopraffine del moscato, decise di ricavarne un vino aromatizzato, addizionandolo d erbe e spezie, secondo i dettami appresi da certi frati della sua valle nativa. E poi incontro il Vermouth Cocchi di conseguenza la riscoperta di questo vino, che già amavo, ma che è diventato ora la mia seconda passione. Nel 1891 nasce ad Asti l’azienda, grazie a Giulio Cocchi che decide di avviare una propria attività di liquorista e produttore di vini aromatizzati speciali. In breve tempo, grazie a filiali di vendita e degustazione, divenne famoso per lo più grazie a due ricette in particolare, il Barolo Chinato e l’Aperitivo Americano. I suoi prodotti vennero esportati a New York, Londra, Sydney, nell’Africa coloniale e in Venezuela, dove addirittura fu fondata a Caracas la “Casa Cocchi de Venezuela” che operò per lungo tempo. A Fine anni '70 l'azienda venne comprata dalla famiglia Bava che tuttora gestisce l'azienda vitivinicola. Il 2011 ha segnato i 120 anni di successi, tra tradizione spumantistica (fu tra i promotori dell’Alta Langa) e il Barolo Chinato (vino aromatizzato a base di china calissaja e altre erbe aromatiche ) altro prodotto storico dell’azienda. A questi si è unito lo Storico Vermouth di Torino: un vermouth ambrato all’antica, la cui ricetta prevede l’uso di erbe come la china e il rabarbaro, che tingono leggermente di bruno il bel vino chiaro. Per accentuare questa tonalità si aggiunge lo zucchero imbiondito preparato sul fuoco come per la crème caramel che, con il colore, dona anche una nota speciale al gusto: croccante e zucchero filato in grado di arrotondare tutti i gusti amari, e l’Americano (un mix di vino bianco, zucchero, infuso di erbe e spezie in alcool, senza tinture o additivi artificiali).
Cocchi Americano: Stupisce, avvolge, entusiasma e si contraddice, la sua complessità sorprende. Un naso fatto di frutta, agrumi, scorza d’arancia, mele cotte e piccole sbuffate di pera. Fiori di sambuco leggeri e delicati, prepotenti invece quelli di arancio. L’entusiasmo prosegue non negandosi al palato , fatto di discordie e di pace, di litigi e riappacificazioni in un continuo turbine tra l’amaro e il dolce. Miele e agrumi, con un tocco di scorza di limone sul finale. Lungo lunghissimo finisce con note di amaro e dolce con una freschezza che equilibra il tutto.
Cocchi Storico Vermouth di Torino: Naso pungente, fruttato e speziato, scorza d’arancia, agrumi, cioccolato liquirizia, spezie indiane e toni fumé, poi il caramello e la vaniglia. Note mentolate deboli alla seconda olfazione. Dopo aver fatto riposare il bicchiere, salgono al naso profumi di piante officinali come il tarassaco. Il gusto risulta, complesso, fruttato, uva passa con un palato con sfumature piccanti, amaro agrumato su cui sono stratificati sapori dolci di liquirizia, scorza d'arancia e succo di frutta, rabarbaro, uva e cacao.
Equilibratissimo finale che gioca con note amari e dolci
Giulio Cocchi Spumanti Srl - Asti
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