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I grandi bianchi dieci anni dopo

Oggi il mercato ha fretta di presentare le ultime annate, che spesso vengono rilasciate e consumate troppo presto”.  Veri “infanticidi”, così li ha definiti Gianni Ottogalli, responsabile della didattica dell’Associazione Italiana Sommelier del Friuli Venezia Giulia in occasione di due serate organizzate dall’Ais presso l’Enoteca La Serenissima di Gradisca d’Isonzo. Protagonisti dei “Delta Dieci” alcuni tra i più prestigiosi vini del panorama vitivinicolo regionale, le cui annate più giovani  si sono confrontate con le annate di dieci anni anni prima.  

 Il progetto, avviato lo scorso anno con successo, è proseguito quest’anno con il vino Bianco “Illivio” 1998 e 2008 di Livio Felluga, il Friulano 1997 e 2007 di Borgo San Daniele,  il Bianco “Braide Alte” 1997 e 2007 di Livon, il Bianco “Flor di Uis” di Vie di Romans delle annate 2002 e 1992, la Malvasia di Kante 1997 e 2007, e il Bianco “Blanc des Rosis” di Schiopetto, 1998 e 2008. I vini bianchi “invecchiati” sono stati una grande sospresa per tutti gli esperti ed enoappasionati presenti e anche per i produttori intervenuti, che non spesso hanno l’occasione di verificare l’evoluzione dei loro prodotti a distanza di molti anni dalla vendemmia.

Tutte le annate più “datate” hanno dimostrato di avere acquistato nel tempo un’ interessante complessità gusto-olfattiva. Ad esempio, le note floreali e fruttate del Bianco “Braide Alte” 2007 di Livon, uvaggio di Chardonnay, Sauvignon, Picolit e Moscato giallo, si sono evolute in note di confettura, di frutta secca, di erbe aromatiche essicate, di sottobosco, di caramello e anche il sorso  si è fatto più robusto e ampio, perdendo un po’ in freschezza, ma guadagnando una piacevolissima mineralità e persistenza finale. 

I vini bianchi invecchiati, ha detto Ottogalli, “sono vini rossi senza tannino”, cioè vini di grande struttura che si sposano a piatti più impegnativi, anche di carne, ma senza grandi untuosità che necessitano del tannino per “asciugare” la bocca. Grande emozione ha suscitato anche l’assaggio del Bianco “Flor di Uis” 1992, quasi un “Delta Venti”, data la “veneranda età” dell’uvaggio  di Vie di Romans, composto da Malvasia istriana, (Tocai) Friulano e Riesling renano. Qui, il “carattere” fruttato e speziato già maturo del 2002 ha lasciato spazio a note di frutta secca, di fieno, di smalto e di “petrolio”, i cosidetti “idrocarburi”  del Riesling, che anche nel sorso conferiscono le tipiche note minerali, “la spalla fresca che sorregge il vino negli anni”, come  ha spiegato il patron di Vie di Romans, Gianfranco Gallo.

“Ci sono due modi di consumare il vino”, ha detto Gallo, “uno modaiolo, di chi oggi beve il vino e domani chissà, e quello di chi crede nella cultura del vino e vuole comprendere e scoprire i punti di forza di un prodotto e di un territorio”. “Questi vini”, ha aggiunto, “sono la prova del “nove”, cioè la dimostrazione dell’eccellente lavoro svolto dai vignaioli friulani. La longevità è una strada dovuta, che è possibille solo nei territori più vocati al mondo”. Per favorire la corretta maturazione del vino in bottiglia, oggi alcune aziende della nostra regione escono con le nuove annate a quasi due anni dalla vendemmia, vedi appunto Vie di Romans, Schiopetto ecc. e altre hanno creato dei vini bianchi “Riserva”, studiati apposta per l’invecchiamento. Anche in altre zone d’Italia alcuni produttori stanno lavorando su questa “rivoluzione culturale” proponendo vini bianchi maturi.

È il caso della prestigiosa azienda campana Mastroberardino, che ospite di una degustazione organizzata recentemente sempre dall’AIS Fvg a Gradisca, ha presentato la “linea vintage”, ovvero vini bianchi di vecchie annate da commercializzare insieme all’ultima annata per poterne apprezzare la grande complessità e potenzialità espressiva dopo anche dieci anni dalla vendemmia.

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