Scritto da Adriano Del Fabro il . Pubblicato in Grappa&Distillati.

Abbiamo assaggiato il primo gin friulano

Federico Cremasco creatore del primo gin friulanoFederico Cremasco creatore del primo gin friulano

Se la nuova tendenza del mercato degli spiriti è quella del legame con il territorio, il FVG c’è. Basta andare a trovare il barman (e alchimista) quarantenne, Federico Cremasco, in quel di Spilimbergo. Dopo alcuni anni di studio e progettazione, nel
2015 ha creato la ricetta e dato avvio alla produzione del primo gin “Made in FVG”, la prima preparazione di un trittico liquoroso che si ispira al mix del famoso cocktail “Negroni”: gin, vermut e bitter.

Ed è commercializzata da Fred Jerbis, in tutta Italia. «Forse non c’è una grande consapevolezza – spiega Cremasco –, ma il Friuli Venezia Giulia e l’Italia vantano una grande tradizione liquoristica. Il territorio offre molte potenzialità a chi lo sa guardare con attenzione e competenza». Ed è quello che ha fatto lui, forte della sua passione lavorativa e della conoscenza del mercato moderno e dell’evoluzione dei gusti, nonché coltivatore diretto di piante aromatiche e officinali a Travesio. E tra le tendenze attuali, c’è la riscoperta del gin che, all’Hemingway, cocktail bar di Cremasco, a Polcenigo, si esprime con un’offerta di ben 90 etichette diverse.

Il gin “43” di Fred Jerbis (prodotto artigianale “tirato” in 3.000 bottiglie da 500 ml, nel primo anno di commercializzazione), ha una colorazione giallo-paglierina data dall’infusione a freddo di fiori d’arancio e zafferano, gradazione alcolica di 43 gradi ed è composto da 43 erbe italiane (il 50% raccolte in regione). Potrebbe essere etichettato come un gin cold compound, un gin fatto per infusione a freddo, senza seconda distillazione. In pratica, al distillato base di cereali e ginepro si uniscono successivamente le altre botaniche a macerare per una decina di giorni. Ma in realtà la sua lavorazione è più complessa. Il ginepro proviene dall’Umbria, la sua distillazione viene fatta ad Aiello e l'imbottigliamento e confezionamento degli ingredienti, a Spilimbergo.

La ricetta “segreta” è stata recuperata da un libro di un aromatiere italiano di inizio Novecento e dà origine a un gin erbaceo e agrumato che si può consumare anche liscio, con qualche cubetto di ghiaccio, oppure con l’acqua tonica o miscelato in cocktail. La stessa filosofia di progetto è stata applicata  per la creazione e produzione del vermut “25” (18 gradi, con colore bruno carico e un gusto erbaceo delicato ma persistente), con 25 erbe e il Verduzzo friulano del Collio e al bitter “34” (25 gradi, profumo rotondo, tonalità aranciate e gusto erbaceo delicato) con altrettante erbe. Questi ultimi due prodotti vengono imbottigliati in confezioni da 700 ml.

«Decisamente i nostri prodotti si possono definire artigianali e vanno spiegati e capiti – aggiunge il barman –. L’obiettivo è quello di entrare e restare in una nicchia degli spiriti italiani di qualità, di fascia medio-alta e, per ora, ci rivolgiamo esclusivamente ai bar. Attualmente stiamo lavorando a un nuovo prodotto che è il bitter aromatico, ma non abbiamo fretta…».