Effervescenze Vini vivi Bollicine rurali

La presentazione di un libro enoico - alla presenza dell’autore - accompagnata da buon vino è un’occasione che qbquantobasta non si lascia mai scappare. Se poi l’autore è Massimo Zanichelli e il titolo parla di Effervescenze storie e interpreti di vini vivi, la data è ben evidenziata in giallo sull’agenda degli appuntamenti must to be. Eccoci dunque presenti alla Libreria Lovat di Trieste. Protagonisti del racconto i vini frizzanti prodotti con metodo ancestrale, quindi rifermentati in bottiglia, proprio come facevano i nostri nonni che all’epoca li chiamavano “vini col fondo”. Il volume (quasi 500 pagine, ed. Bietti), una sorta di viaggio on the road fra cantine e vigneti, è un elogio a questa tipologia di bollicine fino a oggi spesso poco considerata e ritenuta di “serie B”. Vini autenticamente artigianali che esprimono un’enologia genuina. Zanichelli ne parla e ne scrive senza classificazioni o giudizi, riportando il suo viaggio attraverso i territori storici maggiormente vocati per questi vini: partendo dalle colline eroiche di Conegliano Valdobbiadene fino ad arrivare nell’Oltrepò Pavese. “Il termine vini vivi – ci spiega– è un termine personale che ho coniato ad hoc, solitamente si parla di vini veri, ma l’espressione “vivi” mi sembrava più appropriata. Non solo perché sono animati dall’anidride carbonica ma anche perché esprimono la loro terra e l’uva da cui vengono prodotti. Il più grande vino popolare del nostro tempo per bevibilità, abbinabilità, durabilità, economicità”. Un mondo affascinante, scoperto almeno a grandi linee attraverso le parole dell’autore, ma anche sorseggiando alcuni vini in degustazione. I rifermentati in bottiglia hanno un aspetto solitamente velato, profumano di fiori bianchi, agrumi, miele d’acacia e lievito. In bocca sono secchi, le bollicine sono molto delicate: per intenderci “cashmere al palato”. Il sorso è fresco, persistente e si è invogliati a berne subito un altro. Vini di facile beva, ma per nulla effimeri e frugali. Che anzi migliorano con il passare del tempo. L’importante è conservarli rigorosamente in verticale! L'articolo è stato pubblicato sul numero di novembre 2017 del mensile qbquantobasta.



 

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