Domaine George Vernay: verticale Shiraz

Degustazione Merano wine Festival domaine Georges VernayDegustazione Merano wine Festival domaine Georges VernayTra i tanti motivi per cui si va al Merano Wine Festival c’è l'opportunità di seguire degustazioni uniche. Unica è stata senza dubbio quella cui ho partecipato all’ultima edizione di questo festival creato all’insegna della qualità. Mi ha aperto un mondo. Il mondo dello Shiraz o Syrah che dir si voglia. Un vitigno “internazionale” coltivato in tutto il globo, non molto Italia. Quando penso a questo vitigno la mia fantasia vola subito in Francia nella Valle del Rodano. Ed è proprio da questo splendido territorio che arrivano i vini in degustazione. Come al solito Jan D’Agata riesce a proporre la creme de la creme!! Cominciamo dalle origini. E’ incerta la provenienza di quest’uva. Chi dice dalla Sicilia (Siracusa) chi dice dalla Persia. Mentre invece qui ci raccontano che è proprio autoctono della valle del Rodano. Anticamente chiamato Serin e Seren (dalla sierra) negli anni ’60 del secolo scorso era stato spiantato per le sue scarse rese. Praticamente dimenticato. Poi negli anni ’80 hanno ricominciato a reimpiantarlo però con l’esposizione verso sud. Quella più calda.  Ed è proprio in questa zona che si trovano terreni della Domaine George Vernay. A raccontarci i loro  9 vini sono Cristin e Paul. Due persone semplici e cordiali. Subito ci raccontano i loro grandi amori. Il vino e la musica. Dicono che “il vino è creatore di musica”. Ci raccontano che “Biologico è il metodo di lavoro, Biodinamico è la nostra filosofia ma deve sempre vincere il buon senso e se un’annata è difficile e le fermentazioni non partono si deve usare il lievito selezionato, senza vergogna”. Si, mi piacciono proprio.

Dicevo 9 syrah, di diverse annate, provenienti da 3 terreni diversi. Sei dalla Cote-Rotie, più a nord, e 3 da Saint Joseph. Partiamo proprio da questi. Zona a base granitica che si estende per 60 km. I vigneti sono vecchi, di prima degli anni ’50. Loro non li hanno espiantati. Pochissime bottiglie prodotte, solo 1.200. Tra il 2007, il 2001 e il 2004 quello che preferisco è l’ultimo. L’annata è stata calda, classica. Vendemmiato a fine settembre. Rosso rubino intenso e brillante, naso intrigante con spezie , su tutte prevale la noce moscata ma poi arriva il pepe. Tutto delicato, elegante. Al gusto i tannini sono setosi, l’armonia è sovrana. Nella Cote – Rotie i terreni sono sempre su base granitica ma con grande presenza di sabbia e terra rossa ricca di ferro.  La differenza la percepisco maggiormente nel 2003. Anche in questo caso  è stata un'annata calda con vendemmia anticipata di un mese. Mai avrei pensato di trovarmi nel bicchiere sentori di mentolo, liquirizia e poi dattero, carruba, pomodoro confit e caffè. Una complessità entusiasmante sia al naso che nel finale. Grande degustazione, indimenticabile.

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