“Cibo in Strada Show”
Il 17 Marzo a San Giovanni Valdarno, IV edizione della kermesse gastronomica che raccoglie nel centro cittadino le migliori proposte di pietanze “da passeggio”.
Corso Italia dalle 10 alle 20 sarà mobilitato da oltre trenta stand degli espositori, che avranno il compito di saziare la gola del passante, attraverso panini arricchiti da salumi, formaggi, ma non solo, scodelle di stufato alla sangiovannese, lampredotto, porchetta, torte salate, pesciolini fritti e anche altre delizie, sia dolci che salate, rigorosamente prêt-à-manger. Ma non finisce qui, sul palco le sfide degli chef che da mezzogiorno si avvicenderanno ai fornelli. Quest’anno la regione ospite sarà il Veneto, che verrà rappresentato dallo Chef Fabio Tammaro del ristorante “Officina dei Sapori” di Verona, che rappresenterà la sua regione con due piatti della tradizione rivisitati nella chiave super moderna: Merendina di baccalà alla vicentina, e la "pastisada de caval 2.1" (il fante nel manico), un piatto povero della cucina veronese qui proposto come finger food. Presenti insieme a Tammaro altri ospiti di vecchia data, presenti sin dalla prima edizione Luca Cai, l’oste-trippaio, patron del Magazzino di Firenze, che proporrà “Spiedino di bollito” e lo chef Stellato Marco Stabile dell’Ora d’Aria di Firenze. Ci sarà anche la possibilità di fare shopping nei negozi del centro, che per l’occasione resteranno aperti. Per i Bambini l’opportunità di partecipare a laboratori didattici.
Ad organizzare la manifestazione, come sempre, la Confcommercio con il patrocinio di Comune di San Giovanni Valdarno, Camera di Commercio di Arezzo, Pro Loco e Centro Commerciale Naturale “Vie di San Giovanni”, Museo della Basilica, Slow Food Colli Superiori del Valdarno e il sostegno di Cassa di Risparmio di Lucca Pisa Livorno, IVV, CSA, Alcedo.
Curiosità prese dal comunicato stampa:
Regione ospite: il Veneto.
Lo chef Fabio Tammaro (ristorante "Officina dei Sapori" di Verona) sarà tra i protagonisti del cooking show all’ombra del Palazzo d’Arnolfo con due piatti della tradizione veneta rivisitati in chiave moderna:
1.Pastisada de caval 2.1 (il fante nel manico) La tradizione fa risalire questo piatto, tra i più tipici della tradizione gastronomica veronese, al lontano 30 settembre 489 d.C, quando gli eserciti di Odoacre principe degli Eruli, e di Teodorico, alla testa degli ostrogoti, si affrontarono proprio nei pressi di Verona in una terrificante battaglia per il controllo della penisola italiana. Odoacre fu sconfitto e in seguito ucciso da Teodorico. L'episodio è scolpito sulla facciata della chiesa di San Zeno. Nella battaglia cruentissima trovarono la morte anche numerosi cavalli. Per non sprecare tanta abbondanza, in tempi di guerre e carestie, tagliata la carne a pezzi la popolazione la mise a macerare in vino e spezie per poterne prolungare la conservazione. La successiva cottura diede vita alla gustosissima Pastisada de' Caval, in dialetto brasato di cavallo. “La scelta di puntare su questo piatto tipico è una provocazione”, rivela lo chef, “visto che ci hanno messo la carne di cavallo ovunque a nostra insaputa, perché non decidiamo proprio di cucinarla e mangiarla di nostra volontà?”. Il nome "fante nel manico" sta proprio ad indicare il cavallo (fante, nelle carte Napoletane) nascosto come un asso. “Servirò la preparazione a temperatura poco al di sopra dell'ambiente, non caldissima: con l' aiuto di uno spallinatore da gelati farò delle semisfere che adagerò su un crostone di pane alla polenta”, anticipa.
2.Baccalà alla vicentina Il baccalà alla vicentina è un piatto tipico ormai di tutto il Veneto. La leggenda narra che nel 1269 i vicentini, che tentavano l'assalto al castello di Montebello difeso dai veronesi, alle guardie che gridavano altolà, rispondessero: “oh, che bello, noi portiamo polenta e baccalà”. E subito i veronesi, golosi, spalancarono il portone. In realtà lo stoccafisso, portato in Triveneto dai veneziani, era molto diffuso in quell' epoca di carestia. Ed era, tra l’altro, uno dei pochi modi per mangiare del pesce. “Ne farò una rivisitazione partenopea, farcendo di stracotto di baccalà dei piccoli “bullini”, ovvero panini, fatti con la farina di polenta”, dice Tammaro.
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