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Metodo Classico made in Friuli degustazioni a Majano Festival

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Anche  la 55ª edizione di “Majano Festival” - 2015 - si è conclusa con la 3a serata “VINO, CIBO E….MUSICA” una degustazione di bollicine metodo classico, tutte esclusivamente made in Friuli. Un gioco per decretare il migliore spumante della nostra regione coinvolgendo un’ottantina di persone, presso il ristorante Dal Asìn,  a Majano, dove ognuno dei presenti poteva esprimere un libero giudizio con un voto allo spumante degustato.
Gli onori di casa l’ha fatto bravissima Diana Candusso che ha condotto la serata assieme all'affermato enologo Stefano Trinco (Con gli spumanti sono stati serviti anche piatti a base di trota Friultrota di San Daniele, preparati dallo chef Manuel Marchetti). Il tutto intervallato da note musicali a cura di "Guitar Soundtracks Duo".

In Friuli non sono molte le aziende che propongono lo spumante metodo classico, ma in questa serata ne abbiamo incontrate sei  tra le più rappresentative:
spumante metodo classico made in Friulispumante metodo classico made in Friuli
Angoris con il 1648 del 2011, Collavini con Applause 2009, Dorigo con Blanc de Noir, Pìe di Mont con Brut 2011, Vigneti Pittaro con Brut etichetta argento2010 e Lis Neris con Dom Jurosa.

Eccovi un breve report: l’enologo Stefano Trinco fa una breve introduzione allo spumante metodo classico, spiegando in primis la differenza con il prosecco. La differenza sta nel metodo di ottenimento del prodotto finale che si contraddistingue nei tempi e di conseguenza nei costi.
Il metodo classico nasce in Francia, terra dello Champagne, nel 1650 per merito del famoso abate Don Perignon. Il metodo classico è  un prodotto di alta qualità, dove l’enologo mette tutta la sua capacità e conoscenze, per arrivare a un buon prodotto. I tecnici si confrontano spesso tra loro anche fuori regione, per esempio nella Franciacorta, in degustazioni alla cieca che riservano sempre molte sorprese.

Come si arriva allo spumante?
Le uve vengono raccolte in tempi anticipati, quindi risultano le prime a essere vendemiate per mantenere un’acidità più elevata. Una volta ottenuto il mosto e poi il vino,  si decide la cuvè, che sarà composta da uno o più vitigni e anche di più annate (dicesi millesimato quando le uve sono tutte della stessa annata). Si procede con una seconda fermentazione, con l’aggiunta di zucchero. Il vino viene poi messo in bottiglie e tappato con semplici tappi corona, unici a non far passare l’ossigeno, e lasciato a riposare da un minimo di 24-36 mesi fino ad arrivare anche ai 60 mesi e più.
Il prodotto durante questo tempo fermenta sui propri lieviti consumando gli zuccheri e creando le bollicine, diventano sempre più fini e persistenti: nasce il famoso “perlage”. Il vino rimanendo a contatto con i lieviti durante la fermentazione acquista pian piano nuovi profumi.


Dopo aver dimenticato le bottiglie in cantina per tutti questi mesi bisogna procedere alla rimozione dei lieviti,con la tecnica del " remuage", capovolgendo le bottiglie nelle apposite "pupitres"  e girando manualmente di un quarto di giro al giorno per 28 giorni. Operazione che può essere velocizzata anche da apposti macchinari in 7-8  giorni. Finalmente arriviamo alla cosiddetta sboccattura: le bottiglie vengono riposte sempre capovolte in un macchinario che ne congela la parte finale del collo, dove si trovano i lieviti che vengono eliminati con la espulsione del ghiaccio. La bottiglia viene ritappata con il classico tappo a fungo, previa rabboccatura con l'aggiunta del cosiddetto "Liquer d'expedition" che può essere composto da un  liquore o da  un composto segreto, costudito gelosamente da ogni produttore per apportare un miglioramento del prodotto finale o più semplicemente dare un'impronta personale per contradistinguerlo.
Alla fine otterremo un prodotto di alta qualità ed ogni bottiglia risulta essere unica.

Davvero interessante degustare guidati da un enologo così didattico nelle sue presentazioni.

degustatori della giuria popolare al Majano Festivaldegustatori della giuria popolare al Majano Festival

Nella degustazione cosa andiamo a sentire? E' sempre Trinco che continua a illustrare anche ai profani come procedere.
Inanzi tutto l'aspetto visivo legato al colore e al perlacg cioè la consistenza delle bollicine, che risalgono nel bicchiere. I profumi classici sono sicuramente legati al vitigno e alla crosta di pane dati dai lieviti. Al vitigno sono legati i profumi più fruttati, per frutta si intende frutta bianca come la pera e la mela, agrumi  o frutta tropicale o banana distinguibili nelle basi di Chardonnay, che sono la base di quasi  tutti gli spumanti.
Un buono spumante metodo classico non deve avere residui di zucchero, come invece avviene nel prosecco: quindi avremo prodotti secchi, con l'acidità sempre elevata che dona freschezza percepita ai lati della lingua, che va a sgrassare e ad asciugare la bocca. Una caratteristica degli Champagne, che ritroviamo sempre più presenti anche negli spumanti italiani.
La freschezza, la chiusura quasi sempre non amara e l'alcol non elevato, siamo intorno ai 12 12,5°, rendono lo spumante metodo classico un prodotto di facile beva che invoglia a bere un secondo bicchiere.

 

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