Bianchi fermi italiani da nord a sud con le 4 viti

Le eccellenze di bianco vestite secondo la Guida AIS 2018. Presentata a Milano - sabato 21 ottobre - la Guida Vitae 2018 dell’Associazione Italiana Sommelier. Evento molto atteso nel mondo del vino perché celebra le eccellenze italiane, ossia tutte le bottiglie premiate con il massimo dei voti – le quattro viti – dai degustatori AIS.

I vini divisi per regione sono più di 500 e, seppur con un po’ di difficoltà, noi di qbquantobasta ovviamente presenti,  abbiamo deciso di fare una scelta, raccontandovi “solo” i vini bianchi fermi d’Italia da nord a sud. Inserendo una “piccola deviazione” per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia. Il nostro viaggio inizia dalla Valle d’Aosta con uno Chardonnay 2015 di Les Crêtes, vino rappresentativo della regione che esprime freschezza e mineralità avvolte da sfumature fruttate, floreali e di spezie dolci. 

Il Piemonte, terra “rossista” per antonomasia, propone tre vitigni autoctoni: Erbaluce di Caluso di Benito Favaro dal profilo delicato, fresco e citrino; Gavi di Broglia e Villa Sparina due ottime interpretazioni più arrotondate dall’uso del legno durante la vinificazione, ma ricche di freschezza e sapidità. Per infine concludere con due Timorasso di Vigne Marina Coppi e Vigneti Massa, entrambi del 2015, dal bouquet molto ampio declinato dai fiori gialli alle erbe aromatiche passando per le spezie bianche; sorso molto fresco e di ottima struttura: sono vini che daranno il meglio di sé tra qualche anno.


La Lombardia propone un Trebbiano di Lugana di Tenuta Roveglia, da vigne storiche, naso floreale e agrumato con una nota salina iodata, ottima corrispondenza con il sorso che si presenta fresco e sapido.
Proseguiamo con una batteria di bianchi del Veneto. La selezione proposta è di altissimo livello con le interpretazioni di Soave Classico a base di Garganega di grandi produttori come Ca’ Rugante, Gini, Le Battistelle e Pieropan. Vini dalla profonda mineralità trasmessa dai terreni vulcanico-basaltici tipici di questo territorio. Particolare l’uvaggio proposto dall’azienda Monte del Frà a base di Garganega, Trebbiano, Manzoni Bianco e Bianca Fernanda che al naso presenta sentori che virano dalla graffite agli idrocarburi. Concludiamo con il Tai 2015 dell’azienda A Mi Manera (che letteralmente significa “a modo mio”), vino molto fruttato con nuance salmastre, dal sorso ricco e il tipico finale ammandorlato. Nell’arco di cinque ore è stato possibile effettuare delle incursioni prolungate in Alto Adige, terra riconosciuta per vini bianchi di ottima qualità. Ampio ventaglio di Sauvignon Blanc da quelli più verdi e vegetali di Prackfolerhof, Tenuta Kornell e Martini & Sohn a quelli più arrotondati e morbidi di Manincor, Terlan e Tiefenbrunner. La Cantina Terlano – Terlan è stata premiata inoltre per due vini eccellenti: il Nova Domus Riserva 2014, uvaggio di Pinot Bianco, Chardonnay e Sauvignon , vino elegante e fine che testimonia un sapiente uso del legno e il Rarity 1991, vino rarissimo e prezioso, affinato per 300 mesi sui lieviti. Profumo intenso e avvolgente che dalla frutta candita vira verso i fiori d’arancio fino ad arrivare alla pietra focaia, in bocca è un trionfo di freschezza e mineralità che svelano un’inaspettata gioventù.


Non mancano i profumatissimi Gewürztraminer di Ritterhof e Cantina Tramin caratterizzati da un’elegante nota di rosa e pesca bianca, il sorso fresco e sapido aiuta a contenere il calore alcolico dando voce a vini di grande espressione. La Cantina San Michele Appiano che non delude mai, propone un tris vincente: Bianco Appius 2012, Pinot Bianco e Pinot Grigio Sanct Valentin 2015. Particolare il Moscato Giallo secco di Franz Haas vino caratterizzato da una struttura agile e snella e soprattutto da un’entusiasmante bevibilità. Nel panorama dei vini bianchi italiani, un posto d'onore spetta certamente al Friuli Venezia Giulia, le etichette premiate sono quarantadue, catturano l’attenzione i Friulano di Podversic, Ronco Severo, Miani,Toros e Raccaro. Ottimi gli uvaggi bianchi di Edi Keber, Roncus, Gigante e Lis Neris. Una nota di merito all’unico spumante metodo classico brut di Vigneti Pittaro. Presenti anche due vini del Carso:La Bora di Kante e l’inconfondibile Ograde di Skerk.
Il vino regionale che si è conquistato con grande merito il Tastevin (premio che l’AIS dedica alle etichette che, di anno in anno, meglio sanno rappresentare il proprio territorio di appartenenza) è realizzato però con uve a bacca nera, da un produttore che potremmo definire profeta dei rossi autoctoni in una patria di vini bianchi, stiamo parlando di Michele Moschioni e il vino premiato è il Pignolo Riserva 2011.
Nel bicchiere si presenta rosso granato fitto e compatto; sentori di inchiostro e incenso fanno da sfondo a ricordi di cioccolato fondente e eucalipto. Il sorso è pieno e avvolgente, corrispondente e molto fine, sostenuto da un tannino ben integrato. Finale splendidamente lungo.

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Attraversiamo l’Italia da est a ovest e ci ritroviamo in Liguria, più precisamente nella Riviera di Ponente: terra ricca di profumi mediterranei ed erbe aromatiche, sentori che ritroviamo nei Pigato di VisAmoris e Enrico Dario. Protagonisti di questa regione i Vermentini di Giacomelli e Podere Grecale con profili olfattivi di grande finezza e una dimensione gustativa di rara armonia complessiva. In Emilia colpisce piacevolmente la Malvasia di Candia dell’azienda Luretta, mentre in Romagna la regina è sicuramente l’Albana vinificata a regola d’arte da Fattoria Monticino Rosso che propone un vino secco di grande precisione stilistica da uve botritizzate e dall’azienda Tre Monti che vinifica e macera l’uva in anfora georgiana, il risultato è un vino di ottima struttura e notevole persistenza.

La Toscana, in un mare di vini rossi, propone due perle bianche: il Riesling renano di Tenuta Monteloro che ricorda quasi la zona del Rheingau tedesco e l’uvaggio di Vermentino e Viognier di Montepepe dotato di grande complessità olfattiva e lunga persistenza. Il padrone dei vitigni a bacca bianca dell’Umbria è il Grechetto, proposto sia in purezza che in uvaggio, molto interessanti le interpretazioni di Barberani, Castello di Corbara e Palazzone. Affascinante la proposta delle Marche, che stupisce con il Verdicchio: un unico vitigno rappresentato con due chiavi di lettura diametralmente opposte. Il Verdicchio dei Castelli di Jesi coltivato nelle zone vicino al mare dona al vino una leggera nota salmastra che ritroviamo nelle espressioni di Andrea Felici, Garofoli e Fazi Battaglia. Il Verdicchio di Matelica, detto anche di montagna, si coltiva nelle zone più interne della regione, ad altitudini più elevate, sottoposto a maggiori escursioni termiche che donano al vino un ventaglio ricco di profumi: ottimi i risultati ottenuti da Belisario e la Fattoria Monacesca. Fuoriclasse il Verdicchio 2004 della Fattoria San Lorenzo che conquista con una persistenza viva e vellutata. In Lazio incontriamo nuovamente il Grechetto, in purezza nel Latour di Civitavella 2015 di Sergio Mottura e in uvaggio con il Viognier nel Fiorano Bianco 2015 di Tenuta di Fiorano. Vini fragranti e vigorosi con un denominatore comune di finezza e eleganza. Batteria di bianchi di alto livello anche in Abruzzo. Ottime le interpretazioni di Trebbiano di Valentini e Valle Reale e quelle di Pecorino di Emidio Pepe, Torre dei Beati e Feudo Antico.


Esplosione di vitigni autoctoni in Campania: dal Fiano di Avellino di Tenuta Sarno e Terredora alla Falanghina di Fontanavecchia passando per il Greco di Tufo di Benito Ferrara. Colpisce per acidità citrina e finale ammandorlato l’Asprinio dell’azienda I Borboni e il Fioridura della Costa d’Amalfi di Marisa Cuomo, che potremmo definire perfetta espressione del terroir mediterraneo. In Puglia è sicuramente il Moscato secco di Donato Angiuli a catturare l’attenzione.  Concludiamo con la Sicilia che conquista con due monovitigni: il primo da uve autoctone di Grillo dell’azienda biologica certificata Cantine Barbera, il secondo, particolarmente elegante ed equilibrato, da uve Chardonnay di Feudo Disisa .

1. Nelle pagine della Guida Vitae 2018 vengono raccontate quindicimila etichette in rappresentanza di oltre duemila cantine, una selezione difficile, svolta rigorosamente alla cieca, che ha preso in analisi più di trentacinquemila campioni provenienti da tutta la Penisola.
2. Ventidue vini si sono aggiudicati il premio Tastevin: una classifica che diventa sempre più affollata e che evidenzia l’ulteriore crescita qualitativa del vino in Italia.
3. I nuovi simboli introdotti lo scorso anno, la Freccia di Cupido e il Salvadanaio, hanno riscosso consensi per l’immediatezza del messaggio: sono centodue i vini che hanno colpito emotivamente all’assaggio e centosettantaquattro quelli segnalati per il loro plus valore.
4. Questa edizione si arricchisce di una nuova grafica delle schede che permette una lettura più accattivante e dinamica.

5. La collezione fotografica che accompagna la lettura pone come protagoniste le mani celebrando non solo il gesto manale e il saper fare ma anche la conoscenza, l’amore e la convivialità che rendono il rapporto tra l’uomo e la terra indissolubile.

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