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AUTOCHTONA 2018

15° Forum nazionale dei vini autoctoni a Bolzano il 15 e 16 ottobre 2018.  Vitigni rari e quasi sconosciuti, assieme a grandi protagonisti della scena vitivinicola italiana protagonisti della quindicesima edizione di Autochtona. Tra i vitigni a bacca rossa, il Teroldego, storico autoctono del Trentino meglio conosciuto come “Sangue di Drago”, che ha trovato nella Piana Rotaliana il suo habitat ideale ed è presente sul mercato sia con versioni più immediate e di facile approccio che con campioni più strutturati e ambiziosi quanto a longevità. Dalla Lombardia troveremo il Groppello, autoctono coltivato sulla sponda bresciana del lago di Garda: di cloni ne esistono diversi, tra i quali quello “gentile” prediletto dai viticoltori della Valtènesi. Rimanendo nel Nord Italia il Raboso sarà uno degli interpreti del Veneto più interessanti da degustare: nel comune di Bagnoli prende il nome di Friularo, ma le caratteristiche originarie sono le stesse che hanno portato al suo nome, vale a dire un carattere “rabbioso” a causa della generosa presenza di acidità e tannini. Tra i tanti rappresentanti della viticoltura toscana, ad Autochtona ci sarà anche il prezioso Aleatico dell’Elba, autoctono d’eccellenza dell’isola, molto amato nella versione passita per la sua intensità e aromaticità. Piuttosto ristretto anche l’areale della Lacrima nelle Marche, vitigno a bacca rossa che lega la sua produzione al comune di Morro d’Alba in provincia di Ancona: antichissimo, ha rischiato l’estinzione e solo a metà degli anni 80, dai 10 ettari rimasti, è ripartita la sua rinascita. Dall'Abruzzo troveremo alcuni interpreti del Montepulciano, uva di grande potenza ed eleganza che se ben interpretata è in grado di sedere accanto ai mostri sacri del palcoscenico rossista italiano. Dall’areale casertano in Campania arriva il Pallagrello, che anche in questo caso – sia nella versione a bacca rossa che in quella bianca – rappresenta un altro esempio di recupero dall’oblio grazie agli studi sui vitigni autoctoni condotti negli anni 90. Dalla Sardegna non solo il famoso Cannonau, ma anche il Carignano, vitigno di grande struttura ed eleganza che ha trovato dimora nelle propaggini meridionali dell’isola.

credit ph M. Parisi

Tra i vitigni a bacca bianca si potrà consocere a Nascetta, vera anima bianca piemontese in mezzo a un oceano di Nebbiolo. A Novello, infatti, uno dei comuni del Barolo, troviamo anche questa vera e propria chicca, dal grande carattere e che nel corso degli anni da vino quasi clandestino è diventato molto più di una curiosità, grazie alle sue grandi peculiarità organolettiche. La Liguria verrà rappresentata dal Pigato, antico autoctono che assume note più eleganti e fresche, oppure più calde e decise a seconda degli areali nel quale viene allevato. Ad Autochtona è di casa, oramai da molti anni anche la Spergola, autoctono emiliano tipico della zona di Scandiano in provincia di Reggio Emilia: differenti le versioni presenti in commercio, da quelle ferme a quelle frizzanti passando per le dolci passite. Scendendo verso il centro Italia, e in Umbria in particolare, il Grechetto ha certamente un posto di primissimo piano: come capita spesso in questi casi le sue anime sono molteplici così come i cloni che portano a vini di differente levatura. Se la Puglia è nota per i suoi vitigni autoctoni a bacca rossa, da qualche anno a questa parte sta stupendo molti anche con un vitigno aromatico del quale pochi avevano notizia fino a poco tempo fa, sebbene sia coltivato qui da secoli: parliamo del Minutolo, chiamato anche Fiano Minutolo ma da non confondere con il vitigno campano, colpisce per la sua carica olfattiva esplosiva. E a proposito di aromaticità di grande prorompenza, non mancheranno ad Autochtona degni esemplari di Zibibbo, storica varietà che in Sicilia trova interpreti sia nelle famose versioni passite che in quelle secche.

N.B. Vinea Tirolensis (17 ottobre) ospiterà oltre 60 vignaioli indipendenti altoatesini con la novità “Lagrein Experience”, una giornata interamente dedicata al vitigno più antico fra quelli storicamente documentati e tuttora coltivati in Alto Adige.

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