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appunti sul wine blogger

È un fatto che negli ultimi cinque anni si sia prepotentemente affermata nel mondo del vino e non solo la figura del blogger. Ma chi è blogger? A voler essere precisi il termine non ha un significato preciso: è relativo ad uno strumento e non all’uso che se ne fa: tutti telefoniamo, nessuno di noi penserebbe a se stesso come ad un telephoner. Blogger può essere il produttore che dalla cantina racconta il proprio lavoro quanto l’appassionato che scrive delle bottiglie bevute a casa. Possono essere il sommelier, l’enotecaro, il commerciante, il giornalista e tanto altro; categorie fluide, che spesso convergono. Ad unire tutte queste figure il fatto di creare comunicazione relativamente ad un argomento, in questo caso il vino.

Negli ultimi tempi (indicativamente negli ultimi due-tre anni) “l’industria del vino” si è via via accorta dell’importanza di questi wine writer digitali. All’inizio – in Italia correva l’anno 2004 – si trattava per lo più di appassionati con derive geek ma con il tempo e con il diffondersi di piattaforme di publishing sempre più semplici da usare il fenomeno si è allargato enormemente. Oggi nel nostro paese sono molte decine i wine blog considerati come attivi, aggiornati cioè con una certa frequenza (giornaliera, settimanale, etc.). Quei primi pionieri in molti casi si sono specializzati sempre di più ed oggi sono seguiti da un folto pubblico di lettori. La qualità media dei contenuti è cresciuta enormemente e spesso può essere paragonata a quella delle tante pubblicazioni esistenti sul vino, a pagamento.

Tutti questi elementi hanno portato sempre più cantine ad avere molta attenzione nei confronti dell’online, ad investire tempo e risorse in un lavoro di pubbliche relazioni capace di portare visibilità tanto a un’etichetta quanto a un territorio. Certo, viviamo in un periodo di grande confusione editoriale, la pubblicità occulta è dietro l’angolo e in Italia siamo ancora lontani da una regolamentazione (come quella della Federal Trade Commission negli Stati Uniti) che impone al blogger di dichiarare se un contenuto è stato pagato dall’azienda oggetto del post. Il publiredazionale, per capirci.

Come devono comportarsi le cantine – oggi, nel 2012 – con questo mondo? Quanto e in che modo devono prendere in considerazione la figura dei blogger? Paul Mabray di Vintank ha provato a dare una risposta in un post dal titolo Hey Wine Industry, You're lookig at wine bloggers all wrong, un post da cui abbiamo preso ispirazione e che abbiamo in parte tradotto ed adattato alla realtà italiana. Queste le sue indicazioni per “l’industria del vino”.

  1. In un mondo in cui la saturazione di informazioni ha reso l’accesso alla stampa sempre più difficile, i blog possono rappresentare un perfetto canale cui rivolgersi. E anche se un blog avesse un’audience di sole dieci persone, ricordatevi che nel momento in cui racconteranno la vostra storia staranno parlando a un pubblico che potrebbe avere fiducia in loro. Non è poco.
  2. Voi, cantine, sui blog potete partecipare alla conversazione. Il bello è proprio questo, grazie ai commenti potete farvi conoscere esprimendo il vostro punto di vista o la vostra opinione e, perché no, potreste anche trasformare qualche lettore in vostro cliente.
  3. Decidete con attenzione che storie associare al vostro nome. Chi pensate abbia costruito Robert Parker? Voi. Ad un certo punto avete cominciato ad accompagnare ad ogni vostro vino il punteggio che gli era stato assegnato sperando aiutasse a vendere. Adesso è il momento di usare (anche) i contenuti generati dai blogger. Sono testi che non si riducono quasi mai ad un punteggio e che quindi possono essere utilizzati in diversi modi, in particolare se associati alla vostra comunicazione su internet: sul vostro sito, sui social media, nelle vostre comunicazioni via email.
  4. I blogger non influenzano solamente i loro lettori, i contenuti che hanno creato spesso sono indicizzati molto bene sui motori di ricerca e di conseguenza aiuteranno chi vi cerca a farsi un’idea di voi e dei vostri vini. Immaginate qualcuno che in enoteca, di fronte ad una bottiglia di Morellino di Scansano di Poggio Argentiera, decida di fare una ricerca veloce dallo smartphone: decine e decine di blog lo aiutano nella scelta. Non dimenticate infine che nel momento in cui qualcuno scriverà di voi e magari metterà un link al vostro sito vi aiuterà con il vostro page rank.
  5. L’influenza dei blogger non si limita ai soli blog: spesso e volentieri sono persone particolarmente attive sui social media (Facebook e Twitter i più noti ma ne esistono tanti altri), capaci quindi di allargare anche di moltissimo la propria audience.
  6. Un blogger può influire sulle vendite, anche se indirettamente. Posso testimoniare – per averla vissuta in prima persona – la vicenda di una piccola cantina umbra, Collecapretta; una realtà che nel corso degli ultimi due anni ha ricevuto molta attenzione da diversi blog senza mai apparire sulla stampa tradizionale. Oggi una percentuale rilevante dei loro visitatori, in particolare durante il fine settimana, arriva in cantina dopo aver letto di loro solamente in rete.
  7. I blogger sono loro stessi consumatori: comprano vino. Spesso poi nella loro cerchia di amici sono anche le persone riconosciute come più competenti, quelle cui chiedere un consiglio. Potete stare sicuri ci sia una correlazione tra i vini di cui scrivono e quelli che comprano e che consigliano di comprare.
  8. In conclusione quella dei wine blogger è una comunità che vale la pena coltivare. È difficile fare una stima assoluta ma rappresenta al tempo stesso un valore ed un risorsa. Sarebbe un peccato sprecarla.

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