A chi servono le DOC? E compleanno della Vitovska

Dieci anni fa li hanno definiti visionari. Dieci anni dopo, il 17 giugno 2016, hanno festeggiato un compleanno alla grande nel castello di Duino, circondati da amici, estimatori e comunicatori giunti da tutta Italia. Tutti pronti a scommettere su un futuro ricco di promesse per i viticoltori del Carso e per il loro vitigno principe, la Vitovska. E la maturità dell'Associazione, presieduta oggi da Matej Skerli, si è espressa anche nel convegno che ha preceduto l'inaugurazione, dal titolo "Carso e marchi di qualità. A chi servono le Doc?" Un titolo che poteva lasciare trapelare volontà di polemica ("un tema caldo nella regione Friuli Venezia Giulia" era il sottotitolo) e che ha invece costuito un'opportunità di approfondimento grazie anche alla scelta ai relatori, che, autorevoli per il loro ruolo riconosciuto e provenendo da fuori regione, hanno dato ai presenti interessanti spunti di riflessione. Il tutto moderato e coordinato da Aurora Endrici. Dopo gli interventi Matej Skerli, a nome dell'Associazione Vitcoltori del Carso, ha espresso le rimostranze, le lamentele, i timori del suo territorio e l'assessore regionale all'Agricoltura Cristiano Shaurli ha risposto puntualmente, assumendosi responsabilità precise e fornendo garanzie concrete. Il tutto prima del taglio della torta del decimo compleanno e del brindisi beneaugurale. In  una scenografia magica e suggestiva, emblema del territorio: fra rocce e mare.

Fare chiarezza al consumatore: questo il punto più importante per Luciano Pignataro. Far comprendere la corrispondenza fra denominazioni e fasce di prezzo. Inseguire o meno il mercato? La Doc dovrebbe essere garanzia di specializzazione, a definire qualcosa che si fa in un certo territorio e non altrove. Non essere più qualcosa creato per motivi politici come spesso è capitato negli anni scorsi.

Che cosa significa questa sigla? Avrà ancora senso con il Ttip, il Trattato di libero scambio USA-Ue che rischia di fare perdere tutte le Denominazione di origine, come chiedono gli americani? La diversità sarà però la nostra slavezza. L'omologazione e la globalizzazione che all'inizio sembravano esclusivamente un male e un pericolo hanno avuto effetti benefici: hanno fatto scoprire la diversità, ha sottolineato Davide Paolini. Che ha aggiunto i due valori per la ricnonoscibilità di un vino e del suo territorio: avere un racconto da narrare e avere una leadership riconosciuta. 

Lorenzo Berlendis, dopo avere annunciato che la Guida Slow Wine sarà la prima ad avere una sezione transfrontaliera per Collio-Brda e Carso Kras: un capovolgimento importante in vista di un futuro da costruire insieme nell'unico territorio storico senza tener conto di confini superati dalla storia. E ha aggiunto che solo dietro i volti delle persone che producono, siano essi vignaioli o agricoltori, si può riconoscere e identificare un territorio.

Ma il Prosecco, il fenomeno del momento, con numeri export da capogiro, ha una riconoscibilità di territorio per chi lo beve a Chicago o a Singapore?

A proposito di Prosecco e del protocollo di alcuni anni fa ancora inapplicato in molte parti, quelle sostanziali, Matej Skerli  ha fatto delle richieste precise dall'eliminazione di vincoli paesaggistici e vincoli forestali agli incentivi per l'agricolutra sostenibile, alla possibilità di avere più terra da dissodare e coltivare. Poi riguardo alla Doc regionale prevista a breve ha chiesto "lasciate il Carso fuori dalla Doc". 

L'assessore Cristiano Shaurli ha ribadito che "l'adesione alla Doc e alle sue regole sono volontarie", aggiungendo che a fine mese (di questo giugni-9 è previsto un incontro con il Ministro Martina per rispsoste tangibili ad altre richieste, si è parlato del costone carsico, dei vincoli idrogeologici con pendenze d3l 30%, della possibilità di utilizzare aree ex demaniali ed ex militari.

Quel che è certo è che il Carso ha fame di terra. E i viticoltori del Carso, viticoltori eroici per le condizioni di lavoro in cui operano, vanno sostenuti.

Il brindisi corale finale davanti alla torta festosa lascia bene sperare in questa direzione.

 

 

 

 

 

 

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