Il Castello di Semivicoli per un'ospitalità tranquilla

A metà strada tra il litorale adriatico e il massiccio della Majella, il relais de charme il Castello di Semivicoli n provincia di Chieti, riportato all’originario splendore nel 2009 dopo un impegnativo restauro conservativo, propone interessanti pacchetti anche infrasettimanali, magari per una pausa viaggio dal nord al sud e viceversa. La tenuta baronale combina felicemente l’autenticità e il fascino di un’antica dimora patrizia di campagna e la presenza discreta dei moderni comfort nelle 11 camere e suite a disposizione degli ospiti. Disponibili anche servizi di baby sitting e di noleggio biciclette. Bene accetti gatti e cani di taglia piccola e media. Il pacchetto Break infrasettimanale al Castello comprende: 1 pernottamento ,1 aperitivo in piscina, kit piscina €75 a persona - (2 pernottamenti a €130 a persona

PALAZZO BARONALE via San Nicola 24, Semivicoli di Casacanditella (CH) Tel. 0871/890045

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Festa del Redentore a Venezia: le origini

L'isola della Giudecca converge idealmente verso un unico punto centrale: una chiesa dalle linee semplici e solenni. L’insieme si innalza su un’ampia scalinata ed è sovrastato dalla grande cupola con due campanili. Semplicità e solennità si fondono anche nell’imponente interno, assai luminoso, a una sola navata, con l’aula, il presbiterio, la tribuna a colonnato e il coro. Ora, se entrate in questo stupendo tempio disegnato dal Palladio, sopra il portale troverete una scritta che spiega tutto: Christo Redemptori. Civitate gravi pestilentia liberata. Senatus ex Voto.
Era l’estate del 1575 quando la peste arrivò a Venezia. L’epidemia raggiunse una tale virulenza che il 4 settembre del 1576 il Senato decise di erigere un tempio dedicato a Cristo Redentore affinché la città venisse liberata dal morbo. Cosa che puntualmente avvenne.

Peste significava morte e carestia. Da allora la fine della forzata astinenza alimentare viene simbolicamente allontanata, ogni anno, nella notte del terzo sabato del mese di luglio. Alla basilica dedicata a Gesù il Redentore “che i successori anderanno solennemente a visitare…a perpetua memoria del beneficio ricevuto”, come scrisse il Doge,  la città di Venezia si impegnava a rendere onore il giorno in cui fosse stata pubblicamente dichiarata libera dal contagio, a perpetuo ricordo del beneficio ottenuto.

Era il 21 luglio il giorno in cui venne decretata la prima processione votiva del Doge. Nacque così la Festa del Redentore, nella quale i veneziani si riuniscono iancora oggi n un abbraccio liberatorio che coinvolge centinaia di barche addobbate a festa e piene di luci. Il voto solenne si rinnova anche con il cibo. Soprattutto con un piatto, che più degli altri fa parte della tradizione: l’anara col pien. Per scoprire perchè in una città acquatica come Venezia il piatto della festa è l'anatra ripiena leggi https://www.qbquantobasta.it/cibo-territorio/6082-anara-col-pien-cucina-dell-aria-e-del-cielo.

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Il territorio rurale di Varmo un paesaggio culturale

“Il territorio di Varmo: un giacimento di borghi e architetture rurali da scoprire e valorizzare. L’atlante, i progetti, un’idea di circuito museale”. Questo il titolo dell’incontro in programma nel canevon della Casa a nord est di Maldini a Santa Marizza di Varmo sabato 8 luglio 2017 dalle 15.30 alle 18.30.  Un  seminario di approfondimento proposto e realizzato da Università Iuav di Venezia, Comune di Varmo, Ordine degli Architetti di Udine e Collegio Geometri e Geometri Laureati della provincia di Udine. Il seminario, curato da Alberto dal Bò, Michela Cafazzo e Niccolò Zennaro, è la nona tappa de "il Carro di Tespi" - Cattedra ambulante di agricoltura, architettura e paesaggio rurale, marketing territoriale.
Saranno presentati i risultati del lavoro svolto, nell’ambito del contratto di ricerca stipulato tra il Comune di Varmo e l’Università Iuav di Venezia, “finalizzato alla conoscenza, alla conservazione e alla valorizzazione delle architetture rurali e del territorio di Varmo nei suoi elementi di storicità”. In particolare verranno mostrati al pubblico i progetti didattici, svolti dagli studenti del Laboratorio della Laurea magistrale (docenti: Paolo Faccio, Pierluigi Grandinetti, Ezio Micelli e Anna Saetta), su architetture e ville di interesse storico e sarà illustrata la sintesi di una tesi di laurea di Martina Losso e Lisa Rancan sull’antico borgo di Santa Marizza.
Molto attesa la presentazione dell'Atlante del territorio di Varmo (Vil di Var) di Alberto Dal Bò e Niccolò Zennaro: un censimento completo dei borghi, delle ville, e delle architetture rurali, condotto attraverso sopralluoghi diretti, a partire dall’interpretazione della cartografia storica e dei dati già esistenti.
Ne emerge un territorio ricco di storia, che si respira tuttora nelle venticinque “ville venete”, nate sui resti di castelli e monasteri e inserite nei borghi. Accanto ad esse altre architetture rurali, in primis i “canevon”, una tipologia architettonica rappresentativa di questo territorio. Ma è lo stesso paesaggio, insieme naturale e rurale, che è intriso di storia: nei campi chiusi circondati da filari e siepi, nella fitta rete di rogge e canali tra i due fiumi naturali – il Tagliamento a carattere torrentizio e lo Stella di acqua sorgiva – nei boschetti di latifoglie, nelle antiche strade romane e medievali, di cui si conservano ampi tratti. E’ un “paesaggio culturale”, dove natura e storia si sono indissolubilmente intrecciate, un paesaggio che diventa “letterario” se si ricordano tra gli altri Elio Bartolini e Sergio Maldini, che qui hanno vissuto e di cui hanno scritto.
Seguirà una tavola rotonda, sui temi della conoscenza, della conservazione e della valorizzazione del territorio di Varmo, per l’attivazione di forme di turismo rurale slow, a partire dall’idea di un circuito museale diffuso, che metta in rete le architetture rurali più significative con la viabilità storica, con produzioni agricole di qualità e attività enogastronomiche. Alla tavola rotonda parteciperanno Pierluigi Grandinetti (docente dell’Università Iuav di Venezia), Simonetta Minguzzi (docente dell’Università di Udine), Sandro Piussi (direttore dell’Archivio Diocesano), Federico Della Puppa (esperto di marketing territoriale), Elio Miani (presidente del Collegio dei geometri della provincia di Udine) e Mariagrazia Zatti (assessore alla pianificazione e ambiente del Comune di Varmo).

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L'attualità di Palmira: i suoi volti ad Aquileia

Palmira era città carovaniera dai contorni mistici, definita nel corso delle varie epoche “città delle palme”, “sposa del deserto”, “Venezia delle sabbie”, la cui posizione, a confine tra Oriente e Occidente, ne ha segnato il destino. Già Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia aveva evidenziato questa peculiarità: «Palmira è una nobile città per il sito in cui si trova, per le ricchezze del suolo, per la piacevolezza delle sue acque. Da ogni lato distese di sabbia circondano i suoi campi, ed ella è come isolata dal mondo per opera della natura. Godendo di una sorte privilegiata tra i due maggiori imperi, quello dei Romani e quello dei Parti, ella viene sollecitata dall'uno e dall'altro, quando si scatenano le discordie...».

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Luci in Adriatico a Marano Lagunare

Venerdì 30 giugno 2017 a Marano lagunare si accende l'evento multimediale Luci in Adriatico per conoscere la storia dell’Adriatico e delle sue genti attraverso il paesaggio culturale costiero: cultura materiale, storia, arti visive e naturalmente la sua enogastronomia. Alle 17 visita guidata al Museo Archeologico della Laguna. Alle 18.30, alla Vecchia Pescheria, piazza Cristoforo Colombo, conferenza sui Fari dell'Adriatico con intervento di Antonio Frisenda, Lega Navale Trieste evento Varcare la frontiera #4 - Flussi di marea
Alle 20 sempre in piazza Cristoforo Colombo evento Music in Village - Estensioni enogastronomia e djset sul mare serata Black Groove in consolle Michele Poletto e DJ Cic.1 a cura di Complotto Adriatico, Pordenone in collaborazione con Sapori United, Marano Lagunare. Alle 21.30, riva di via Saline, lato canale ex-fabbrica Maruzzella proiezione video Mare Corto reportage di viaggio di Matteo Tacconi, giornalista, e Ignacio Maria Coccia, fotografo. Un viaggio lungo le coste dell’Adriatico alla ricerca di ciò che resta dell’antica koiné adriatica plasmata dall’intrecciarsi di tante identità.
Maggiori informazioni QUI



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Archeologia ferita, Volti di Palmira ad Aquileia

VOLTI DI PALMIRA AD AQUILEIA Museo Archeologico Nazionale di Aquileia dal 2 luglio al 3 ottobre 2017. Presentata stamattina a Roma la mostra “Volti di Palmira ad Aquileia”: alla conferenza stampa nel Salone del Ministro al MIBACT sono intervenuti il Ministro Dario Franceschini, il presidente della Fondazione Aquileia Antonio Zanardi Landi, la Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, il direttore del Polo Museale del Friuli Venezia Giulia Luca Caburlotto, il sindaco di Aquileia Gabriele Spanghero, il direttore della Fondazione Aquileia Cristiano Tiussi e la direttrice del Museo Archeologico Marta Novello. Volti di Palmira ad Aquileia apre il 2 luglio al Museo Archeologico Nazionale di Aquileia ed è la prima mostra in Europa dedicata alla città dopo le distruzioni recentemente perpetrate. Un’altra tappa, dal fortissimo valore simbolico, di quel percorso dell’“Archeologia ferita”, che la Fondazione Aquileia ha intrapreso nel 2015, in collaborazione con il Polo museale del Friuli Venezia Giulia, con la mostra dei tesori del Bardo di Tunisi.

L’esposizione, a cura di Marta Novello e Cristiano Tiussi – nata dalla collaborazione tra la Fondazione Aquileia e il Polo Museale del Friuli Venezia Giulia-Museo Archeologico Nazionale di Aquileia grazie ai prestiti concessi dal Terra Sancta Museum di Gerusalemme, dai Musei Vaticani, dai Musei Capitolini, dal Museo delle Civiltà-Collezioni di Arte Orientale “Giuseppe Tucci”, dal Museo di Scultura Antica “Giovanni Barracco”, dal Civico Museo Archeologico di Milano e da una collezione privata – raccoglie sedici pezzi originari di Palmira  – alcuni dei quali riuniti per la prima volta dopo la loro dispersione nelle collezioni occidentali– e otto da Aquileia che vogliono dimostrare, pur nella distanza geografica e stilistico-formale, il medesimo sostrato culturale che accomuna le due città, mediante l’utilizzo di modelli autorappresentativi e formule iconografiche affini. L’esposizione costituirà, inoltre, l’occasione per restaurare i reperti concessi in prestito dalla Custodia di Terra Sancta, con un intervento finanziato e coordinato dal Polo museale del Friuli Venezia Giulia, che, alla conclusone della mostra, consentirà di restituire i rilievi pronti per la loro esposizione nel nuovo allestimento del Terra Sancta Museum. La mostra ha ricevuto il patrocinio della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e del Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale ed è realizzata anche grazie al sostegno di Fondazione Nazionale delle Comunicazioni, Gruppo Danieli, Friulana Gas, Cassa Rurale Fvg, e Confindustria Udine.

“Sia Palmira che Aquileia – sottolineano Antonio Zanardi Landi e Cristiano Tiussi, Presidente e Direttore della Fondazione Aquileia – erano luoghi di tolleranza e fruttuosa convivenza tra culture e religioni diverse, oltre a esser testimoni che diciotto secoli fa il Mediterraneo costituiva un’unità integrata non solo dal punto di vista dei commerci, ma anche di quello della circolazione delle idee e dei canoni artistici e narrativi.”

Il fine della mostra è anche far emergere, come spiegano la Direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia Marta Novello e il Direttore del Polo Museale del Friuli Venezia Giulia Luca Caburlotto, “quell’unità culturale che attraverso la contaminazione di modelli eterogenei, nelle pur diverse espressioni formali, costituì la peculiarità del mondo romano e sulla quale si vuole porre l’accento, attraverso il gioco di sguardi che l’allestimento contribuisce a sottolineare, per superare le ferite che ormai già troppe volte in questi ultimi anni sono state inflitte al patrimonio culturale universale.” Anche Aquileia era città di commerci e di confine, porta verso Oriente dell’Impero Romano, e anche “Porta da Oriente”, visto che proprio via Aquileia raggiunsero Roma contaminazioni orientali che ebbero influssi profondi sull’Impero Romano in termini di idee, canoni artistici e sensibilità. Se il grande, e temuto, vicino di Palmira era la Persia, il grande vicino di Aquileia erano i popoli barbarici. A conferma di relazioni frequenti e molto vitali, nell’antica Roma fioriva una solida comunità palmirena, come dimostrano il bassorilievo con iscrizione in palmireno prestato per l’occasione dai Musei Capitolini.

Palmira era città carovaniera dai contorni mistici, definita nel corso delle varie epoche “città delle palme”, “sposa del deserto”, “Venezia delle sabbie”, la cui posizione, a confine tra Oriente e Occidente, ne ha segnato il destino. Già Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia aveva evidenziato questa peculiarità: «Palmira è una nobile città per il sito in cui si trova, per le ricchezze del suolo, per la piacevolezza delle sue acque. Da ogni lato distese di sabbia circondano i suoi campi, ed ella è come isolata dal mondo per opera della natura. Godendo di una sorte privilegiata tra i due maggiori imperi, quello dei Romani e quello dei Parti, ella viene sollecitata dall'uno e dall'altro, quando si scatenano le discordie...».
Una posizione questa che l’accomuna ad Aquileia.

Il carattere di Palmira, quale vivace crocevia di idee, aspirazioni, usi e costumi, di correnti formali e stilistiche locali, orientali, ma anche greche e romane, ha dato forma all’immagine che i suoi abitanti hanno voluto fare e lasciare di sé, consegnandola all’eternità attraverso i loro monumenti funerari. Fra i materiali maggiormente significativi dell’arte palmirena, i rilievi funerari rivestono un ruolo di grande importanza nell’affermazione della fama mondiale della città. Grazie alla diffusione di questi originali reperti, gli antichi cittadini di Palmira, “con i loro volti, i loro abiti e i loro gioielli”, per usare le parole del famoso archeologo francese Paul Veyne, sono diventati ora “cittadini del mondo”: la mostra vuole far conoscere al mondo contemporaneo gli antichi cittadini del mondo, indicandone mansioni e ruoli.
Che Palmira fosse un ricco crocevia di culture è immediatamente riscontrabile dall’abbigliamento dei suoi cittadini rappresentati in mostra nella splendida lastra del Museo Tucci, dove la figura femminile è vestita alla greca con il chiton (tunica) e l’himation (mantello), e i capelli acconciati da un turbante con un velo trattenuto da un prezioso diadema di cui si percepisce ancora chiaramente l’originaria splendida policromia, mentre il fanciullo ritratto poco più in alto è abbigliato alla moda partica, con una tunica al ginocchio con galloni dipinti, orlo svasato alle estremità e pantaloni a sbuffo.
 
INFORMAZIONI

Volti di Palmira ad Aquileia
Durata: 2 luglio 2017 > 3 ottobre 2017
Sede:  Museo Archeologico Nazionale di Aquileia, Via Roma 1, 33051 - Aquileia (UD)
Orario: da martedì a domenica: dalle 8.30 alle 19.30
Ingresso: € 6 intero € 3 ridotto

Mostra fotografica: Sguardi su Palmira – fotografie di Elio Ciol eseguite il 29 marzo 1996”,
Sede: Domus e Palazzo Episcopale, piazza Capitolo.
Orario: da martedì a domenica: dalle 9.00 alle 19.00

Ulteriori info e dettagli QUI

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All’UlisseFest di Bergamo è di scena la Slovenia

La Slovenia sarà uno dei partner ufficiali della prima edizione di UlisseFest - Viaggi, incontri e altri mondi. Nel corso del festival, che da venerdì 30 giugno a domenica 2 luglio 2017 animerà la città di Bergamo con dibattiti, testimonianze, spettacoli, musica, film e cibi da tutti i continenti, i visitatori avranno modo di conoscere la destinazione turistica "Slovenia" e il suo patrimonio culturale ed eno-gastronomico grazie ad una serie di attività organizzate dall’Ente Sloveno per il Turismo in Italia. Se siete curiosi di scoprire cosa offre il cosiddetto cuore verde d’Europa, fate un salto al box informazioni turistiche dell’Ente, attivo venerdì dalle 18 alle 21, sabato e domenica dalle 10 alle 21.Lo troverete in piazza Vecchia a Bergamo Alta. La sera si accende con la musica dello Slovenian Party. A partire dalle 18 al Parco Sant’Agostino  Dj set con strepitosi artisti sloveni: venerdì 30 dalle 18 alle 21 vi aspettano i Blubird e il gruppo di ballo High Heels High Hopes, mentre sabato dalle 18 alle 20 ballerete sulle note delle Suchi

Domenica 2 luglio alle 10  presentazione del nuovo libro “Slovenia” di Alessio Franconi, fotografo e scrittore, che vi attende in Piazza Vecchia. Inesauribile fonte di sorprese, la Slovenia riserva ai suoi visitatori emozioni autentiche. Tutte le bellezze d’Europa riunite in questo Paese posto a due passi dall’Italia dove, dalle splendide cime innevate delle Alpi Giulie, si giunge in poco tempo alla costa, attraversando vallate mozzafiato, foreste secolari, vigneti. Senza dimenticare le eleganti cittadine, la verdissima pianura Pannonica, i centri termali, i ristoranti di lusso, i boutique hotel, le numerose attività all'aria aperta, i castelli. La capitale, Lubiana, è stata insignita del titolo di Capitale Verde Europea nel 2016. E per il 2018 il Paese si prepara a vivere il suo Anno della Cultura.

 

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#EATMANTUA a Palazzo Te rivive la convivialità rinascimentale dei Gonzaga

Nella camera di Amore e Psiche, a palazzo Te, dove nel 1530 l’imperatore Carlo V fu ospite del marchese Federico Gonzaga, elevato a duca subito dopo il pranzo,  è stato illustrato il programma di #EatMantua, manifestazione che si aprirà il 23 giugno 2017 per chiudersi il 10 settembre in concomitanza con l’ultimo giorno del Festivaletteratura. Cucina e tavola imbandita sono stati «strumento di potere, di diplomazia, che ha consentito a Mantova di essere conosciuta in Europa», ha sottolineato il sindaco Palazzi. #EatMantua è parte integrante del cartellone di eventi dedicati a Ea(s)t Lombardy, European Region of Gastronomy, riconoscimento internazionale delle eccellenze sulla tavola della Lombardia orientale. Con #Eat Mantua tornano i fasti golosi dei Gonzaga. Anticamente situato su un’isola posta al centro del quarto lago di Mantova ora prosciugato, Palazzo Te è uno dei più straordinari esempi di villa rinascimentale. Ideata e realizzata nel Cinquecento da Giulio Romano per Federico II Gonzaga come luogo destinato ai fastosi ricevimenti del principe. La manifestazione si apre venerdì 23 giugno alle 18 con la presentazione della riedizione del volume Cucina Mantovana di Principi e di Popolo, edito nel 1963 e non più in commercio, Scritto da Gino Brunetti, il libro recupera l’opera di Bartolomeo Stefani, cuoco dei Gonzaga, che pubblicò a Mantova nel 1685 il volume L’arte di ben cucinare et instruire i men periti in quella lodeuole professione, associato a una selezione di ricette della tradizione mantovana. La riedizione sarà illustrata da Giancarlo Malacarne, con interventi di Stefano Baia Curioni, presidente Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te, Stefano Benetti, direttore Musei Civici e Mattia Palazzi, sindaco di Mantova.  Seguirà, alle 19, il talk La cucina mantovana e l’Europa: con il gastronauta Davide Paolini, importanti cuochi ed esperti del settore metteranno a confronto le tradizioni culinarie mantovane con la cucina contemporanea. Massimo Montanari, storico dell’alimentazione,  parlerà del rapporto tra cibo, economia, cultura e identità. Gualtiero Marchesi guiderà  i partecipanti in unexcursus sulla cucina italiana del’900. Antonio Santini del tristellato ristorante Dal Pescatore, traccerà un quadro sulla cucina mantovana contemporanea dal punto di vista di chi in una cucina sta tutti i giorni.  Concluderà la serata un prelibato banchetto ispirato a piatti e ricette illustrate in Cucina Mantovana di Principi e di Popolo a cura dell’Accademia Gonzaghesca degli Scalchi con una ricca proposta del Consorzio Vini Mantovani. L’ingresso è libero e aperto a tutti.

Sabato 24 giugnoFestival della Pasticceria Tradizionale Mantovana. A partire dalle ore 10 le Fruttiere di Palazzo Te ospiteranno la presentazione a buffet di una selezione di dolci della tradizione mantovana. Le ricette, scelte da Giancarlo Malacarne, comprendono i dolci tradizionali e una selezione di dolci ottocenteschi e dei primi anni del Novecento ormai scomparsi dalle tavole. T Alle 11 nella Sala Polivalente è in programma la tavola rotonda L’Originalità della pasticceria mantovana nella storia della pasticceria italiana, apertura al pubblico gratuita - con dessert e dolci tipici. Lo storico Giancarlo Malacarne ha parlato dei «capisaldi di una grande stagione del dolce» protratta fino all’800 e al ‘900 e giunta fino a noi.

Il cibo di strada entrerà  a settembre nel giardino dell’Esedra, con tre Jeunes Restaurateurs d'Europe, che interpreteranno piatti e prodotti tipici mantovani. Ve ne parleremo a suo tempo.

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Il Crankworx mountain bike gravity arriva a Innsbruck

Da mercoledì 21 a domenica 25 giugno 2017 il più grande gravity mountain bikefestival del mondo fa tappa a Innsbruck. Un mega evento sportivo con spettacolari gare e acrobazie in sella alla mountain bike, accompagnate da musica e da un ricco programma collaterale. Gli spettatori potranno assistere gratuitamente ai contest che si svolgeranno al Bike Park Innsbruck di Mutters e Götzens. E per sfruttare al meglio il tempo, tra una gara e l’altra, si potrà partecipare a escursioni in bici nel resto del Tirolo. Inoltre, con la Bike City Card si potrà accedere a tutti i
percorsi per bici attorno a Innsbruck. I migliori atleti al mondo si sfideranno nelle gare di slopestyle, dual speed & style, whipoff, pump track e downhill. Accanto all’élite mondiale dei professionisti, anche i biker dilettanti potranno concorrere al downhill del Crankworx di Innsbruck. Il Götzner Trail, inaugurato nel 2016, sarà il palcoscenico della gara di downhill. Tutte le altre gare si svolgeranno sempre al Bike Park Innsbruck alla stazione a valle dell’impianto Muttereralmbahn, con ingresso gratuito a tutti gli eventi.
Il Grande Finale, nonché il contest più prestigioso del programma del Crankworx, si terrà domenica 25 giugno 2017 a partire dalle ore 15.30 a Mutters: la gara di slopestyle. In questa sfida gli atleti faranno onore al mountain bike gravity e dimostreranno ciò che è possibile e fattibile su “boner logs, wallrides, table tops e step ups”: freeride d’eccellenza in mountain bike. L’unico limite è posto dalla gravità.

City break: 2 notti con colazione a partire da 159 euro a persona. L’offerta comprende 1 caffè e 1 fetta di torta all'Alpenlounge Seegrube a 2.000metri; 1 Innsbruck Card per 48h.


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Zelen autoctono della Valle del Vipacco

Matija Vertovec, sacerdote e autore del fondamentale testo del 1844 Vinoreja za Slovence sulla viticoltura slovena descrive lo Zelen come un'uva a bacca bianca di nobile varietà. Un  autoctono che negli anni '80 del secolo scorso era quasi scomparso. Oggi si coltiva in 60 ettari di vigneti nella Valle di Vipacco.  Il nome non deriva dal colore verde del vino, che si presenta invece di colore giallo paglierino tendente al giallo dorato, ma dal caratteristico colore verde chiaro dei pampini.  "Il profumo del vino è davvero speciale, verde nobile" scriveva Vertovec. 

Lo Zelen ha un basso contenuto zucherino e quindi una bassa gradazione alcolica, che non supera 11,5%. Ricorda gli aromi fruttati di buccia d'arancia, mele, pere, con note speziate a base di erbe, che contraddistinguono il suo caratteristico sapore in bocca. Al recente festival organizzato da Zavod Vipavski Križ in collaborazione con Consorzio Zelen e l'agenzia per lo sviluppo ROD Ajdovščina nel Castello di Vipavski Križ erano presenti ben 40 produttori. Chiacchierando con loro ho scoperto che molti produttori aggiungevano lieviti selezionati per dare al vino sentori di banana, mango e frutti tropicali. Ma questi non sono gli aromi primari e caratterizzanti del vino, che deve avere nel bicchiere la stessa nota che ha l'uva quando l'assaggiamo in vigna.

Festival vina Zelen 2017Festival vina Zelen 2017

Nel 2003 quindici produttori privati e la Cantina sociale Agroind Vipava 1894  hanno istituito il Consorzio Zelen, proprio per promuovere e salvaguardare questo vino autoctono; oggi il consorzio conta 21 produttori di Zelèn; la maggior parte dei produttori utilizza il proprio lievito per mantenere il tipico profumo di mela verde, pera, salvia.

Uno di loro è Tomaž Poljšak che rappresenta la Poljšakova Brajda. La cantina si trova a Šmarje, nel cuore della Valle di Vipacco e la famiglia produceva vino già ai tempi dell'Impero austro-ungarico. Nel 1995 hanno cominciato ad ampliare  la fattoria e a seguire una strada autonoma allontanandosi dalla cantina sociale. Tomaž mi ha raccontato che la nonna diceva: "quando gli uomini in cantina travasavano loZelèn, profumava tutta la casa". I vigneti sono a 300 metri di altitudine. Il loro Zelèn ha ottenuto numerosi riconoscimenti. Il vino si presenta di un colore giallo dorato, bene strutturato ed equilibrato. Ottimo da provare e bere durante l'estate per i profumi e la freschezza che solo Zelèn può regalarvi.

Già nel sec. XIII l'attuale Vipavski Križ, letteralmente Croce del Vipacco, (in italiano Santa Croce di Aidussina), è menzionata nei documenti come Villa Crucis. Verso la fine del sec. XV i vescovi di Gorizia vi fecero costruire un castello con quattro torri ed eressero le mura di difesa. Nel 1637, con l'aiuto della famiglia Attems, proprietaria del castello per quasi 300 anni, fu costruito il monastero dei Cappuccini, nel quale sono ancora ospitate una ricca collezione di libri antichi e di quadri barocchi. Uno splendido villaggio posto lungo la valle del fiume Vipacco, chiamato anche "la Carcassonne slovena".

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Torviscosa nella rotta europea delle città di fondazione

Da giugno 2017 anche Torviscosa fa parte della Rotta culturale europea ATRIUM, acronimo che sta per Architecture of Totalitarian Regimes of the XXth century In Europe's Urban Memory, assieme ad altre 15 località dislocate in 5 diversi paesi europei (oltre all'Italia che fa da capofila con Forlì ci sono Albania, Bulgaria, Croazia, Romania).  Le rotte culturali europee sono ormai 32 e annoverano itinerari molto antichi e famosi: uno per tutti, il Cammino di Santiago. Nel caso di ATRIUM, il tema comune è del tutto nuovo e particolarmente delicato, sia per la vicinanza temporale delle esperienze totalitarie europee sia, soprattutto, per ciò che esse hanno rappresentato e di cui le architetture di “regime” sono oggi simbolo tangibile. Ma, accanto ai simobli tangibili, ci sono anche elementi non tangibili: storie, memorie, atteggiamenti culturali. Per questo, l’obbiettivo di ATRIUM è non soltanto quello di trasformare il patrimonio architettonico e urbanistico in un oggetto di interesse culturale e turistico, ma anche quello di fornire un'opportunità di riflessione critica e storica sui regimi che l'hanno prodotto.

Le caratteristiche che fanno di Torviscosa una delle località di ATRIUM sono innanzitutto relative alla sua natura di “città di fondazione”, termine con il quale gli storici dell'architettura individuano quel gruppo di località sorte in Italia negli anni Trenta a seguito della “bonifica integrale” inaugurata dal regime fascista. Tutte hanno in comune, oltre al fatto di essere state costruite a partire da un preciso disegno urbanistico, anche alcuni elementi architettonici, come le severe linee delle torri e degli arengari, gli archi, le piazze ispirate all'arte “metafisica “ di De Chirico. Simboli del regime ricorrono inoltre anche in altri elementi e in particolare nella torre a forma di fascio littorio collocata al'interno dello stabilimento. Anche la grande piscina scoperta, tuttora in funzione, aveva inizialmente, la forma dell'ascia littoria.

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