Vacanze a Salina fra capperi e Malvasia
Vacanze a Salina fra capperi e Malvasia. I lettori cominciano a scriverci mandando i report delle loro vacanze. Oggi Annalisa Sedran ci racconta di Capo Faro, della natura fascinosa di una delle isole Eolie.
Le isole d’estate fanno sognare, riportano a un tempo rimasto sospeso. E più piccole sono, più bello è, perché la loro dimensione le ha aiutate a conservare un fascino che in altri luoghi è già trascorso. Le isole, quando sei in vacanza, sanno di avventura: hanno spiagge poco attrezzate, sassose, che costringono a recuperare abilità dismesse, un equilibrio da esercitare tra pietre malferme, fuori e dentro l’acqua. Anche se dispongono dei ritrovati della modernità, permane in loro uno stile che privilegia la tradizione, lontano dalla serialità di contesti più urbanizzati. C’è ancora il piacere del saluto cordiale tra paesani; piazze e strade fanno da palcoscenico a incontri e scambi amichevoli. In un’isola la natura si esprime più libera, senza le geometrie delle grandi coltivazioni, mantenendo un proprio ordine che lascia spazio alla casualità senza mai perdere l’armonia di fondo.
Così è Salina, una delle Eolie. Siamo lontani dalla costa siciliana quel tanto che basta per non sentirsi naufraghi sperduti, ma solo villeggianti con la vocazione
degli esploratori. Il mare lo si scorge a ogni curva, lo si ammira dalle terrazze ben orientate, se ne avverte il rumore prima ancora di vederlo.
Quando il sole si insacca dentro le sue acque la luce del tramonto trascolora in sfumature che via via acquistano intensità da incanto prima di culminare nel buio della notte. È verde, Salina, con i suoi rilievi coperti di vegetazione anche nei mesi più caldi. In questa terra crescono in abbondanza i limoni, talmente carichi di frutti che non bastano le granite di una stagione a consumarne tutto il succo.
Gli arbusti dei capperi che trovano terreno ideale tra rocce drenanti dimorano un po’ ovunque: nei giardini delle case, sui muri di cinta o lungo le strade. Osservati da vicino gli esili stami, al centro della corolla, si rivelano nella loro lunghezza di un vibrante rosa acceso. Raccolti quando sono ancora in boccio si conservano sotto sale oppure in olio o aceto. Vengono usati ampiamente in cucina, rari sono i piatti che non li prevedono. Il ristorante Signum, unico stellato dell’isola, ne offre una versione in gelato: una pallina racchiusa tra due cialde croccanti diventata “firma” irrinunciabile del locale.
Sempre puntando su note zuccherine i germogli vengono canditi a impreziosire il classico cannolo siciliano proposto nell’isola. Anche le foglie trovano applicazione grazie alla loro sapidità e croccantezza. Si accompagnano a piatti di carne o di pesce, aggiungono una nota decisa a semplici insalate ma si gustano appieno fritte in pastella. Della preziosa pianta si utilizza anche il frutto carnoso dal lungo picciolo che viene raccolto durante il mese di agosto. È il cucuncio e nasce dal fiore che, lasciato germogliare, continua il suo ciclo vitale.
Capperi e malvasia sono i prodotti che definiscono Salina. I filari di vite si scorgono ovunque ci sia uno spazio da coltivare. I produttori sfruttano le
caratteristiche di un terreno misto, sabbioso e di origine vulcanica, per creare un vino aromatico con un giusto equilibrio tra alcool e acidità. Un attento
imbottigliamento seleziona i grappoli che ricevono il sole del pomeriggio da quelli esposti verso est. Una lettera soltanto, posposta al nome malvasia distingue il luogo: M per Malfa, paese che si trova a nord e V per Valdichiesa, un altopiano protetto da una riserva al centro dell’isola che riceve il calore del mattino.
Il vitigno è tradizione identitaria in tutto l’arcipelago delle Eolie, appartiene alla memoria collettiva e come tale viene preservato con impegno e dedizione.
Le nuove generazioni rivolgono l’attenzione anche a varietà più fresche e fruttate per un bianco secco con cui brindare al futuro.
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