La villa di Vipolže in Slovenia

Il concerto del Jakob Bro Trio, tenutosi il 28 ottobre 2017 a Vila Vipolže (Slovenia), è stato preceduto da una visita al manufatto restauratonel 2015. La visita guidata, a cura dell’archivista Lucia Pillon, è stata organizzatain collaborazione tra l’associazione Controtempo, organizzatrice del festival Jazz&Wine of Peace, e l’associazione èStoria, che ogni anno, a maggio, dà vita a Gorizia all’omonimo festival dedicato alla storia.  Una villa che ha pareti ancora parzialmente ricoperte da affreschi originali, che consente di ammirare le colline coperte di boschi e vigneti della regione Collio/Brda, sostando davanti a esemplari secolari di cipressi e di querce, che costituiscono un resto del parco che circondava la residenza barocca. Vila Vipolže è stata residenza di campagna e, in origine, postazione d’osservazione con valore strategico.
Durante il Medioevo gran parte della circostante regione collinare apparteneva ai conti di Gorizia, che la condividevano con i patriarchi aquileiesi e il monastero di San Pietro di Rosazzo, situato al di là del Judrio, che scorre alle pendici occidentali del Collio. Qui erano insediati un gran numero di ministeriali legati ai patriarchi e ai conti goriziani, che affidavano loro la custodia dei castelli. Chi erano i ministeriali? Rispetto alla consueta, schematica rappresentazione della società medievale, che la vuole divisa in ordini (quelli che combattono, quelli che pregano, quelli che lavorano) e strutturata in forma di piramide (al vertice sta l’imperatore, cui sottostanno i suoi vassalli, conti e grandi feudatari, quindi i vassalli dei vassalli; alla base sta l’enorme massa dei servi), i ministeriali erano figure intermedie. Corrispondevano al livello più elevato cui potevano aspirare i servi, tanto che la loro condizione era equiparabile a quella dei nobili. Incaricati di svolgere nei confronti del loro signore particolari mansioni di tipo domestico e militare, quali custodire il tesoro e i sigilli, sovrintendere alle cantine e alle cucine del castello, provvedere alla cura di stalle, cavalli e armamenti, la loro stretta vicinanza al signore, nel nostro caso al patriarca o al conte di Gorizia, li accostava a un’aristocrazia con la quale finirono per confondersi. In cambio dei loro servizi questi servi d’altissimo livello erano ricompensati con un feudo detto ministeriale. A differenza di beni e diritti spettanti nobili liberi, tali feudi non erano trasmissibili per via ereditaria; i ministeriali, inoltre, erano amovibili dalla propria carica. Nella contea di Gorizia, situata in posizione periferica, la ministerialità, istituto tipico del diritto germanico, rimase in vigore fino alla fine del Trecento. Per avere garanzia che il territorio fosse controllato da persone di assoluta fedeltà e che non si sarebbero mai tramutate in loro concorrenti, i conti di Gorizia preferirono circondarsi di ministeriali, che in caso di scarsa fedeltà potevano rimuovere, e affidarono loro castelli e torri di guardia. Nel Collio insediamenti di ministeriali sono documentati a Piuma/Pevma, Cerovo/Cerou, Višnjèvik/Visnovico, Hruševlje (quest’ultima già sede del castello, distrutto, di Rittersberg), Fojana e a Vipolže pri Gorici/Vipulzano, appunto, dove nel Trecento sappiamo esser stato castellano Friderik, proveniente da Castelnuovo del Carso. Dopo il passaggio della contea goriziana agli Asburgo, questi ultimi, alla costante ricerca di nuove entrate, ricorsero ad alienazioni a privati di porzioni del territorio, costituite in giurisdizioni e signorie. Il sistema prevedeva, nel caso delle giurisdizioni, che i nobili proprietari terrieri fossero investiti di poteri pubblici sul territorio, quali esigere le imposte, vigilare su ordine pubblico e sanità, presiedere alla coscrizione militare e provvedere al sostentamento delle truppe di passaggio in caso di guerra, amministrare la giustizia. Le signorie prevedevano la concessioni di poteri più ampi, estesi alle stesse persone dei sudditi. La grande diffusione delle giurisdizioni nel Collio, piuttosto che delle signorie (diffuse sul Carso), deriva dal ricorso ai ministeriali così diffuso in epoca comitale.
Nel 1528 i Della Torre, nella persona di Nicolò Della Torre († 1557), ottennero la giurisdizione di Cormons, centro principale del Collio, e fissarono la loro residenza nelle vicinanze, appunto a Vipulzano.


Quella dei conti Della Torre era una delle famiglie i nobili più importanti del Goriziano. La loro origine va ricercata nei famosi Torriani, famiglia guelfa che dalla fine Duecento si oppose a Milano ai Visconti, che alla metà del Trecento li sostituirono nella signoria della città. Un membro della famiglia Della Torre, Raimondo (1230-1299), era stato nominato nel 1273 patriarca di Aquileia: questo portò i Torriani, in fuga da Milano, a stabilirsi in Friuli, dove potevano contare sull’appoggio di questo potente parente. Raimondo fece quello che ci si aspettava da lui, vale a dire sistemò i suoi familiari, e con loro altri lombardi, in posti chiave. Altrettanto fece Pagano Della Torre, divenuto patriarca di Aquileia nel 1319, dopo Gastone, un altro Della Torre. In secoli successivi i Della Torre detennero la signoria di Duino, nel Carso; in Friuli un ramo della famiglia era insediato a Villalta; un altro ramo era presente in Ungheria.
Il passaggio di Cormons a Massimiliano I d’Asburgo era avvenuto già nel 1497, precedendo l’estinzione dei conti goriziani e la devoluzione della contea agli Asburgo, nel 1500. La comunità di Cormons riuscì a far riconoscere dall’imperatore le proprie autonomie. All’arrivo in qualità di giurisdicenti dei Della Torre, nel 1528, poi a causa della rigida linea di condotta adottata da Raimondo Della Torre (1555-1623), che amministrò la giurisdizione con estremo rigore, incurante delle consuetudini preesistenti, che considerava un limite delle proprie prerogative di governo, Cormons fu sconvolta da una lunga serie di agguati, imboscate, sparatorie, omicidi ed efferate violenze. Lo scontro oppose alla fazione che faceva capo alla nobile casata dei Della Torre famiglie nobili non disposte a rinunciare alle posizioni di privilegio di cui avevano goduto: così per i Neuhaus, che legami di parentela univano agli Strassoldo e ai Delmestri, questi ultimi egualmente avversi ai Della Torre ma che, in seguito, si contrapposero agli stessi Neuhaus. La complicata lotta di fazione durò per circa un secolo, coinvolgendo strati sociali diversi, nobili residenti nello Stato veneto, la nobiltà dell’intera contea e, con quella, le sue istituzioni. La si potrebbe paragonare alla realtà descritta dal Manzoni ne I Promessi Sposi: anche nella contea goriziana, fra Cinque e Seicento, esistevano bravi al servizio dei diversi signori locali, schierati sia da una parte, sia dall’altra.
Uno dei punti del contendere riguardava, per gli esponenti della comunità cormonese, il controllo del macello. Erano traffici di un certo peso, in quanto nel Goriziano confluiva durante il Cinquecento bestiame che, proveniente prevalentemente dall’Ungheria, veniva macellato in zona per poi finire a Venezia. Il controllo di questa attività poteva corrispondere a grossi interessi e costituire un valido motivo di contrapposizione. La comunità poi controllava l’elezione del vicario della parrocchia, e attraverso questo l’amministrazione dei numerosi beni della chiesa locale.
Alla fine, nei confronti della comunità di Cormons, l’ebbero vinta i Della Torre, anche perché la loro affermazione corrispondeva alla volontà dell’Impero, teso a consolidare, a scapito degli antichi privilegi goduti dalle comunità, il potere delle giurisdizioni. Ne avrebbero mutato l’assetto, nel Settecento, le riforme avviate da Maria Teresa e Giuseppe II d’Asburgo, sovrani “illuminati”.

È forse proprio al passaggio della giurisdizione di Cormons ai Della Torre che quella che a Vipulzano era stata prima struttura difensiva, costituita da una o due torri di avvistamento, poi una semplice residenza di campagna, dotata di annessi agricoli disposti in direzione del vicino paese, diventò una villa, dove un signore poteva risiedere stabilmente o solo trascorrere una piacevole villeggiatura.
Il nuovo edificio prevedeva un corpo centrale con due ali laterali. La sommità della collina sulla quale sorgeva il castello di Vipulzano non offriva però molto spazio; i due corpi laterali, di conseguenza, rimasero appena accennati. La facciata del palazzo può perciò sembrare incompleta: ci si aspetterebbe una maggiore apertura e ai lati ampie barchesse, tali da “abbracciare” chi arrivasse alla residenza.
Molto probabilmente i due corpi laterali sono stati eretti sulle fondamenta di torri medievali preesistenti. L’ipotesi è suggerita dall’osservazione e, sebbene non sia suffragata da alcuna documentazione, è sostenuta da storici dell’arte quali l’austriaco Christoph Ulmer ed Helena Seražin. La studiosa slovena data la costruzione della villa non al Cinquecento, come fa Ulmer, che mette in relazione diretta la sua edificazione con la concessione della giurisdizione su Cormons (1528), ma al Seicento. È molto probabile che proprio in quel secolo, in pieno Barocco, i Della Torre, allora impegnati a costruire la propria immagine di grandi nobili e feudatari, si siano voluti dotare di una residenza elegante. Seražin indica inoltre elementi (la pianta dell’edificio e particolari della decorazione) che rimandano al modello veneto e inducono ulteriormente a datare l’edificio al Seicento.
Dopo i Della Torre la villa di Vipolže passò agli Attems; prima del passaggio del territorio alla Iugoslavia apparteneva ai Teuffenbach. Entrambe le nobili famiglie erano imparentate con i Della Torre.
Per un lungo periodo la villa di Vipolže rimase così com’era stata allestita dai Dalla Torre; durante la prima guerra mondiale fu adibita a ospedale militare. Parte del Collio fu conquistato dagli Italiani nelle prime fasi della guerra, durante la veloce avanzata che si arrestò al Calvario, dove si tramutò in terribile guerra di posizione. Da allora tutto il Collio diventò zona di retrovia, perché si trovava immediatamente al di qua della linea del fronte, che rimase ferma fino alla conquista del Sabotino e del monte San Michele, quindi alla presa di Gorizia nell’agosto del 1916.
L’antico castello di Vipolže, danneggiato dai bombardamenti, andò degradando nel corso degli anni successivi ma, benché fatiscente, fu utilizzato in funzione di diversi eventi. Negli anni Ottanta, da maggio a ottobre, vi si organizzavano ogni sabato feste danzanti, con gruppi musicali provenienti da tutta la Iugoslavia, capaci di attirare ogni settimana oltre mille persone: fu un luogo molto popolare, dove arrivava gente anche da lontano. L’imponente restauro, realizzato all’interno di un progetto europeo, ha ripristinato la residenza così come oggi la possiamo ammirare. Il progetto prevedeva realizzazioni a impatto ridotto sull’ambiente circostante. Vila Vipolže, monumento culturale d’interesse nazionale, di proprietà del Ministero sloveno della cultura, ora si colloca perfettamente nel proprio contesto: è una residenza di prestigio, destinata a ospitare cerimonie, convegni, concerti. L’edificio si sviluppa su 1.000 metri quadrati e ospita un prestigioso ristorante Al pianterreno si trova un ufficio turistico dove si possono anche acquistare prodotti tipici locali. Al piano superiore, oltre alla sala conferenze, trovano posto sei appartamenti. Da dieci anni ormai l’edificio accoglie artisti da tutto il mondo: rimangono qui per una settimana, ricevendo vitto e alloggio, e lasciano in cambio i loro lavori. Sono esposti ai piani superiori ben cinquanta dipinti realizzati da altrettanti artisti provenienti da dieci nazioni.

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